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“”Seeds” è la classica puntata che
rispecchia l’andazzo generale che la serie mostra dal suo debutto, un andazzo che possiamo tranquillamente classificare
nel rank: mediocre”. Così si concludeva la recensione dello scorso episodio, conclusione,
che mandava anche un augurio al serial Marvel di sfruttare questa
lunga pausa che si è presa per aggiustare nuovamente il tiro visto il gran bel buco
nell’acqua. Non ci si aspettava niente di che da questo
“T.R.A.C.K.S.”, ma almeno si pretendeva di non rifilare al
pubblico le solite stronzate che è stato costretto a sorbirsi
finora, e forse è grazie a questa sfiducia generale verso la madre
delle agenzie spionistiche dei fumetti che siamo stati piacevolmente
e sorprendentemente smentiti e sono stati, forse, i fondatissimi
pregiudizi con cui lo spettatore inizia la visione, a far
rivalutare profondamente in positivo questa tredicesima uscita del
Team Coulson.
rispecchia l’andazzo generale che la serie mostra dal suo debutto, un andazzo che possiamo tranquillamente classificare
nel rank: mediocre”. Così si concludeva la recensione dello scorso episodio, conclusione,
che mandava anche un augurio al serial Marvel di sfruttare questa
lunga pausa che si è presa per aggiustare nuovamente il tiro visto il gran bel buco
nell’acqua. Non ci si aspettava niente di che da questo
“T.R.A.C.K.S.”, ma almeno si pretendeva di non rifilare al
pubblico le solite stronzate che è stato costretto a sorbirsi
finora, e forse è grazie a questa sfiducia generale verso la madre
delle agenzie spionistiche dei fumetti che siamo stati piacevolmente
e sorprendentemente smentiti e sono stati, forse, i fondatissimi
pregiudizi con cui lo spettatore inizia la visione, a far
rivalutare profondamente in positivo questa tredicesima uscita del
Team Coulson.
L’aspetto che salta più all’occhio è
uno dei pregi che abbiamo sempre riconosciuto allo show da qualche
puntata a questa parte: quello di saper prendere scelte audaci e di
saper sfornare una regia insolita ma pregevole. Partiamo da
quest’ultima. L’opening è forse uno dei migliori inizi di puntata
del telefilm, dove ogni membro del team (diviso in gruppetti da
due) è protagonista di una parte cruciale della trama, ma che viene
mostrata piano piano formando un grande mosaico che toccherà poi
allo spettatore mettere insieme; è una maniera di approcciarsi allo
svolgimento dell’episodio che oserei definire “rivoluzionaria”,
almeno, per il format televisivo e soprattutto per uno show basato su
un’opera a fumetti. Ottima pensata riuscita egregiamente.
Per
l’altro pregio, invece, possiamo affermare che siamo piacevolmente
sorpresi e al contempo scioccati per il colpo di scena dove il generic villain
Ian Quinn spara non uno ma ben due colpi di pistola allo stomaco di
Skye; se qualcuno si è chiesto perchè l’abbia fatto, è perchè
forse è stato pagato da uno dei numerosi hater della hacktivista.
Come mai questo è un grande e audace colpo di scena? Ve lo
spieghiamo: finora Skye ha assunto il ruolo di “protagonista
morale” del telefilm, di personaggio più al centro degli altri,
quasi nella speranza che gli spettatori si identificassero in
lei, senza successo. Nonostante l’odio del pubblico, però, questo
non ha impedito alla produzione di continuare a metterla al centro
dell’attenzione, facendoci capire che lo show punta un sacco su di
lei; è un po’ come se Monkey Punch decidesse di ammazzare il suo
adorato Lupin III, capite? Alla luce di ciò, soprattutto vedendo come
tanto facilmente se l’è cavata finora, non ci si aspettava davvero
di vederla freddata così, a sangue freddo. Noi di RecenSerie
crediamo che tutto questo possa essere un espediente narrativo per
mostrare il “potere” di Skye e magari renderla un personaggio un filino
più interessante, ma è solo una nostra ipotesi, non prendetela per
vera. E’ indubbiamente un colpo di scena riuscito, ancor di più
della (mezza) verità sulla natura di Coulson, ed entrambi i
tipi di pubblico (chi la ama e vuole vederla salva, e chi la odia e
vuole vederla morta) ora non stanno più nella pelle e vogliono
vedere la prossima puntata, ed ecco che entra in gioco l’ennesimo
pregio di “T.R.A.C.K.S.”
