Dopo la visione di questa prima stagione, a cui forse ne seguirà una seconda, vien da chiedersi quale sia lo scopo di questa miniserie. Raccontare le contraddizioni nella vita del protagonista principale? Raccontare il sottobosco criminale australiano? Raymond ha una doppia vita, padre e compagno di giorno, criminale di notte, con una costante, la sua natura violenta, che lo accompagna quotidianamente in ogni situazione. Nonostante alcune trovate veramente al limite, vedasi la scoperta dello sbirro infiltrato in modo abbastanza discutibile, la resa delle diverse scene d’azione del nuovo show targato FX non è certo da biasimare. Quello che non convince invece è la trama generale, che sembra essere senza un vero scopo e una direzione precisa: la mancanza poi di personaggi secondari incisivi, poiché quelli apparsi nei vari episodi sono stati completamente ininfluenti, ha amplificato ancora di più il senso di smarrimento dello spettatore di fronte a una storia alquanto labirintica. La faida con Davros ha dato una maggiore organicità agli ultimi episodi, rispetto ai primi, dove Ray sembrava un giustiziere della notte che vaga in cerca di guai nella lande australiane. Nonostante la breve durata della miniserie, Raymond non è apparso un personaggio bidimensionale, anzi la descrizione delle sua vita, negli aspetti migliori e peggiori, lo ha reso un personaggio interessante e questo sicuramente è un merito non da poco visto il basso screen time a disposizione.
E’ interessante notare come la scena della buca nell’ultimo episodio si ricolleghi a un’altra scena simile, che si era conclusa con l’uccisione di un innocente, elemento che in realtà non aveva turbato troppo il personaggio interpretato da Scott Ryan. In questa occasione però l’esito è diverso, con un esplosione finale più tirata che mai. D’altronde chi non nasconde una cassaforte-bomba dentro a un muro per le situazioni di emergenza? Più che un astuto stratagemma è sembrato un dozzinale espediente narrativo, che poteva essere gestito sicuramente in maniera diversa. Infatti anche l’intreccio narrativo costruito intorno al furto dell’auto e la conseguente ministoria è apparso abbastanza patetico. Visto anche il pochissimo tempo a disposizione a causa della breve durate delle puntate, sarebbe stato meglio concentrarsi su qualcosa di più lineare ma maggiormente incisivo a livello visivo e sulla trama in generale. Il grande problema di Mr Inbetween è senza dubbio la trama orizzontale: non solo non si comprende dove la serie voglia arrivare e cosa voglia raccontare, ma i diversi episodi che vedono coinvolto il protagonista risultano non collegati tra loro e poco utili ai fini dell’avanzamento generale della storia. Una storia che di per sè già non brilla per bellezza e originalità, ma proposta in modo differente avrebbe sicuramente avuto una maggiore presa sugli spettatori. Visto l’attuale problema dei prodotti seriali eterni, che durano dieci stagioni senza non aver più nulla da raccontare, si può certamente riconoscere al nuovo prodotto di casa FX un certo coraggio e una buona dose di sperimentalità, per come la serie è stata scritta e pensata, ma il risultato ben al di sotto delle aspettative non rende merito a una buona idea di partenza.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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On Behalf Of Society 1×04 | ND milioni – ND rating |
Hard Worker 1×05 | ND milioni – ND rating |
Your Mum’s Got a Strongbox 1×06 | ND milioni – ND rating |
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Venera due antiche divinità: Sergio Leone e Gian Maria Volontè.
Lostiano intransigente, zerocalcariano, il suo spirito guida è un mix tra Alessandro Barbero e Franco Battiato.