We know where the Emir is. Sitting in his palace, taunting us. If I balk now and fail to strike, given what I know, I am not worthy of my office. And neither are any of you.”
Non c’è peggior cattivo di un buono che si arrabbia.
L’intera puntata, specialmente gli ultimi concitati attimi mandati in onda, trasudano di questo famosissimo detto popolare. Il senso della scena e della deprecabile decisione presa dal Presidente Kirkman? Non pervenuto.
E’ vero: è da parecchie recensioni che tendiamo a sottolineare, senza nemmeno troppi fronzoli, che la figura del Presidente Più Buono Della Storia risulti a dir poco stucchevole (se non addirittura stomachevole). Ed è altrettanto vero che un cambiamento relativamente al tipo di caratterizzazione portata in essere per il personaggio di Kirkman fosse auspicabile. Ma una variazione talmente repentina e sotto una infinità di aspetti sconsiderata? In alcun modo può essere accettata.
Tom è stato fin dall’inizio presentato come personaggio riflessivo, calmo e ricolmo di saggezza nonché strenuo difensore del potere diplomatico nella risoluzione delle più complicate controversie nazionali ed internazionali. Il perché quindi venga presentata questa decisione (di bombardare il Kunami) così impulsivamente e scelleratamente non è ben chiaro. Difficile anche trovare attenuanti o giustificativi per la modalità: la morte del direttore dell’FBI toglie dallo scacchiere un personaggio secondario ambiguo, poco chiaro e che difficilmente può essere ritenuto “amico” di Tom. In prospettiva, considerato il finale, risulta ancora più patetica la scena di commiato e riappacificazione tra i due dove Tom riesce a risultare ancora una volta un angelo sceso in terra, perdonando il direttore (in pratica) di essere stato troppo bravo nel proprio lavoro.
Un altro fattore che Designated Survivor decide di demolire in maniera totale con questa puntata è la sua coerenza narrativa con la realtà: un bombardamento verso un paese straniero non belligerante (si hanno come prove transazioni di denaro e un magazzino, nulla di comprovato) e libero; un bombardamento senza previo avviso al Congresso e specialmente alla NATO; un bombardamento che risuona come una vera e propria dichiarazione di guerra, forse uno dei pochi avvenimenti che potrebbero far sentire più vicina la figura di un Presidente al proprio popolo (da tenere ben presente, infatti, i sondaggi che danno Kirkman come ben poco amato dai propri concittadini).
La serie ha sempre avuto il pregio di riuscire ad affrontare tematiche profonde ed attuali, presentandolo con una certa venatura comica che non guasta mai. Ma se la tematica settimanale doveva essere quella della guerra, la serie ha totalmente fallito il modo più congeniale per trasporla e presentarla al proprio pubblico. A meno che non volessero presentare gli USA come i pacifici ed innocui vicini che appena stuzzichi vengono ad annichilirti a casa tua: in questo caso “Fallout” rappresenterebbe una buona rappresentazione dei fatti.
Altra nota dolente: i personaggi introdotti in corsa risultano nuovamente semplice mobilio di abbellimento, specialmente la vice-presidente che ritorna in scena giusto in qualche scena per ribadire la propria sottomissione politica nei confronti di Kirkman durante la partita di scacchi forse più breve della storia. Ma conoscendo Kirkman (aka Il Presidente Più Buono Della Storia), probabilmente l’ha lasciata vincere per farla contenta.
Scene senza senso, cambi radicali di personaggi, introduzione in medias res di personaggi che lo spettatore sente di dover conoscere ma che in realtà non ha mai visto prima d’ora ed un finale a dir poco da mani nei capelli. Niente pathos, niente tensione, ma solo rabbia per la gestione di una serie che aveva del potenziale ma che, puntata dopo puntata, viene sempre lasciata più in balia di sé stessa.
Nota a margine: qualcuno si ricorda le criptiche frasi inserite in vari dialoghi della prima stagione in cui veniva evidenziato come l’elezione di Kirkman era stata prestabilita e doveva far parte di un piano ben più complesso e congegnato di un complotto nazionale (per cui MacLeish è poi morto)? Noi sì, ma a quanto pare la serie nemmeno per sbaglio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Summit 2×15 | 3.80 milioni – 0.7 rating |
Fallout 2×16 | 3.84 milioni – 0.7 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.