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Dopo soli tre episodi, How To Get Away With Murder arriva ad un bivio. Un bivio che definirà, nel bene o nel male, la strada che questa quinta stagione vuole davvero intraprendere.
Per quasi tutta la durata di “The Baby Was Never Dead”, le impressioni sono state le stesse dei precedenti due episodi, con una narrazione capace di calamitare l’attenzione e dividersi in maniera egregia tra il caso legale settimanale e tutte le altre storyline collegate ai protagonisti che rimangono ben definite. Questo nuovo modo di fare, che si allontana dalla strada più intricata intrapresa nello scorso ciclo, è valso sin da subito come elemento positivo in questo inizio di stagione in quanto è riuscito a rendere la serie più godibile e leggera, senza esagerare negli intrighi e nei complotti che in passato erano serviti solo a mettere troppa care sul fuoco con l’unico risultato di creare storyline caotiche e poco chiare. Lo stesso modus operandi è stato inizialmente presentato anche in questo terzo episodio, finché non sono entrate in ballo otto parole che hanno riaperto un vortice di pericolosi segreti e sotterfugi “This is not Bonnie. This is her sister.”
Ciò che si nasconde dietro questa semplice frase potrebbe essere la linea che definirà questa stagione. L’introduzione di terzi, soprattutto saltati fuori dal nulla, non si è infatti mai legata bene all’interno dello storytelling della serie di Peter Nowalk in quanto, spostare l’attenzione su nuovi elementi, spesso e volentieri risulta confusionario, rendendo dispersiva l’intera trama. Aspettando di saperne di più su questo nuovo personaggio, si può solo sperare che il risvolto che si cela dietro questo ennesimo segreto non svii del tutto la buona e coerente linea narrativa intrapresa finora dalla stagione.
Per quasi tutta la durata di “The Baby Was Never Dead”, le impressioni sono state le stesse dei precedenti due episodi, con una narrazione capace di calamitare l’attenzione e dividersi in maniera egregia tra il caso legale settimanale e tutte le altre storyline collegate ai protagonisti che rimangono ben definite. Questo nuovo modo di fare, che si allontana dalla strada più intricata intrapresa nello scorso ciclo, è valso sin da subito come elemento positivo in questo inizio di stagione in quanto è riuscito a rendere la serie più godibile e leggera, senza esagerare negli intrighi e nei complotti che in passato erano serviti solo a mettere troppa care sul fuoco con l’unico risultato di creare storyline caotiche e poco chiare. Lo stesso modus operandi è stato inizialmente presentato anche in questo terzo episodio, finché non sono entrate in ballo otto parole che hanno riaperto un vortice di pericolosi segreti e sotterfugi “This is not Bonnie. This is her sister.”
Ciò che si nasconde dietro questa semplice frase potrebbe essere la linea che definirà questa stagione. L’introduzione di terzi, soprattutto saltati fuori dal nulla, non si è infatti mai legata bene all’interno dello storytelling della serie di Peter Nowalk in quanto, spostare l’attenzione su nuovi elementi, spesso e volentieri risulta confusionario, rendendo dispersiva l’intera trama. Aspettando di saperne di più su questo nuovo personaggio, si può solo sperare che il risvolto che si cela dietro questo ennesimo segreto non svii del tutto la buona e coerente linea narrativa intrapresa finora dalla stagione.
“Let’s O.J. this.”
