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“You tell yourself: <I’ll just do this one bad thing. All the good things I’ll do later I’ll make up for it>. But they don’t.”
Parafrasando la citazione utilizzata per aprire la recensione, se il concetto di “bad thing” di Gotham sono episodi come questi, allora speriamo vivamente che il serial Batmaniano continui a fare la cosa sbagliata. Mettiamo le mani avanti e diciamo subito, che “Everyone Has A Cobblepot” non passerà di certo alla storia della televisione, né tanto meno lascerà la sua impronta indelebile nell’albo d’oro del telefilm targato FOX, e ancor meno in una ipotetica walk of fame degli episodi bibbia per un buon telefilm; ma questo non vuol dire che il diciottesimo episodio della prima stagione sia un totale fallimento, anzi: la puntata si laurea, con egregia modestia, come episodio molto godibile.
Anche al più grande fan di Batman è chiaro, che il serial ha bisogno di mettere ordine nella propria vita fittizia, oltre che riprendere quell’argento vivo perso, per un motivo o per l’altro, durante la messa in onda di questi episodi (come spiegato dettagliatamente nelle nostre recensioni di Gotham); prendendo coscienza di ciò e rendendosi probabilmente conto di star andando continuamente e vertiginosamente alla deriva, showrunner, registi e tutta la crew, si siedono a tavolino per discutere dei vari problemi da raddrizzare per far tornare il serial comics Batmaniamo apprezzabile come un tempo.
Ovviamente, noi di RecenSerie non abbiamo i mezzi da grande fratello dell’alto cancelliere Adam Susan di V Per Vendetta: non abbiamo telecamere negli studi della FOX, e quindi, non possiamo affermare con certezza se ci sia stato o meno un effettivo incontro dedicato al risanamento del serial; ma da quanto abbiamo visto nell’episodio, possiamo azzardare l’ipotesi che il personale coinvolto nella direzione dello stesso, si sia scambiato qualche consiglio su come aggiustare quello che proprio non girava nell’ingranaggio. Probabilmente, qualcuno ha gridato: “Facciamolo come Person Of Interest“, e trovandolo un buon consiglio, s’è deciso di fare così.
Sia chiaro: non vogliamo paragonare un serial di cotanto spessore ad un principiante come Gotham: nossignore; vogliamo solo dire che ha imparato le cose giuste dalla sua formula. Per chi non ha visto il telefilm ideato da Jonathan Nolan, sappiate che le sue due prime stagioni, furono contraddistinte da una forte caratteristica procedurale; caratteristica, alla fine, utilizzata solo per prendere tempo e far progredire il più lento possibile la trama principale, quest’ultima caratterizzata invece da una ferrea continuità e susseguirsi vertiginoso di eventi. Gotham decide di fare così, e invece di cedere ai suoi soliti vizietti (come l’incontrollata mania del continuo aggiungere personaggi che, irrimediabilmente, spariranno poi nell’etere) si concentra sugli elementi e protagonisti già inseriti da tempo, confezionando una trama con pochissime progressioni narrative, ma tanto lavoro sui personaggi; o quanto meno, dei progressi finalizzati allo sviluppo dei suddetti personaggi.
Insomma, detto in soldoni: “Everyone Has A Cobblepot” attinge alla parte più procedurale del suo essere, sfruttandola come pretesto per del sano e mai banale stretching caratteriale. La pecca di questa mossa strategica è ovviamente quella di aggiungere poco o niente all’economia della serie, ma scegliere di fare il contrario, sarebbe equivalso a commettere gli stessi errori commessi finora, e quindi di suicidarsi in maniera buffonesca e grossolana; alla luce di questa decisione (sperando, inoltre, di non pentircene) facciamo una sincera stretta di mano a Gotham per la coraggiosa decisione di abbassare la cresta e ricercare la dignità perduta. Decisione, che alla fine, ha ripagato del sacrificio.
Pur essendoci dei momenti “da Gotham”, l’episodio riesce comunque a strappare qualche momento di sincera godibilità, caratterizzato (come già detto) da scene fini a se stesse, ma che tanto hanno dato ai personaggi. Degna di nota è infatti la determinazione sempre crescente del piccolo Bruce Wayne, che tanto definirà il suo futuro e oscuro alter-ego; degni di nota sono le azioni finale del Pinguino e di Gordon, che solidificano il background caratteriale dei due dove, per il primo, si sottolinea la sua natura manipolatrice e machiavellica, e per il secondo, la sua ricerca di equilibrio da poliziotto buono e cattivo; altra nota degna di menzione, è la tensione e il pathos con cui la scena di Miriam Loeb è mostrata, per cui è il caso di ringraziare l’attrice Nicholle Tomc per la sua splendida interpretazione. Per il resto, proprio non convincono cose come la trama sempre meno interessante di Fish e tutte le scene occupate dall’imbarazzante psico-asociale Edward Nygma (da oggi anche in versione Lord Friendzone), oltre che il personaggio di Dollmaker, che qui non impressiona più di tanto, confermandosi più che altro un villain macchietta come tanti.
Anche al più grande fan di Batman è chiaro, che il serial ha bisogno di mettere ordine nella propria vita fittizia, oltre che riprendere quell’argento vivo perso, per un motivo o per l’altro, durante la messa in onda di questi episodi (come spiegato dettagliatamente nelle nostre recensioni di Gotham); prendendo coscienza di ciò e rendendosi probabilmente conto di star andando continuamente e vertiginosamente alla deriva, showrunner, registi e tutta la crew, si siedono a tavolino per discutere dei vari problemi da raddrizzare per far tornare il serial comics Batmaniamo apprezzabile come un tempo.
