“Bye bye love. Bye bye sweet caress. Hello emptiness, I feel like I could die…“
La quasi parodia di un successo degli Everly Brothers datato 1957, fa da sottofondo alla scena finale del film All That Jazz, minuziosamente ricostruita nell’ultimo episodio di questa miniserie. C’è addirittura Lin – Manuel Miranda, la stella del musical nonché produttore dello show, nel ruolo di Roy Scheider -. Le varianti al testo originale sono perfettamente in linea col carattere di Bob Fosse e rappresentano quasi un saluto finale fra l’artista e il suo mondo.
In generale, si può apprezzare il bilanciamento geometrico di tutta la narrazione: in questa conclusione, si ritorna da dove la storia era partita, nella prima puntata, con il momento in cui Fosse ebbe l’attacco di cuore fatale e con Sweet Charity. Gwen, infatti, viene chiamata a sovrintendere ad un revival del musical in teatro, molti anni dopo averne interpretato la parte principale.
A parte la magari voluta stoccatina al fatto che nel mondo dello spettacolo, ormai, ci sono solo rifacimenti (degli ormai datati anni ’80, ma oggi attuali più che mai), questo dà modo di assistere ad un’ultima, grandissima esibizione di Michelle Williams. Ella dà alla sua Gwen, mentre canta, una fragilità particolare e non solo perché il personaggio, all’epoca degli eventi, era sulla sessantina, ma sembra quasi voler dire che era lei, Gwen, a sentirsi una poverina, benedetta dall’incontro col principe azzurro per aver incontrato il marito Bob (pur essendo ben conscia di tutti i suoi difetti, come Charity sa di aver trovato un protettore, più che un principe in senso stretto).
Anche Sam Rockwell è al meglio, soprattutto nella scena dell’omaggio all’amico Paddy, durante i funerali di quest’ultimo. Pochi passi di danza, assolutamente sorprendenti per una simile occasione in sinagoga, ma sembrano quasi l’unico momento di pura e incondizionata sincerità in un mondo di maschere, calcoli e ben costruito cinismo. D’altronde, davanti alla morte i trucchi non servono più.
Forse la scena in questione non può essere considerata prova schiacciante di un cambiamento come quello auspicato proprio da Paddy nel dialogo iniziale della puntata, quello utile a dare un degno finale ad ogni storia e mandare a casa il pubblico soddisfatto, ma sicuramente scalda il cuore ed è forse quanto più si avvicina ad una “redenzione”, pur rimanendo ben lontana dai territori dell’edificante. Allo stesso modo, l’inquadratura di Bob e Gwen dopo il numero di lei e le scene finali dell’infarto di lui per strada, sono la versione del lieto fine “lui capisce che lei è l’unica per lui” nel mondo di un uomo capace di traslare nei suoi spettacoli, pari pari, scene della sua vita vissuta e dialoghi realmente accaduti, passando per stronzo agli occhi dei suoi cari guadagnandosi l’odio delle persone a lui più vicine come Ann e la figlia Nicole.
Dispiace infatti un po’, ma dai profondi e misteriosi legami, al di là del sesso e del lavoro, tra i due protagonisti rimane esclusa proprio la figlia, la quale, per fortuna, dopo molte sofferenze troverà la sua dimensione in una fattoria del Vermont, dove metterà su famiglia. Anche qui una conclusione positiva, per quanto molto diversa dai dettami dei libri di fiabe.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Nowadays 1×07 | 0.3 milioni – 0.07 rating |
Providence 1×08 | 0.5 milioni – 0.11 rating |
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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).