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“The Good Twin” ha lasciato forte l’impressione del divertissement, utile anche a soddisfare una buona parte dei golosi fan di questa serie Netflix. Il plot twist finale, però, cambiava radicalmente la prospettiva di quello che a tutti gli effetti era una lente della televisione dentro la televisione (però Maccio Capatonda con Mario ci è arrivato prima). “Rosalie” si incorona come “quasi-season finale”, arrivando a tirare le somme su molte delle vicende lasciate più o meno aperte in precedenza.
Questo non è il caso del rapporto burrascoso tra Ruth e Debbie, il quale sembra essersi sanato alla fine del settimo episodio. Se la contrapposizione (diretta e indiretta) tra le due è stata al centro di gran parte della stagione, ora non c’è per niente spazio per tutto ciò. Si viene quindi a creare una netta separazione tra due sottoinsiemi di questa seconda stagione.
Si parla di quasi-season finale perché, parallelamente, si affronta la questione della trasmissione televisiva GLOW (con Debbie e Bash da una parte e le altre wrestler dall’altra) e delle intricate vicende nella famiglia di Sam Sylvia e del suo misterioso rapporto di amicizia con Ruth. Le due vicende, che si erano per forza di cose intrecciate e inseguite lungo tutta la stagione, non si incontrano mai lungo l’episodio.
Il futuro di GLOW (della trasmissione interna alla serie, non della serie che stiamo recensendo) forse potrà pure essere scontato, ma entrambe le storyline che lo riguardano rappresentano la parte più fresca e dinamica dell’episodio. La sezione corale, con le problematiche di Britannica e la soluzione al suo problema di immigrazione, con le interazioni tra tutte le protagoniste, contribuisce all’affermazione del marchio dello show e dei suoi personaggi, con quella coralità che tanto ben funziona in molte serie tv e nelle possibilità di identificazione del pubblico (in questo caso con un minutaggio assai ridotto rispetto agli approfondimenti titanici di Orange Is The New Black). La parte più interessante è quella tra Bash e Debbie e sul loro metodo di vendere il prodotto. Il risvolto tragico finale verrà affrontato verosimilmente nel season finale (quello vero), ma ciò che importa in questo caso è l’intera situazione inerente la trasmissione televisiva e il suo futuro. Da quella dipende anche il futuro dello show vero in analisi in queste recensione, il quale narra e descrive uno show televisivo fittizio. Il rinnovo di uno è diretta conseguenza del rinnovo di un altro. No, non è vero, Netflix fa poi sempre come gli pare.
Venendo alla nota vagamente dolente (ma si prenda la cosa in maniera molto relativa), la figura di Ruth in questo episodio – ma forse nell’intera stagione – è sì importante, ma sembra sempre messa da un lato. C’è il gruppo e poi c’è Ruth, ci sono personaggi del gruppo che interagiscono tra loro e poi c’è Ruth. Persino nella commovente puntata ospedaliera vi era una separazione fisica tra le ragazze che a tutti gli effetti erano lì proprio per solidarietà verso Ruth.
Come nel precedente season finale (anche se questo non lo è ancora), si affronta la situazione familiare di Sam Sylvia. Il regista fa sempre la sua bella figura sullo schermo, inoltre le dinamiche con Justine venivano seminate lungo tutta la stagione. Era verosimile che tale storyline venisse portata avanti, con un ancora più verosimile avvento della madre. L’intera sottotrama è quindi sì staccata da quella inerente lo show, però ha tutte le carte in regola dal punto di vista del ritmo scenico e del coinvolgimento emotivo. Però Ruth anche in questo caso viene messa in scena come spettatrice, arrivando addirittura a dover pagare la classica tassa della ship con il personaggio con cui si è trovata ad interagire da inizio serie. Un rapporto particolare tra due figure non deve per forza sempre essere affrontato come love interest. Ok, c’è stato solo il tentativo di un bacio che ha poi portato Ruth ad andareda Borat dal suo vero love interest, tuttavia l’impressione è che sia stato messo lì tanto per far vedere che è stata battuta una strada che magari una fetta di fan chiedeva a gran voce.