Finalmente, e ripeto, fi-nal-men-te,
Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. diventa un telefilm come tutti gli
altri. Fino ad ora, il serial si è limitato a portare sul piccolo
schermo episodi stand-alone auto-conclusivi (seppur con una minima
parvenza di continuità) che potevano essere guardati da un momento
all’altro, senza bisogno di recuperare episodi precedenti. Questa
tredicesima puntata compie il miracolo che chiediamo da tanto tempo:
creare un’aspettativa ne confronti della successiva e far dire allo spettatore la fatidica frase: “Non vedo l’ora di vedere che succederà nel prossimo episodio!” , poiché il bello inizia proprio quando finisce la
puntata.
Per il resto, in generale, l’episodio è una gran bella puntata dove tutto è messo esattamente dove doveva stare;
c’è il dramma, c’è tanta adrenalina, c’è il colpo di
scena, c’è un’ottima caratterizzazione dei personaggi, c’è lo humor
che stavolta fa ridere per davvero (incapacità tecnologica di
Coulson e Ward in puro stile Marvel), c’è l’introduzione di un
personaggio Marvel (leggete più in basso per saperne di più), un
gran cameo di Stan Lee enormemente apprezzato, e una Melinda May che
sta diventando sempre di più la Wolverine della situazione.
uno dei pregi che abbiamo sempre riconosciuto allo show da qualche
puntata a questa parte: quello di saper prendere scelte audaci e di
saper sfornare una regia insolita ma pregevole. Partiamo da
quest’ultima. L’opening è forse uno dei migliori inizi di puntata
del telefilm, dove ogni membro del team (diviso in gruppetti da
due) è protagonista di una parte cruciale della trama, ma che viene
mostrata piano piano formando un grande mosaico che toccherà poi
allo spettatore mettere insieme; è una maniera di approcciarsi allo
svolgimento dell’episodio che oserei definire “rivoluzionaria”,
almeno, per il format televisivo e soprattutto per uno show basato su
un’opera a fumetti. Ottima pensata riuscita egregiamente.
Per
l’altro pregio, invece, possiamo affermare che siamo piacevolmente
sorpresi e al contempo scioccati per il colpo di scena dove il generic villain
Ian Quinn spara non uno ma ben due colpi di pistola allo stomaco di
Skye; se qualcuno si è chiesto perchè l’abbia fatto, è perchè
forse è stato pagato da uno dei numerosi hater della hacktivista.
Come mai questo è un grande e audace colpo di scena? Ve lo
spieghiamo: finora Skye ha assunto il ruolo di “protagonista
morale” del telefilm, di personaggio più al centro degli altri,
quasi nella speranza che gli spettatori si identificassero in
lei, senza successo. Nonostante l’odio del pubblico, però, questo
non ha impedito alla produzione di continuare a metterla al centro
dell’attenzione, facendoci capire che lo show punta un sacco su di
lei; è un po’ come se Monkey Punch decidesse di ammazzare il suo
adorato Lupin III, capite? Alla luce di ciò, soprattutto vedendo come
tanto facilmente se l’è cavata finora, non ci si aspettava davvero
di vederla freddata così, a sangue freddo. Noi di RecenSerie
crediamo che tutto questo possa essere un espediente narrativo per
mostrare il “potere” di Skye e magari renderla un personaggio un filino
più interessante, ma è solo una nostra ipotesi, non prendetela per
vera. E’ indubbiamente un colpo di scena riuscito, ancor di più
della (mezza) verità sulla natura di Coulson, ed entrambi i
tipi di pubblico (chi la ama e vuole vederla salva, e chi la odia e
vuole vederla morta) ora non stanno più nella pelle e vogliono
vedere la prossima puntata, ed ecco che entra in gioco l’ennesimo
pregio di “T.R.A.C.K.S.”
