Manhunt: Unabomber 1×01 – UNABOMTEMPO DI LETTURA 5 min

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“We are hunting the deadliest serial bomber in history: The Unabomber. For 17 years he’s been planting and mailing bombs, 16 bombs, three people killed, dozens injured and we really have no friggin’ clue who he is or why he’s doing this.
We call him the Unabomber because his early targets were universities and airlines ‘Un’ for ‘university’, ‘a’ for ‘airline’: Unabom.
He calls himself ‘FC’ for ‘Freedom Club’. It’s how he signs all his letters. It’s also how he signs his bombs.”

Era il 3 aprile 1996 quando una caccia all’uomo durata diciotto anni trovava la sua conclusione in una mal curata cascina in Montana: Theodore Kaczynski, Unabomber, che aveva messo sotto scacco l’FBI e tutto il compartimento di polizia veniva finalmente consegnato alla giustizia. Lui, l’unico membro del Freedom Club di cui spesso parlava al plurale, verrà poi avvicinato allo Zodiac Killer per determinate coincidenze che non possono non risultare interessanti. Sul proprio cammino di rivoluzione contro l’apparato tecnologico industriale, Ted aveva colpito in quattordici casi (più due disinnescamenti) ed ucciso un totale di tre persone. Ed è proprio da quest’ultima vittima che la serie Manhunt: Unabomber di Discovery Channel inizia la propria narrazione: non a monte mostrando l’evoluzione di quella che era la costruzione degli ordigni e della trasformazione dell’attentatore, ma alla fine del viaggio quando ormai gli attentati al cuore degli USA erano giunti alla loro fine. Per l’esattezza la serie si confà di una costruzione basata su due linee narrative parallele: la prima, come detto, è quella del 1995 dopo l’ultimo attentato; la seconda parte dal 1997, periodo in cui Unabomber risiedeva in carcere in attesa del processo definitivo riguardante i vari capi d’accusa a lui imputati.
La serie, che conta tra i produttori esecutivi Kevin Spacey, pone il proprio focus non attorno a Theodore, bensì al fittizio profiler dell’FBI Jim Fitzgerald (interpretato da Sam Worthington: Avatar, Clash of the Titans, Everest  e Hacksaw Ridge) del quale viene mostrato maggiore background rispetto al protagonista da cui la serie trae il nome. Non per forza tutto ciò appare come una nota di demerito, ma calato all’interno di un pilot che non introduce minimamente (se non a parole) il protagonista stesso, storcere il naso risulta il minimo. È interessante che si lavori su due pilastri tra loro contrapposti ed antitetici (Jim e Ted), ma se uno dei due nemmeno compare allora il lavoro risulta sproporzionato ed il focus sbilanciato. Soprattutto tenendo in considerazione il tipo di fenomeno culturale che ha significato per gli USA la storia di Kaczynski ed i suoi attacchi.
Trattandosi di una serie storica è proprio con la Storia che si deve fare i conti. Ed è a causa di questo punto di vista che l’eclettico personaggio di Jim perde di incisività e credibilità: il profilo che stila appena arrivato nella UNABOM Task Force è lo stesso che era stato accantonato nel 1993.
Potrà apparire una valutazione fin troppo dura ed è giusto ricordare che si prende in esame il solo pilot, quindi è da tenere in considerazione la possibilità che il progetto Manhunt riesca nei successivi episodi a disegnare il perfetto contorno ai fatti relativi all’inchiesta ed alla cattura, nonché ad introdurre Theodore Kaczynski in maniera più completa e non puramente abbozzata. Non si intende qui fare revisionismo o giustificare il criminoso comportamento di Unabomber, tuttavia la caratterizzazione di un personaggio in una serie tv è tutto e per il momento la sua figura appare fumosa e riesce a reggersi in piedi semplicemente grazie alle nozioni storiche inserite a puntino all’interno della puntata.
In un articolo pubblicato su Wired, Bill Joy afferma che “Kaczynski’s actions were murderous and, in my view, criminally insane. He is clearly a Luddite, but simply saying this does not dismiss his argument; as difficult as it is for me to acknowledge, I saw some merit in the reasoning in this single passage. I felt compelled to confront it.
È proprio il suo messaggio (o manifesto) a comparire all’interno di entrambe le linee narrative (1995 e 1997) ed a risultare uno degli elementi forse padre delle maggiori controversie relative alla sua figura: Industrial Society and Its Future (in italiano La Società Industriale e Il Suo Futuro o più semplicemente il “Manifesto di Unabomber”). Il fatto che questo documento giunse alle stampe comportò due grossi cambiamenti: dopo la pubblicazione, David, il fratello di Ted, vedrà dissiparsi ogni dubbio e riconoscerà proprio il fratello in quello scritto tanto argomentato; il secondo cambiamento sarà relativo al profilo del terrorista (verrà riadottata una versione simile a quella del 1993) ed al riconoscimento delle reali motivazioni e pulsioni per le quali Unabomber “lottava”.

“La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana. Esse hanno incrementato a dismisura l’aspettativa di vita di coloro che vivono in paesi ‘sviluppati’ ma hanno destabilizzato la società, reso la vita insignificante, assoggettato gli esseri umani a trattamenti indegni, diffuso sofferenze psicologiche (nel Terzo mondo anche fisiche), inflitto danni notevoli al mondo naturale. Il continuo sviluppo della tecnologia peggiorerà la situazione. Essa sicuramente sottometterà gli esseri umani a trattamenti sempre più abietti, infliggerà al mondo naturale danni sempre maggiori, porterà probabilmente a una maggiore disgregazione sociale e sofferenza psicologica e a incrementare la sofferenza fisica in paesi ‘sviluppati’.” [Industrial Society and Its Future, Theodore Kaczynski]


Proprio in conclusione di trama viene introdotto questo elemento di sicuro interesse ma che sembra giungere troppo tardi per poter salvare una première che fino a quel momento tentennava sulla soglia della sufficienza. La potenzialità narrativa del personaggio e della relativa caccio all’uomo sono enormi, ma dalle premesse sembra che non siano state sfruttate nella maniera più adatta o più consona: partire con una narrazione in medias res risulta un azzardo che non ripaga affatto, soprattutto perché potrebbe calare degli spettatori all’interno di un contesto a loro sconosciuto e con un gap conoscitivo storico che non si può colmare con l’inserimento di due-tre nozioni storiche relative al caso.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Interessante personaggio e caccia all’uomo su cui la serie si basa
  • Presentazione personaggi
  • Struttura della narrazione e della storia in generale
  • L’unico sviluppo veramente interessante giunge in conclusione di puntata

 

Il progetto appariva promettente e interessante dato il controverso e criptico personaggio quale è quello di Theodore Kaczynski, tuttavia Manhunt: Unabomber non rende onore (relativamente alla sua narrazione) alla storia di uno dei più grandi terroristi statunitensi. Se pensavate di imbattervi in un prodotto simile a Zodiac di David Fincher, dovrete cercare altrove.

 

UNABOM 1×01 ND milioni – ND rating

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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.

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