“You are not just husband and wife. You are not just running mates. You are both and more. You are what’s possible.
The Conways are everything everyone wants to be.
You are everything everyone wants to become.”
La potenza di House Of Cards non sta nella trama, a volte troppo macchinosa o nei personaggi secondari, spesso maltrattati. La bellezza di House of Cards sta nella potenza scenica, nella brutalità dei suoi protagonisti, nell’eccezionalità dei suoi attori. La potenza di House Of Cards sta nel matrimonio degli Underwood. Che è molto più di un matrimonio: beyond marriage.
In questo senso, l’assetto politico di House of Cards è modellato, più che sulla descrizione della realtà, sulla veridicità dei suoi personaggi: sull’oggettività dell’animo umano. Più che una finestra sull’America, è una finestra sugli americani. E va benissimo così: non fa niente se a livello governativo la serie perde un po’ la bussola, in questo caso l’aspetto tecnico viene perfettamente colmato da un livello di scrittura di personaggi principali che in poche ed elitarie serie abbiamo ammirato. La scelta di far candidare Claire Underwood come Vicepresidente alla Casa Bianca è parecchio irrealistica e discutibile come scelta narrativa, ma se serve a regalarci scene tra lei e il marito così dense e agghiaccianti, ben venga.
Di un episodio di House of Cards difficilmente ricorderemo lo sviluppo della trama orizzontale, la missione diplomatica estera o la decisione presa dal Congresso sulle politiche nazionali. Quello che ci rimane sono attimi, scene, frasi che si imprimono e colpiscono più di qualsiasi evento nel corso della narrazione. Bisogna anche considerare il fatto che la serie usa spesso una delle tecniche da noi preferite: prepara il terreno. Agisce in sordina, preparando eventi che si insediano come un serpente silenzioso per poi esplodere al momento giusto, o in quello meno opportuno. E’ il caso dell’ex redattore del Washington Herald, Tom, che continua di soppiatto le sue indagini sul primo inquilino della Casa Bianca. L’episodio intreccia molto bene mondi fino a prima separati: Tom dell’Herald, Remy Danton, Freddy e le sue costolette. I satelliti intorno a Underwood stanno girando e, incontrandosi, potrebbero far correre un grande rischio al Presidente che è, ora, più vulnerabile che mai.
Frank è diventato un bersaglio facile ormai e quale modo migliore per dimostrarlo di una debolezza fisica e di una salute sempre meno ottima? Francis non può in alcun modo raggiungere e mantenere i ritmi del suo avversario, non è nelle condizioni di sostenere una campagna elettorale. Per fortuna che al suo fianco ha un valido alleato. Claire si è dimostrata in questa quarta stagione il vero cavallo di battaglia degli Underwood, mostrandosi capace di mandare avanti una campagna elettorale e di attuare strategie politiche per gestire al meglio ogni situazione, anche la più scomoda. L’arte degli Underwood è proprio questa, riuscire a trarre un vantaggio dalla situazione più svantaggiosa: è quello che Claire definisce gestire con astuzia il problema. In questo molto più furba del marito, ma del resto lo sapevamo già e ora che si presenta l’ennesima situazione di disagio, la First Lady la gestisce con una nonchalance che le circostanze non permetterebbero. Tom diventa il nuovo elemento di equilibrio tra i due coniugi, da una parte rappresenta il potere di Claire, dall’altra rappresenta la capacità di Francis di non farsi sopraffare dal primo problema che gli capita. Bellissima e agghiacciante la scena finale, così forte e inquietante da lasciare il segno, più di qualsiasi sparatoria, di qualsiasi attentato al Presidente.
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Chapter 49 4×10 | ND milioni – ND rating |
Chapter 50 4×11 | ND milioni – ND rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.