Finalmente, e ripeto, fi-nal-men-te,
Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. diventa un telefilm come tutti gli
altri. Fino ad ora, il serial si è limitato a portare sul piccolo
schermo episodi stand-alone auto-conclusivi (seppur con una minima
parvenza di continuità) che potevano essere guardati da un momento
all’altro, senza bisogno di recuperare episodi precedenti. Questa
tredicesima puntata compie il miracolo che chiediamo da tanto tempo:
creare un’aspettativa ne confronti della successiva e far dire allo spettatore la fatidica frase: “Non vedo l’ora di vedere che succederà nel prossimo episodio!” , poiché il bello inizia proprio quando finisce la
puntata.
Per il resto, in generale, l’episodio è una gran bella puntata dove tutto è messo esattamente dove doveva stare;
c’è il dramma, c’è tanta adrenalina, c’è il colpo di
scena, c’è un’ottima caratterizzazione dei personaggi, c’è lo humor
che stavolta fa ridere per davvero (incapacità tecnologica di
Coulson e Ward in puro stile Marvel), c’è l’introduzione di un
personaggio Marvel (leggete più in basso per saperne di più), un
gran cameo di Stan Lee enormemente apprezzato, e una Melinda May che
sta diventando sempre di più la Wolverine della situazione.
Purtroppo, davanti a tutto questo
ben di Odino (siccome siamo nel Marvel Universe), siamo costretti a
riconoscere anche qualche sbavatura e dolorosi scivoloni. Prima di
tutto, benchè la trama sia forse uno dei punti forti di
“T.R.A.C.K.S.”, mostra alcuni buchi logici clamorosi nel puro stile della serie:
1) Come hanno fatto
Fitz e Skye a seguire quegli uomini? Ok, con il localizzatore, ma
come li hanno raggiunti visto che erano a piedi?
2) May
legata per le mani riesce a liberarsi dopo mezzo secondo? Anche se la
scena ha fatto la sua bella figura, cioè, cosa sono, dei babbuini
che la legano con il doppio nodo?
3) Fatemi capire: entrano
nella villa di Quinn, sparano a tutti e gli mettono le manette.
Dopodichè tutti alla ricerca di Skye. TUTTI. Cioè: e Quinn? Almeno May DOVEVA restare a controllarlo; l’ha messo pancia sul
tavolo e gli ha messo le manette ai polsi, stop. Anche un demente
sarebbe fuggito, però, siccome è un villain gentile, aspetta
educatamente per farsi portar via.
Altra pecca abbastanza fastidiosa,
è stata la notiziona-spoilerone fatta circolare giorni prima della
messa in onda della puntata che dichiarava il debutto di Deathlok;
benchè abbia fatto la sua porca figura, l’anticipazione ha rovinato
praticamente tutto l’effetto del colpo di scena. E ultimo, ma non
ultimo: l’Italia, location di questo episodio, rappresentata in un
modo a dir poco orribile e con una accuratezza talmente superficiale
da risultare invisibile. Le tre Cime di Lavaredo che si vedono da
Verona; i finti-accenti osceni che farebbero arrossire di vergogna
pure Super Mario interpretati da comparse che dopo questa
interpretazione farebbero meglio a scomparire del tutto; il nome
delle ferrovie (che sembrano quelle del Buono, Il Brutto e Il
Cattivo) chiamate “Rotaia Italiana”; il treno che si ferma “nella
campagna italiana” come se la nostra nazione fosse grande come uno
zerbino e divisa in blocchi; la campagna c’è dappertutto, in ogni
regione, non è che al Nord ci sono solo montagne, al Centro solo
campagna e al Sud solo mare. Anche se non fossi italiano, sarei
comunque abbastanza indispettivo per questa poca accuratezza nel
presentare una geografia coerente della location dove è ambientato
l’episodio, ma visto che sono italiano, a maggior ragione, mi sento
trattato come uno spettatore di Serie B per questo (lo diciamo? Lo
diciamo) affronto.
