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ConnectedTEMPO DI LETTURA 4 min

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“I’m Latif Nasser, and this is a show about the astonishing connections all around us. Connections between you and me and our world that’ll make you see that world in a whole new way.”

Latif Nasser è un giornalista, divulgatore scientifico, scrittore e podcaster, molto celebre negli USA. La sua faccia caratteristica con i capelli ricci e folti, combinati con degli occhialoni, lo rendono una specie di “figlio illegittimo musulmano di Bill Nye e Anthony Bourdain” (cit. della sua stessa autobiografia su Twitter). Il che lo rende il profilo perfetto per fare da cicerone in Connected, la nuova docuserie di Netflix che si appresta a diventare la preferita per tutti i giovani nerd della scienza.

I GRADI DI SEPARAZIONE E L’EFFETTO FARFALLA


Il concetto-base su cui si fonda lo show di Nasser è che ci sono molte cose che accomunano gli esseri umani con il resto del pianeta (piante, animali, condizioni atmosferiche…) e che tutto quanto nell’universo sia collegato. Scopo del programma è cercare queste connessioni (da qui il titolo) che assomigliano, per molti versi, ai famosi 6 gradi di separazione fra le persone. Guarda caso lo stesso numero degli episodi di questa prima stagione. La differenza è che stavolta i gradi sono fra l’Uomo e la Natura, e straordinariamente sono molto meno di quelli fra i soli esseri umani.
Un’altra fonte d’ispirazione per lo show sembra anche essere la teoria del cosiddetto “effetto farfalla secondo cui ogni azione compiuta da un singolo essere vivente può arrivare a condizionare l’intera realtà circostante. Ipotesi e basi interessanti da cui Nasser prende spunto per spaziare, di puntata in puntata, tra argomenti molto diversi fra loro (studi sull’ambiente, storia, arte, zoologia…), lasciando però un filo comune che viene esplicato ogni volta dal titolo dell’episodio.

INFOTAINMENT E STILE DISCORSIVO


Un insieme così variegato e complesso di nozioni e argomenti rischierebbe, normalmente, di annoiare lo spettatore, proprio perché molto dispersivo. Ma è evidente che Nasser ha dalla sua una profonda esperienza per quanto riguarda lo storytelling ed il podcasting. E proprio grazie a questa sua esperienza che riesce, ogni volta, a creare discorsi e argomentazioni accattivanti per lo spettatore, complice anche un phisique du role che ispira fin da subito simpatia unita ad una mimica facciale che esprime una genuina curiosità per la materia narrata e che riesce sempre a strappare un sorriso.
Ed è proprio l’ironia l’arma vincente dello show. Grazie anche all’uso di grafiche e disegni esplicativi dal taglio fumettistico e satirico, Connected si rivela il perfetto esempio di un programma che unisce informazione scientifica e divertimento (rientrando dunque nel cosiddetto genere infotainment) e per questo adatto al target a cui si rivolge. Le spiegazioni poi si servono di piccoli accorgimenti narrativi in cui Nasser introduce di volta in volta i vari elementi separatamente, ricostruendo però alla fine tutto il percorso logico-deduttivo da cui partiva, come una specie di “Sherlock Holmes” della divulgazione scientifica il cui compito è unire tutti i puntini fino a ricostruire il disegno finale.
Grazie a questo stratagemma, Nasser riesce nel tentativo di mantenere ben salda l’attenzione dello spettatore che può così seguire bene ogni episodio in attesa del “plot twist finale”, sebbene le materie siano molteplici e per nulla leggere.

GLI ARGOMENTI


Come già detto, ogni episodio ha un “fil rouge” che accomuna i vari argomenti esposti e che viene esplicato nel titolo. La forza dello show sta sicuramente nell’aver scelto temi di profonda attualità (per esempio la “Surveillance” che dà il titolo al pilot stagionale) e che riguardano sia gli esseri umani che l’ambiente. Questo dà inoltre la possibilità di far luce su aspetti della vita di tutti i giorni visti però da una prospettiva interessante (“Dust” e “Clouds”), ma anche argomenti che altrimenti non sarebbero mai stati affrontati da nessun altro programma simile (e in questo caso è ovvio che “Poop” vince come miglior episodio di sempre).
Alcune puntate potrebbero sembrare ripetitive rispetto alle altre, ma nel complesso il format, così com’è strutturato, funziona e potrebbe essere da esempio per altri programmi del genere come stile e modo di porsi nei confronti dello spettatore, ma anche come uso di vari tipi di strumenti e fonti.

… THEM ALL!


Surveillance 1×01
Poop 1×02
Dust 1×03
Digits 1×04
Clouds 1×05
Nukes 1×06

 

Dalla polvere alle nuvole, dai numeri alla… cacca. Le cose che accomunano gli esseri viventi e l’universo fra loro sono molto più di quanto si possa immaginare. Per fortuna c’è Natif Lasser che aiuta a sbrogliare tutta questa massa di collegamenti con uno stile unico, divertente e incredibilmente comprensibile anche per chi non mastica necessariamente chimica e fisica a colazione.

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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