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“Cosa fai quando il tuo cane diventa rabbioso?”
Questa è la domanda fondamentale che, come un eco, vibra per tutta la durata del dodicesimo episodio di Breaking Bad e che segnerà definitivamente il distacco o riavvicinamento tra Walt e Jesse. Abbiamo assistito diverse (forse troppe) volte ai colpi di testa di Pinkman, tra down tossici, crisi di coscienza, tentativi di doppiogioco, manie di protagonismo, e l’immancabile stato vegetativo/catatonico che subentra ogni qual volta Jesse venga a sapere o assista a qualcosa che turba la sua già rovinata anima. Il cliff-hanger con cui si chiudeva la scorsa puntata, ovvero Jesse che scopriva il segreto della sigaretta alla ricina e giocava al piromane in casa White, dà anche il via a “Rabid Dog”, cane rabbioso per l’appunto.
L’episodio è diviso in due parti che percorrono lo stesso lasso temporale: la prima è vista con gli occhi di Walter White, mentre la seconda ci viene descritta dal punto di vista di Jesse. Walt si precipita a casa per fermare Jesse, ma non trova nessuno e deve arrabattarsi tra imprese di pulizia e fabbri per sistemare il disastro dell’uragano Pinkman. Abituato a mentire ed inventare scuse, più o meno plausibili (e quella della pompa di benzina proprio non lo è dato che persino suo figlio sembra non credergli), Walt convince la sua famiglia a spostarsi in albergo, almeno per il momento. Puntuale come la visita dei testimoni di Geova mentre stai dormendo, ecco che arriva la ramanzina di Skyler che sputa ancora addosso al marito i suoi dubbi e paure che qualcuno possa volerli morti per via del ritiro di Walt dagli affari. Ho una notizia per te, cara Skyler: non ci si ritira da un giro di miliardi di dollari senza conseguenze, così è sempre stato e così sempre sarà. Questa volta, però, Walt confida alla moglie dell’incendio sventato e del “colpevole” e Skyler, facendo gelare il sangue nelle vene a Walt, gli intima di uccidere Jesse. Per il bene della famiglia, anche la donna sembra quindi subire lo stesso processo di trasformazione in “bad guy” di Walt. Un piccolo appunto: la penserebbe ancora così se sapesse il vero motivo dell’esplosione di rabbia di Jesse? La vita di un bambino varrebbe così poco anche per lei? La Skyler della prima metà di stagione è completamente sparita lasciando spazio ad un involucro biondo che difende il marito a spada tratta pur non fidandosi per niente di lui, una donna decisamente diversa rispetto a quella che abbiamo imparato a conoscere in questi cinque anni, quindi la risposta potrebbe anche essere un si.
In tutto questo però una cosa la percepiamo ancora una volta, ovvero l’istinto paterno di Walter. Da sempre l’ambivalenza del suo lato paterno si è diviso tra Junior e Jesse facendoci intendere che l’amore che prova per quest’ultimo sia addirittura superiore a quello provato per la sua progenie, e questo è l’unica ragione per cui ancora non se la sente di puntare un fucile contro il cane rabbioso e ponendo fine alla sua vita e ai problemi di entrambi.
Sottolineo bene quell’ancora.
In tutto questo però una cosa la percepiamo ancora una volta, ovvero l’istinto paterno di Walter. Da sempre l’ambivalenza del suo lato paterno si è diviso tra Junior e Jesse facendoci intendere che l’amore che prova per quest’ultimo sia addirittura superiore a quello provato per la sua progenie, e questo è l’unica ragione per cui ancora non se la sente di puntare un fucile contro il cane rabbioso e ponendo fine alla sua vita e ai problemi di entrambi.
Sottolineo bene quell’ancora.
Nella seconda parte la visione della storia assume decisamente un altro sapore visto che scopriamo il perché Jesse non abbia continuato la sua opera pirotecnica: viene, infatti, fermato sul più bello da Hank (rullo di tamburi per la sua comparsa) e convinto ad andare a casa sua, e qui tutte le nostre teorie sul perchè il neofita piromane si sia improvvisamente fermato vanno letteralmente in fumo.