ben di Odino (siccome siamo nel Marvel Universe), siamo costretti a
riconoscere anche qualche sbavatura e dolorosi scivoloni. Prima di
tutto, benchè la trama sia forse uno dei punti forti di
“T.R.A.C.K.S.”, mostra alcuni buchi logici clamorosi nel puro stile della serie:
1) Come hanno fatto
Fitz e Skye a seguire quegli uomini? Ok, con il localizzatore, ma
come li hanno raggiunti visto che erano a piedi?
2) May
legata per le mani riesce a liberarsi dopo mezzo secondo? Anche se la
scena ha fatto la sua bella figura, cioè, cosa sono, dei babbuini
che la legano con il doppio nodo?
3) Fatemi capire: entrano
nella villa di Quinn, sparano a tutti e gli mettono le manette.
Dopodichè tutti alla ricerca di Skye. TUTTI. Cioè: e Quinn? Almeno May DOVEVA restare a controllarlo; l’ha messo pancia sul
tavolo e gli ha messo le manette ai polsi, stop. Anche un demente
sarebbe fuggito, però, siccome è un villain gentile, aspetta
educatamente per farsi portar via.
Altra pecca abbastanza fastidiosa,
è stata la notiziona-spoilerone fatta circolare giorni prima della
messa in onda della puntata che dichiarava il debutto di Deathlok;
benchè abbia fatto la sua porca figura, l’anticipazione ha rovinato
praticamente tutto l’effetto del colpo di scena. E ultimo, ma non
ultimo: l’Italia, location di questo episodio, rappresentata in un
modo a dir poco orribile e con una accuratezza talmente superficiale
da risultare invisibile. Le tre Cime di Lavaredo che si vedono da
Verona; i finti-accenti osceni che farebbero arrossire di vergogna
pure Super Mario interpretati da comparse che dopo questa
interpretazione farebbero meglio a scomparire del tutto; il nome
delle ferrovie (che sembrano quelle del Buono, Il Brutto e Il
Cattivo) chiamate “Rotaia Italiana”; il treno che si ferma “nella
campagna italiana” come se la nostra nazione fosse grande come uno
zerbino e divisa in blocchi; la campagna c’è dappertutto, in ogni
regione, non è che al Nord ci sono solo montagne, al Centro solo
campagna e al Sud solo mare. Anche se non fossi italiano, sarei
comunque abbastanza indispettivo per questa poca accuratezza nel
presentare una geografia coerente della location dove è ambientato
l’episodio, ma visto che sono italiano, a maggior ragione, mi sento
trattato come uno spettatore di Serie B per questo (lo diciamo? Lo
diciamo) affronto.
Ho ancora i brividi lungo tutto il corpo.