Ovviamente, noi di RecenSerie non abbiamo i mezzi da grande fratello dell’alto cancelliere Adam Susan di V Per Vendetta: non abbiamo telecamere negli studi della FOX, e quindi, non possiamo affermare con certezza se ci sia stato o meno un effettivo incontro dedicato al risanamento del serial; ma da quanto abbiamo visto nell’episodio, possiamo azzardare l’ipotesi che il personale coinvolto nella direzione dello stesso, si sia scambiato qualche consiglio su come aggiustare quello che proprio non girava nell’ingranaggio. Probabilmente, qualcuno ha gridato: “Facciamolo come Person Of Interest“, e trovandolo un buon consiglio, s’è deciso di fare così.
Sia chiaro: non vogliamo paragonare un serial di cotanto spessore ad un principiante come Gotham: nossignore; vogliamo solo dire che ha imparato le cose giuste dalla sua formula. Per chi non ha visto il telefilm ideato da Jonathan Nolan, sappiate che le sue due prime stagioni, furono contraddistinte da una forte caratteristica procedurale; caratteristica, alla fine, utilizzata solo per prendere tempo e far progredire il più lento possibile la trama principale, quest’ultima caratterizzata invece da una ferrea continuità e susseguirsi vertiginoso di eventi. Gotham decide di fare così, e invece di cedere ai suoi soliti vizietti (come l’incontrollata mania del continuo aggiungere personaggi che, irrimediabilmente, spariranno poi nell’etere) si concentra sugli elementi e protagonisti già inseriti da tempo, confezionando una trama con pochissime progressioni narrative, ma tanto lavoro sui personaggi; o quanto meno, dei progressi finalizzati allo sviluppo dei suddetti personaggi.
Insomma, detto in soldoni: “Everyone Has A Cobblepot” attinge alla parte più procedurale del suo essere, sfruttandola come pretesto per del sano e mai banale stretching caratteriale. La pecca di questa mossa strategica è ovviamente quella di aggiungere poco o niente all’economia della serie, ma scegliere di fare il contrario, sarebbe equivalso a commettere gli stessi errori commessi finora, e quindi di suicidarsi in maniera buffonesca e grossolana; alla luce di questa decisione (sperando, inoltre, di non pentircene) facciamo una sincera stretta di mano a Gotham per la coraggiosa decisione di abbassare la cresta e ricercare la dignità perduta. Decisione, che alla fine, ha ripagato del sacrificio.
Pur essendoci dei momenti “da Gotham”, l’episodio riesce comunque a strappare qualche momento di sincera godibilità, caratterizzato (come già detto) da scene fini a se stesse, ma che tanto hanno dato ai personaggi. Degna di nota è infatti la determinazione sempre crescente del piccolo Bruce Wayne, che tanto definirà il suo futuro e oscuro alter-ego; degni di nota sono le azioni finale del Pinguino e di Gordon, che solidificano il background caratteriale dei due dove, per il primo, si sottolinea la sua natura manipolatrice e machiavellica, e per il secondo, la sua ricerca di equilibrio da poliziotto buono e cattivo; altra nota degna di menzione, è la tensione e il pathos con cui la scena di Miriam Loeb è mostrata, per cui è il caso di ringraziare l’attrice Nicholle Tomc per la sua splendida interpretazione. Per il resto, proprio non convincono cose come la trama sempre meno interessante di Fish e tutte le scene occupate dall’imbarazzante psico-asociale Edward Nygma (da oggi anche in versione Lord Friendzone), oltre che il personaggio di Dollmaker, che qui non impressiona più di tanto, confermandosi più che altro un villain macchietta come tanti.
L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per questa incarnazione live-action della città più malfamata dei fumetti? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, come abbiamo fatto per Marvel’s Agents Of SHIELD, The Flash e Constantine, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata
- “Everyone Has A Cobblepot” è stato pubblicizzato con una immagine promozionale disegnata da Mike McKone. Se cliccate qui, potete visionarla.
- La maschera di bende che copre la faccia della signora in carrozzina che saluta Dollmaker, ricorda molto quella che userà Thomas Elliot quando diventerà il criminale Hush: anch’egli personaggio che subirà una drastica e pesante chirurgia plastica mirata al rifacimento totale del volto.
- In quest’episodio fa il suo debutto ufficiale il villain Dollmaker. Questa versione di Gotham, però, è totalmente rivisitata e creata ex-novo per lo show, anche se quest’ultimo utilizza un alias piuttosto conosciuto dell’Universo DC.
- Il personaggio di Miriam Loeb è stato inventato appositamente per lo show.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Pur con i suoi difetti tipici di Gotham, pur non sfornando una puntata memorabile o densa di avvenimenti e progressioni per l’economia della serie, è proprio in questa modesta scelta che “Everyone Has A Cobblepot” regala al pubblico un episodio semplicemente guardabile e capace di momenti piacevoli. Troppo presto per gridare alle rinascita del serial, ma vedere che la produzione si stia apparentemente applicando per sistemare ciò che non va bene, è davvero apprezzabile.
Red Hood 1×17 | 6.53 milioni – 2.3 rating |
Everyone Has A Cobblepot 1×18 | 6.05 milioni – 2.0 rating |
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