L’episodio in sé, del resto, era scivolato in maniera leggera e godibile, riunendo ancora una volta in maniera positiva il caso settimanale con l’impegno dei ragazzi sempre in ambito legale. Come accaduto nella scorsa puntata, seguire la trama del cliente rappresentato in tribunale dalla Keating aiuta a rendere più dinamica l’intera narrazione e ogni storyline verticale affrontata ha la capacità di incuriosire e non annoiare. Non guasta poi il cambio di scenario: se nello scorso episodio Annalise si ritrovava alle prese con un caso proprio della class action, quindi con una trama più “umana” che tendeva a far empatizzare con il cliente in questione, questa volta l’attenzione si sposta su un caso dello studio legale, dove l’identikit del cliente rispecchia i canoni stronzo-milionario. Un elemento apprezzabile che ha reso ancora più coinvolgente il processo poi, è stato senza dubbio l’uso della prova alla O.J. Simpson. L’utilizzo della cinta come prova di colpevolezza è sembrato un bel colpo ad effetto da parte della squadra della Keating, reso ancora più potente dall’esito finale, con la giuria che, in questo caso, ha comunque dichiarato colpevole l’imputato. Ed è proprio grazie a questi elementi che How To Get Away With Murder riesce a mantenersi vivo, in quanto le continue e diverse trame verticali spezzano la narrazione e danno più dinamicità a tutti i 42 minuti di puntata.
I due assi paralleli che riguardano le altre due trame di stagione poi, continuano a muoversi a piccoli passi in avanti; continua a suscitare più interesse la pista seguita da Nate, con il poliziotto alle prese con più indizi e che, con il coinvolgimento di Annalise, dà l’impressione di avvicinarsi sempre più al punto di svolta. Ma se il caso che si cela dietro al rapimento del bambino continua a solleticare la curiosità (seppur con i dubbi riguardo questa fantomatica sorella di Bonny), il filone portato avanti da Frank si mostra ancora lento e macchinoso; Gabriel continua a nascondere qualcosa ma la risoluzione di questo mistero appare per il momento lontana e per questo poco incline a tenere con il fiato sospeso.
Infine, sempre ottimo è il modo che la serie usa per centellinare i passi in avanti nella visione del flashforward: piccoli pezzi di puzzle rilasciati di puntata in puntata che ancora non fanno capire niente ma che riescono comunque a mantenere alta la tensione. Dopo Bonnie con il piccolo Christopher al centro della scena, il volto di Connor e l’apparente scomparsa di Oliver aggiungono ulteriore mistero a ciò che succederà da lì a due mesi.
I due assi paralleli che riguardano le altre due trame di stagione poi, continuano a muoversi a piccoli passi in avanti; continua a suscitare più interesse la pista seguita da Nate, con il poliziotto alle prese con più indizi e che, con il coinvolgimento di Annalise, dà l’impressione di avvicinarsi sempre più al punto di svolta. Ma se il caso che si cela dietro al rapimento del bambino continua a solleticare la curiosità (seppur con i dubbi riguardo questa fantomatica sorella di Bonny), il filone portato avanti da Frank si mostra ancora lento e macchinoso; Gabriel continua a nascondere qualcosa ma la risoluzione di questo mistero appare per il momento lontana e per questo poco incline a tenere con il fiato sospeso.
Infine, sempre ottimo è il modo che la serie usa per centellinare i passi in avanti nella visione del flashforward: piccoli pezzi di puzzle rilasciati di puntata in puntata che ancora non fanno capire niente ma che riescono comunque a mantenere alta la tensione. Dopo Bonnie con il piccolo Christopher al centro della scena, il volto di Connor e l’apparente scomparsa di Oliver aggiungono ulteriore mistero a ciò che succederà da lì a due mesi.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Dopo una prima fase di assestamento, How To Get Away With Murder si trova ad un bivio: continuare in maniera chiara e godibile o riprendere a strafare e rischiare di rovinare tutto?
Whose Blood Is That? 5×02 | 3.02 milioni – 0.8 rating |
The Baby Was Never Dead 5×03 | 3.22 milioni – 0.8 rating |
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Nata con la passione per telefilm e libri, cresciuta con quella per la scrittura. Unirle è sembrata la cosa più naturale. Allegra e socievole finché non trova qualcosa fuori posto, il disordine non è infatti contemplato.
Tra una mania e l'altra, si fa carico di un'estenuante sensibilità che la porta a tifare per lo sfigato di turno tra i personaggi cui si appassiona: per dirla alla Tyrion Lannister, ha un debole per “cripples, bastards and broken things”.