L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
-
In questo episodio, Stan Lee
(padre fondatore/creatore dei personaggi Marvel di più grande
successo come l’Uomo Ragno, Devil, i Fantastici Quattro e tanti
altri), fa un cameo durante l’episodio: è il passeggero del treno
che dà sostegno morale a Simmons e rimprovera Coulson durante la
loro sceneggiata, accompagnato per altro da due bellissime ragazze
che manco Hugh Hefner. -
Coulson, durante la discussione
con Ward, cita un certo Blonsky. Sta parlando di Emil Blonsky,
conosciuto anche con il nome di Abominio, storico antagonista di
Hulk. Questa non è la prima volta che si parla di questo
personaggio, dato che Abominio ha il ruolo di villain principale nel
film “The Incredibile Hulk” del 2008 dove è interpretato da Tim
Roth. -
Questo non centra con l’episodio,
ma ci tenevo a fare chiarezza su una cosa: l’attore che interpreta
il corpulento alter-ego di Bruce Banner nel film citato prima è
Edward Norton e non Mark Ruffalo. Alla luce di questo cambio, molti
credono che questo film non sia da considerare tra le tante
pellicole uscite prima del maxi-evento di Avengers, ma si
sbagliano; la storia serve eccome per le vicende che porteranno poi
al film dei Vendicatori, il cambio che ha visto Ruffalo prendere il
posto di Norton è stato deciso perchè il precedente attore che ha
vestito i panni di Hulk voleva apportare dei cambi che avrebbero
portato una caratterizzazione forviante del personaggio del verdone.
Quindi, si consiglia di non escludere la visione di questo film nel
“road to Avengers”. -
Nell’Universo Marvel Classico, la
Cybertek è una divisione della Roxxon Oil specializzata nella
costruzione della tecnologia necessaria a creare il Deathlok (e che,
molto probabilmente, ha fornito i mezzi necessari a trasformare Mike
Peterson in tale personaggio). Fece la sua prima apparizione su
Marvel Comis Presents #62 del 1990, ma fu smantellata lo stesso anno dopo aver dato vita al terzo Deathlok (consultate lo
specchietto “Facce da Fumetto” per saperne di più su di lui);
in questo Universo Marvel Cinematografico, la Cybertek sembra essere
una società a sè stante, senza apparenti legami a nessun’altra
società, ma avente per obiettivo lo stesso della controparte
cartacea. -
Viene citata per l’ennesima volta
Asgard. E per l’ennesima volta da Coulson. Non comincerà a dire che
anche quella è un “magical place” eh? Vero?
Facce da Fumetto
Ritorna il nostro specchietto sui volti
noti dell’Universo Marvel e certe figure di spicco sulla quale è
meglio conoscere qualcosina.
noti dell’Universo Marvel e certe figure di spicco sulla quale è
meglio conoscere qualcosina.
Deathlok
Per quanto riguarda questo personaggio,
non si può affermare che le origini siano stata rispettate poiché
(nel corso della storia dell’Universo Marvel Classico) sono stati
tanti i personaggi che hanno preso il nome di Deathlok e tutti in
maniera diversa (attualmente, se ne contano almeno cinque). Ma
nonostante questo, la produzione riesce egregiamente nel rispettare e
non tradire lo spirito e le caratteristiche originali del
personaggio; Deathlok (conosciuto anche come “Deathlok il
Demolitore”) è il nome in codice dato ad una persona deceduta che
è stata rianimata utilizzando della tecnologia cibernetica. E’, in
parole povere, il risultato del matrimonio tra uno zombie e un
cyborg. Questo tipo di procedura, dopo la creazione del personaggio, si è
diffusa sempre di più all’interno dell’Universo Marvel Classico
tant’è che i modi, i mezzi e i componenti utilizzati per trasformare
una persona in un Deathlok hanno assunto una terminologia propria
chiamata “Tecnologia Deathlok”; sono soprattutto i corpi militari o organizzazioni milionarie invischiate in loschi traffici come la
Roxxon a far uso di questa tecnologia. I primi perchè la perdita dei
soldati rappresenta uno spreco di risorse e portarli in vita come
zombie super-attrezzati e super-ubbidienti è vantaggioso dal punto
