House Of Cards 4×13 – Chapter 52TEMPO DI LETTURA 4 min

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“We can work with fear.”
“Yes, we can.”

Dopo l’attentato dell’11 settembre, televisione e cinema aspettarono un po’ prima di evocare simili tematiche anche in scenari di finzione. Non sembra che la stessa cosa stia accadendo con gli eventi contemporanei dell’odierna politica estera.
House Of Cards sceglie di sfondare con una testa di ariete le paure e i pensieri che ci circondano da un po’ di tempo a questa parte. House Of Cards sceglie di giocare sporco e vomitare nella maniera più esplicita possibile i risvolti di una eccessiva esponibilità mediatica, dove un video, una registrazione o anche una semplice immagine hanno più potere che un’arma.
Gli Underwood messi all’angolo decidono di attaccare, ma senza ruggire e mostrando a noi spettatori un esempio concreto – la messa in scena – di quel complottismo (giustificato o meno) che da tanto tempo ci sta accompagnando.
Sono diversi i paralleli che potremmo attuare tra i diversi finali di stagione. Ad esempio, potremmo evidenziare la differenza tra le stagioni dispari (dove i due sono in una fase di transizione, in movimento, in piedi) e le stagioni pari (dove la figura di riferimento è ferma, dietro una scrivania, protagonista di uno status quo appena mutato).
La quarta stagione si è divisa in tre grosse sezioni, vagamente sconnesse le une con le altre, anche per la discontinuità temporale che una serie come HoC regala. La prima sezione ci ha mostrato il contrasto tra Claire e Francis, un accenno alla possibile ribellione della First Lady, pronta a sabotare il marito in qualsiasi modo. E ci sembrava che la direzione potesse essere questa. Quand’ecco che la seconda sezione di stagione ha violentemente scalzato la prima. Frank è in pericolo di vita e un nuovo scenario inedito ci si palesa davanti gli occhi. Unica costante: Claire e una sua maggiore libertà decisionale. La terza sezione di stagione procede in diminuendo, al centro delle vicende la campagna elettorale, questa volta non destinata alle primarie bensì alla vera lotta politica con il repubblicano Conway.
Benissimo, esattamente come ogni sezione di stagione è stata spiazzante, il finale sembra colpire ancora più nel segno. E lo fa più nel suo risultato scenico che nell’effettivo contenuto della storia.
Sarà guerra. Guerra ai terroristi, ma solo per vincere le elezioni, solo per dichiarare una parallela guerra in risposta all’attacco della stampa, nella persona di Tom.
Nel finale Frank ci guarda (in una stagione in cui poco l’ha fatto in maniera esplicita, tanto in maniera implicita) e qualcosa di incredibile accade. Anche Claire ci guarda e sente quello che dice il marito.

“That’s right, we don’t submit the terror. We make the terror.”

Quel “I’m the danger” che tanto aveva fatto storia, sembra lasciare spazio ad una più violenta progenie. House Of Cards, la serie fredda e distaccata per eccellenza, dove anche gli atti più estremi vengono circondati da una coltre di indifferenza, si tinge esplicitamente di nero. Per la prima volta intravediamo un cambio radicale di carattere, in previsione della prossima stagione (che, ricordiamo, non vedrà Beau Willimon in veste di showrunner).
Claire si fonde con il marito, proprio nella stagione in cui più abbiamo visto avvicinarsi il grande distacco tra i due (il finale della terza stagione indirizzava proprio verso questa strada). La coppia Underwood è andata aldilà dei doveri coniugali (Claire e Tom fanno coppia a tutti gli effetti), sono una società vivente. Lo sguardo freddo e quasi alieno dei due, nel finale, mette paura, raggela il telespettatore che ha tifato più volte per i cattivi, ma mai fino a questo punto.
Di fronte ad un finale così diverso rispetto a quello cui siamo sempre stati abituati, si possono forse criticare i troppi stacchi temporali e la già citata frammentarietà della stagione? Consideriamo poi che l’elemento della politica estera è sempre stato sullo sfondo di HoC, volendo stroncare sul nascere la possibile critica (che il vostro recensore per primo era pronto a muovere) di basare un season finale su un evento iniziato solo nella 4×12.
Con un linguaggio sempre più distopico e fantascientifico, sempre più reale, House Of Cards ci fa ciao ciao anche quest’anno. Con il sorriso beffardo di chi ha inflitto una coltellata.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il finale epocale
  • La crudezza
  • L’attualità
  • Robin Wright
  • …and the winner is Kevin Spacey
  • Episodio molto più statico di tanti altri della prima metà della stagione, ma è una critica più alla scrittura della stagione intera che verso quella del 52esimo capitolo

 

Il binge watching ha il pregio di non farci aspettare e di farci vivere pochi giorni con febbrile intensità. Ha anche il difetto di far rapidamente dimenticare i particolari della serie seguita poco tempo dopo. Nulla in confronto alle uscite settimanali che spesso ci accompagnano per un anno intero. Quanto tempo passerà prima che ci si tolga la sensazione di angoscia crescente, regalata dagli ultimi minuti di questa azzeccata quarta stagione?

 

Chapter 51 4×12 ND milioni – ND rating
Chapter 52 4×13 ND milioni – ND rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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