Qui Marie, Hank e l’agente Gomez si “prendono cura” di lui, ma solo per ottenere una confessione servita su un piatto d’argento ed avere, finalmente, una base per incastrare Walt. L’entrata in scena di Gomez, pur essendo passata in secondo piano, è significativa dell’evolversi della situazione che, come dice Hank stesso, “è molto fluida”.
Nel frattempo W.W. telefona a Pinkman e gli chiede di incontrarsi in un luogo pubblico per cercare di risolvere la questione di Brock e della ricina semplicemente parlando. Hank afferra al volo l’occasione e chiede a Jesse di collaborare e presentarsi all’appuntamento munito di microfono e registratore. Il ragazzo, ovviamente, pensa che sia una trappola ordita dal genio malefico del signor White (“E’ il diavolo”, dice ai due agenti), ma Hank lo convince a provarci senza tener conto che l’arma più potente del cognato è la paura, paura che ormai si è insinuata nelle ossa e nel sangue di Jesse ponendo le radici ed evolvendosi in una forma di paranoia galoppante che è ben visibile durante la scena nella piazza.
Qui Marie, Hank e l’agente Gomez si “prendono cura” di lui, ma solo per ottenere una confessione servita su un piatto d’argento ed avere, finalmente, una base per incastrare Walt. L’entrata in scena di Gomez, pur essendo passata in secondo piano, è significativa dell’evolversi della situazione che, come dice Hank stesso, “è molto fluida”.
Nel frattempo W.W. telefona a Pinkman e gli chiede di incontrarsi in un luogo pubblico per cercare di risolvere la questione di Brock e della ricina semplicemente parlando. Hank afferra al volo l’occasione e chiede a Jesse di collaborare e presentarsi all’appuntamento munito di microfono e registratore. Il ragazzo, ovviamente, pensa che sia una trappola ordita dal genio malefico del signor White (“E’ il diavolo”, dice ai due agenti), ma Hank lo convince a provarci senza tener conto che l’arma più potente del cognato è la paura, paura che ormai si è insinuata nelle ossa e nel sangue di Jesse ponendo le radici ed evolvendosi in una forma di paranoia galoppante che è ben visibile durante la scena nella piazza.
Curioso è il fatto che, sebbene Jesse continui a sostenere di essere stato usato e manipolato da Heisenberg e da qui scaturisce la sua rabbia e determinazione a farlo fuori, il vero manipolatore in questo caso è Hank, che usa Jesse come carne da macello per raggiungere il suo scopo. Un’esca umana sacrificabile. In fondo, non è altro che un criminale drogato. Ormai il fulcro della vita di Schrader altro non è che catturare suo cognato e vederlo crepare in cella, ed è disposto a fare di tutto e sacrificare tutto per godersi lo spettacolo. Se con il video della finta confessione di Walt, Hank si era ritrovato con le spalle al muro e le mani legate, ora la palla sembra essere nelle sue mani, pronto a fare goal, almeno fino a quando Todd ed i suoi parenti non arriveranno ad Albuquerque.
PRO:
- Più gli attori devono interpretare personaggi sull’orlo di una crisi di nervi, più recitano bene
- Lo sguardo di Walt quando gli vengono in mente le sue solite idee
- Saul e le sue metafore
- Hank che manipola Jesse. Ben gli sta.
- Tutti contro tutti
- Finalmente diamo un senso all’esistenza di Todd
CONTRO:
- Marie e la sua faccia da schiaffi
- Skyler e le sue richieste che cozzano con il suo personaggio
Il finale di puntata mescola le carte in gioco, ancora una volta. Jesse sembra pronto ad affidarsi ad Hank ed aiutarlo nel suo intento, mentre Walt sembra aver preso la più ardua delle sue decisioni. Naturalmente Vince Gilligan si riserva ancora quattro episodi per smentire le nostre teorie e supposizioni. D’altronde, un proverbio italiano recita così: “Guardati da cane rabbioso e da uomo sospettoso”. Touchet.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.