“E tutto furono pieni di Spirito Santo. E cominciarono a parlare in lingue diverse, dicendo quello che lo Spirito dettava loro dentro.”
(“Atti degli Apostoli”, 2.4 – 5)
Pernell Harris: un coacervo di dubbi, incertezze e visioni. Lui, ancora al centro di analisi e ricerche. Lui, il Titano in balia di una crociata per sconfiggere il suo Male e su tutto e tutti la mano di Dio che incombe lieve e severa. La prima stagione è stata una sorpresa, un terremoto underground in grado di scuotere il mondo seriale. Hand Of God alla seconda stagione ha una difficile sfida: bissare il successo.
Partiamo da un principio, questa non è una storia che si può sfruttare in lungo e in largo, è forte così come è e spremerla ancora e ancora potrebbe rivelarsi un errore. La vicenda del giudice corrotto, mentalmente instabile ha una forza vibrante che può stancare e risultare stantia se non ben trattata. Hand Of God corre il rischio di annacquare il brodo e realizzare qualcosa di non completamente riuscito e sarebbe un vero peccato.
Dopo la visione del primo episodio Hand Of God sembra poco a fuoco, affetto da una sorta di narcosi ingiustificata e sembra rimaneggiare il suo universo non convincendo totalmente. Se le dieci puntate precedenti davano la sensazione di guardare qualcosa di nuovo e di straordinario, queste danno la sensazione di rivedere qualcosa che una volta ci aveva conquistato. “Telling Me Your Dreams” è a metà tra il rinnovamento e la riproposizione, metafora di ciò è quel video che aveva conquistato nella prima puntata della prima stagione: il corpo nudo del protagonista, nell’acqua, in balia di varie lingue. Queste immagini riportano alla memoria dello spettatore l’Odissea di Harris, la sua voglia fortissima di trovare una soluzione alla disperazione per risollevarsi dalla polvere in cui si trova. Un’Odissea che sembra non avere fine per lui.
“Telling Me Your Dreams” fa comunque un passo avanti rispetto a “Gathering Dust” rompendo quella che sembrava una riproposizione un po’ fiacca di vecchie immagini e situazioni, è anche vero però che manca ancora lo scatto in avanti che farebbe dire “ecco, ci siamo”.
Il secondo episodio di Hand Of God non è certo un’epifania, ma dimostra che forse c’è una speranza per le puntate successive. “Telling Me Your Dreams” è diviso a metà: se da una parte si incastra non progredendo nella questione polizia/corruzione/giudice e perde il fuoco del racconto, dall’altra invece prende respiro. Il protagonista, come accade anche al figlio, diventa una sorta di Messia, infatti anche nei primi minuti dell’episodio la luce, la musica, i primi piani, fanno sembrare il momento dell’esame un’apparizione divina. E’ infatti interessante quando mostra Pernell in armi contro tutto e tutti per salvare il suo matrimonio e per risolversi, è ancora l’uomo ad essere il perno della serie stessa. Risulta affascinante di nuovo la tematica (iper)religiosa del finale che ha da sempre rappresentato l’elemento chiave dello show.
Il protagonista è stato un Don Chisciotte che ha combattuto contro i suoi mulini a vento e lo è anche in questa seconda stagione; e proprio per questo giganteggia nel fiume di dolore e rassegnazione che pervade ogni cosa. Perlman dà corpo a un personaggio vincente. Harris si impone per la caparbietà con cui lotta sempre e comunque (gli incontri con la moglie e il dialogo con il medico ne sono testimonianza) e con cui si mostra al pubblico. A qualunque costo insiste e persiste, mettendo in gioco tutto ciò che gli è rimasto.
“Pur fra le risa il cuore può essere triste e la gioia può mutare in dolore.”
Ad Harris è rimasto solo il dolore perché non ha proprio più niente da perdere, solo cose per cui lottare. Quando di fronte al poliziotto pronto ad ammanettarlo Pernell ride supponente e sprezzante, la sua maschera acquista un valore ancor più drammatico soprattutto se messa a confronto con quella di lui che chiede alla moglie perdono.
Risulta vincente per la costruzione del personaggio il momento in cui fugge da uno specialista, corrompendo il personale ospedaliero, per capire cosa non funzioni in lui. La presentazione di un personaggio ancora e comunque imperfetto, fragile, corrotto, “difettoso” funziona e soddisfa quel tema spirituale-religioso su cui si costruisce la serie. Siamo imperfetti, fragili, corrotti, “difettosi”, “peccatori originali”, come lo sono tutti i personaggi di Hand Of God. Così i politici e la polizia si fanno corrompere e gli uomini di Chiesa si drogano, fanno figli chiedendo poi alle donne di sbarazzarsi di quei figli dandoli in adozione.
Ritroviamo però il bello di Hand Of God nel finale in cui esplode la magia di questa serie. La fede unisce, stringe e forma un unico corpo e questa sequenza ne è un esempio. C’è uno stretto legame tra gli adepti della mano di Dio – che ancora una volta come invasati dalla divinità, intonano preghiere piene di significato -, Pernell, presente grazie al video della prima stagione, e PJ. Novello Messia, il defunto/giovane Harris, pone le basi di una religione fortemente immersa nell’oggi: parla di tecnologia, diventata una nuova dea, di una società che ci incatena e ci vuole prigionieri tra le sue spire come un moderno Serpente tentatore e racconta di come l’uomo debba sciogliersi da quelle catene ed essere libero. A legare tutto c’è la divinità che spinge verso l’alto le braccia dei credenti, madidi di fede, che fa parlare Pernell lingue prima sconosciute, e che abita PJ, ispiratore di genti. Ancora una volta Hand Of God rappresenta in chiave moderna e disperata una sorta di fanatica e grottesca “discesa dello Spirito Santo”; il tutto viene raccontato ed esplicitato attraverso la parola, mezzo per fare adepti (PJ anche se morto viene ancora seguito), farsi capire (Pernell che come canto della Sirena turba e ammalia i fedeli) e rendere l’uomo ancora più “finito” e bisognoso di una qualsiasi ancora a cui aggrapparsi (la mano di Dio).
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Gathering Dust 2×01 | ND milioni – ND rating |
Telling Me Your Dreams 2×02 | ND milioni – ND rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.