Nel grande meltinpot che è stata la produzione della prima stagione di Daredevil: Born Again, annunciata come serie unica da 18 episodi, poi suddivisa in due stagioni da 9 ciascuno, per poi prendere l’intera prima stagione – girata e pronta – e riscriverla adattandola a una nuova storia, salvando alcuni episodi e inserendone di nuovi, “Art For Art’s Sake” rappresenta l’ultimo elemento che costituisce il retaggio della vecchia versione dello show.
È evidente come l’intera storyline su Muse andasse a formare gran parte della storia, mentre qui con la sua dipartita viene declassato a villain secondario, in favore di un sempreverde scontro tra Daredevil e Kingpin. Non a caso i prossimi due episodi saranno scritti dal nuovo showrunner, Dario Scardapane, che sembra aver voluto deviare il focus della serie a favore di Matt Murdock per regalare al pubblico più spazio per il Diavolo di Hell’s Kitchen. Il culmine di questa prima stagione sarà evidentemente tra l’Uomo senza paura e l’Anti-Vigilante Task Force (AVTF), ovvero le freschissime “camicie nere” appena istituite da Wilson Fisk.
CORSA A MUSE
Il sanguinolento serial killer, che era stato deliziosamente cotto a fuoco lento nei primi episodi, tramite apparizioni agghiaccianti e i suoi graffiti onnipresenti, viene purtroppo fatto fuori in “Art For Art’s Sake“, abbastanza frettolosamente, come se fosse ad un certo punto diventata una pedina troppo ingombrante nello scacchiere tra Murdock e Fisk. Si può infatti assolutamente affermare che Muse avrebbe meritato una sorte ben migliore, o forse anche solo uno status più rilevante nell’arco di questa stagione.
Al momento il suo impiego è paragonabile ad altri personaggi dal character design interessantissimo e poi sprecati dal punto di vista della trama (qualcuno ha detto Darth Maul?). Se non altro, Muse è servito come polo magnetico per i due protagonisti dello show, impegnati l’uno contro l’altro in una corsa per fermarlo. Matt vuole ovviamente salvare Heather e impedire altri inutili spargimenti di sangue, Fisk invece vuole solo farsi pubblicità agli occhi degli elettori, eliminando potenziali minacce dalle strade che possano ostacolare il suo impero.
Muse: “I mean, all I ever wanted to be was an artist. To be the person I am now and… That’s all thanks to you.”
ANCORA TU
A tal riguardo, un pregio di Daredevil: Born Again è quello di non aver ancora svelato interamente il piano di Wilson Fisk. Il personaggio di Vincent D’Onofrio è praticamente un protagonista, e lo spettatore può dire di aver vissuto un po’ la sua intera quotidianità durante questi episodi, ma rimangono comunque un mistero alcuni suoi passaggi, alcune azioni, che si collegano probabilmente a un’idea ancora non svelata. Ad esempio, la dinamica tra Wilson e Vanessa è complessa, con lei che sembra volerlo tradire per poi fornirgli sul piatto d’argento i suoi potenziali rivali in campo criminale.
Allo stesso modo in ambito politico non è ben chiaro cosa Fisk vede nel giovane Daniel Blake (un ottimo Michael Gandolfini), forse un sé stesso da giovane. Però con due episodi al termine, e una piazza pulita tra i vigilanti presentati in questa stagione, non resta che Kingpin davanti a Daredevil, che all’indomani della morte di Muse ha raggiunto il suo picco di popolarità sventolando al mondo la maschera del serial killer sconfitto. Una brutta botta per Matt Murdock, che è riuscito ad arrivare con un tempismo stranamente perfetto sul luogo del misfatto grazie a qualche forzatura sui suoi superpoteri.
IL POTERE DEI MEDIA
La più grande lezione che Wilson Fisk sembra aver imparato da questi primi mesi come sindaco di New York è quanto i mass media possano influenzare l’opinione pubblica. Un’occasione da cogliere al volo per far leva su un sentimento popolare con la sua politica populista di voler “ripulire le strade”, che non si sta rivelando altro che una scusa per istituire una specie di forza armata privata e fare piazza pulita di possibili rivali. L’AVTF nasce con lo scopo di selezionare i migliori poliziotti del NYPD per coinvolgerli nella lotta ai vigilanti, ma nella realtà dei fatti è un piccolo esercito privato legale che Kingpin sta costruendo attorno a sé nella sua torre d’avorio a New York.
Resta ancora da capire bene se esiste una correlazione tra l’AVTF e il tatuaggio del Punisher che sembrano avere tutti i suoi membri, così come sembra stranamente molto similare la dinamica della morte di Luca con quella di White Tiger. Una similitudine così forte non può essere non voluta, e potrebbe essere una piccola rivelazione fatta al pubblico in attesa del finale. Ciò che è certo, è che questo è solo l’inizio, anzi “Art For Art’s Sake” è la fine dell’inizio: l’ultimo episodio della vecchia versione di Daredevil: Born Again prima della riscrittura, i cui effetti (e di conseguenza arriveranno i giudizi) si riveleranno a partire dalla prossima puntata, per poi sfociare in una seconda stagione (ora in produzione) che sarà per lo meno più coerente.
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Si temeva che i problemi produttivi di Daredevil: Born Again potessero inficiare la qualità del prodotto finale. Dario Scardapane sembra esser riuscito a salvare il salvabile, prima di prendere in mano la situazione, ma per giudicare il suo operato autentico bisognerà attendere gli ultimi due episodi.
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Giovane musicista e cineasta famoso tra le pareti di casa sua. Si sta addestrando nell'uso della Forza, ma in realtà gli basterebbe spostare un vaso come Massimo Troisi. Se volete farlo contento regalategli dei Lego, se volete farlo arrabbiare toccategli Sergio Leone. Inizia a recensire per dare sfogo alla sua valvola di critico, anche se nessuno glielo aveva chiesto.