Come andrà a finire poi lo si vedrà solo nell’episodio finale di GLOW, quasi sicuramente incentrato sull’episodio finale del GLOW. Quanta metatelevisione.
Questo non è il caso del rapporto burrascoso tra Ruth e Debbie, il quale sembra essersi sanato alla fine del settimo episodio. Se la contrapposizione (diretta e indiretta) tra le due è stata al centro di gran parte della stagione, ora non c’è per niente spazio per tutto ciò. Si viene quindi a creare una netta separazione tra due sottoinsiemi di questa seconda stagione.
Si parla di quasi-season finale perché, parallelamente, si affronta la questione della trasmissione televisiva GLOW (con Debbie e Bash da una parte e le altre wrestler dall’altra) e delle intricate vicende nella famiglia di Sam Sylvia e del suo misterioso rapporto di amicizia con Ruth. Le due vicende, che si erano per forza di cose intrecciate e inseguite lungo tutta la stagione, non si incontrano mai lungo l’episodio.
Il futuro di GLOW (della trasmissione interna alla serie, non della serie che stiamo recensendo) forse potrà pure essere scontato, ma entrambe le storyline che lo riguardano rappresentano la parte più fresca e dinamica dell’episodio. La sezione corale, con le problematiche di Britannica e la soluzione al suo problema di immigrazione, con le interazioni tra tutte le protagoniste, contribuisce all’affermazione del marchio dello show e dei suoi personaggi, con quella coralità che tanto ben funziona in molte serie tv e nelle possibilità di identificazione del pubblico (in questo caso con un minutaggio assai ridotto rispetto agli approfondimenti titanici di Orange Is The New Black). La parte più interessante è quella tra Bash e Debbie e sul loro metodo di vendere il prodotto. Il risvolto tragico finale verrà affrontato verosimilmente nel season finale (quello vero), ma ciò che importa in questo caso è l’intera situazione inerente la trasmissione televisiva e il suo futuro. Da quella dipende anche il futuro dello show vero in analisi in queste recensione, il quale narra e descrive uno show televisivo fittizio. Il rinnovo di uno è diretta conseguenza del rinnovo di un altro. No, non è vero, Netflix fa poi sempre come gli pare.
Venendo alla nota vagamente dolente (ma si prenda la cosa in maniera molto relativa), la figura di Ruth in questo episodio – ma forse nell’intera stagione – è sì importante, ma sembra sempre messa da un lato. C’è il gruppo e poi c’è Ruth, ci sono personaggi del gruppo che interagiscono tra loro e poi c’è Ruth. Persino nella commovente puntata ospedaliera vi era una separazione fisica tra le ragazze che a tutti gli effetti erano lì proprio per solidarietà verso Ruth.
Come nel precedente season finale (anche se questo non lo è ancora), si affronta la situazione familiare di Sam Sylvia. Il regista fa sempre la sua bella figura sullo schermo, inoltre le dinamiche con Justine venivano seminate lungo tutta la stagione. Era verosimile che tale storyline venisse portata avanti, con un ancora più verosimile avvento della madre. L’intera sottotrama è quindi sì staccata da quella inerente lo show, però ha tutte le carte in regola dal punto di vista del ritmo scenico e del coinvolgimento emotivo. Però Ruth anche in questo caso viene messa in scena come spettatrice, arrivando addirittura a dover pagare la classica tassa della ship con il personaggio con cui si è trovata ad interagire da inizio serie. Un rapporto particolare tra due figure non deve per forza sempre essere affrontato come love interest. Ok, c’è stato solo il tentativo di un bacio che ha poi portato Ruth ad andare
Come andrà a finire poi lo si vedrà solo nell’episodio finale di GLOW, quasi sicuramente incentrato sull’episodio finale del GLOW. Quanta metatelevisione.
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Un buon episodio che forse tradisce un’eccessiva frammentazione, a sua volta conseguenza dell’alto numero di personaggi potenzialmente protagonisti o co-protagonisti per un basso minutaggio. Però bene, dai.
The Good Twin 2×08 | ND milioni – ND rating |
Rosalie 2×09 | ND milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.