Proseguendo sulla falsa riga dell’episodio precedente, ovvero analizzando le diverse problematiche ascrivibili alla vita familiare di tutti i giorni, Final Fantasy XIV Dad Of Light questa volta si occupa, come anticipato dal titolo della puntata, di problemi coniugali. Essendo il celebre videogioco targato Square Enix al centro della narrazione, non era difficile prevedere che tali problemi sarebbero stati collegati alla nuova passione videoludica del padre di Aiko, divenuta in breve tempo una vera e propria ossessione per l’arcigno patriarca in pensione. Anche questa volta valgono le critiche mosse nelle precedenti analisi circa la recitazione “cartoonesca” – ben esplicata dalla foto scelta per accompagnare la recensione – e la difficile ricezione da parte dello spettatore medio occidentale rispetto ad un prodotto come questo, vero e proprio contenitore di tutti quegli stilemi associabili alle opere televisive giapponesi, ben poco digeribili da coloro che non sono cresciuti a pane ed anime. Purtroppo però, a peggiorare la situazione, stavolta fa il suo ingresso in campo un altro fattore di disturbo, temuto dai binge-watchers di tutto il mondo più della peste nera per la popolazione europea del XIV secolo: il fattore filler. Sebbene sia palese come il telefilm costruisca gran parte della propria identità sulle problematiche interne al nucleo familiare, è impossibile negare la natura marginale – aka inutilità – di episodi come “Marital Troubles”, evidentemente costruiti per allargare lo spettro della narrazione così da diversificare la gamma dei temi trattati. Rimanendo in tema, potremmo definire questo episodio un po’ come una side quest per Aiko, chiamato a risolvere i problemi coniugali del padre attraverso il suo alter ego virtuale così da poter tornare al più presto alla sua missione principale, ovvero quella di ricostruire il rapporto con il suo burbero genitore. L’autoconclusività della puntata non fa altro che confermare quanto appena detto, portando chi scrive a pensare se fosse davvero necessario, visto e considerato il numero decisamente contenuto di episodi (soltanto sette), deviare dalla rotta principale per soffermarsi sul rapporto moglie/marito dedicandogli addirittura una puntata intera.
Non mancano comunque dei momenti piacevoli all’interno dell’episodio, quali ad esempio la sequenza del sequestro del controller da parte della moglie, con tanto di musica ansiogena in sottofondo quasi ad introdurre la “quest“ di Akio contro il boss di fine dungeon, la madre appunto; o ancora lo sguardo omicida negli occhi del giovane in seguito alla rivelazione di suo padre circa la fallimentare uscita padre/figlio al sushi bar; finendo poi con il lieto fine un po’ sdolcinato ma coerente con la tipologia di prodotto preso in esame. Persistono inoltre gli elementi positivi già menzionati nelle precedenti recensioni, in primis il focus sulle dinamiche tipiche della famiglia tradizionale giapponese, molto interessanti se viste attraverso lo sguardo di uno spettatore occidentale, ma anche quel clima fiabesco che in più di un’occasione ci fa dimenticare di essere di fronte ad una serie televisiva interpretata da attori in carne ed ossa. In merito alla storyline secondaria ambientata in ufficio decidiamo invece di astenerci da qualsivoglia giudizio di valore, consci del fatto che esprimere un parere su qualcosa di per sé completamente inutile non farebbe altro che peggiorare la situazione. Un po’ come pulire una macchia di gassosa con la gassosa.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Never Give In 1×03 | ND milioni – ND rating |
Marital Troubles 1×04 | ND milioni – ND rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.