di vista tattico/economico, i secondi invece per avere qualcuno di
estremamente efficiente, che ubbidisca agli ordini e che (nel caso
fallisse) non possa risalire al mandante (c’è addirittura un mercato
nero legato allo smercio di questa tecnologia). Come si diceva prima,
le persone che hanno vestito i panni di Deathlok sono ben cinque e
hanno tutte e cinque origini diverse: il primo Deathlok è stato
Luther Manning, soldato dell’esercito Statunitense ucciso in azione e
trasformato in un Deathlok dopo che i suoi resti furono trasportati
in un futuro apocalittico (prima apparizione: Astonishing Tales #25
del 1974); il secondo è stato John Kelly, è la versione 2.0
dell’originale Deathlok, un veterano della Guerra del Vietnam che si
offrì volontario per il progetto dopo essere stato licenziato dal suo
precedente impiego come poliziotto (prima apparizione: Marvel Comics
Presents #62 del 1990); il terzo è stato Michael Collins, un
impiegato della Roxxon Oil che scoprì che le protesi che la società
stava costruendo non stavano andando a persone portatrici di handicap
e che avevano subìto la perdita di arti e/o organi, ma al Progetto
Deathlok…fu però scoperto e venne trasformato egli stesso in un
Deathlok (prima apparizione: Deathlok #1 del 1990); il quarto è
stato Jack Truman, un agente S.H.I.E.L.D. che fu gravemente ferito
dopo un tentativo di catturare Cable (figlio di Ciclope degli X-Men)
e poi trasformato in un Deathlok dal Teschio Rosso (prima
apparizione: Cable #59 del 1998); del quinto, invece, non se ne
conosce né l’identità segreta né tanto meno l’origine, è solo
conosciuto con il nome di Deathlok Prime e fu trovato dallo
strike-team noto come X-Force e guidato da Wolverine quando questi
approdarono su una realtà alternativa dove tutti i supereroi vennero
trasformati in Deathloks. Deathlok Prime (prima apparizione:
Wolverine: Weapon X #11 del 2010) aiutò X-Force ad andarsene da
quella realtà e venne via con loro, dove cominciò ad insegnare alla Scuola degli X-Men o a svolgere
la funzione di responsabile della sicurezza.
non si può affermare che le origini siano stata rispettate poiché
(nel corso della storia dell’Universo Marvel Classico) sono stati
tanti i personaggi che hanno preso il nome di Deathlok e tutti in
maniera diversa (attualmente, se ne contano almeno cinque). Ma
nonostante questo, la produzione riesce egregiamente nel rispettare e
non tradire lo spirito e le caratteristiche originali del
personaggio; Deathlok (conosciuto anche come “Deathlok il
Demolitore”) è il nome in codice dato ad una persona deceduta che
è stata rianimata utilizzando della tecnologia cibernetica. E’, in
parole povere, il risultato del matrimonio tra uno zombie e un
cyborg. Questo tipo di procedura, dopo la creazione del personaggio, si è
diffusa sempre di più all’interno dell’Universo Marvel Classico
tant’è che i modi, i mezzi e i componenti utilizzati per trasformare
una persona in un Deathlok hanno assunto una terminologia propria
chiamata “Tecnologia Deathlok”; sono soprattutto i corpi militari o organizzazioni milionarie invischiate in loschi traffici come la
Roxxon a far uso di questa tecnologia. I primi perchè la perdita dei
soldati rappresenta uno spreco di risorse e portarli in vita come
zombie super-attrezzati e super-ubbidienti è vantaggioso dal punto
di vista tattico/economico, i secondi invece per avere qualcuno di
estremamente efficiente, che ubbidisca agli ordini e che (nel caso
fallisse) non possa risalire al mandante (c’è addirittura un mercato
nero legato allo smercio di questa tecnologia). Come si diceva prima,
le persone che hanno vestito i panni di Deathlok sono ben cinque e
hanno tutte e cinque origini diverse: il primo Deathlok è stato
Luther Manning, soldato dell’esercito Statunitense ucciso in azione e
trasformato in un Deathlok dopo che i suoi resti furono trasportati
in un futuro apocalittico (prima apparizione: Astonishing Tales #25
del 1974); il secondo è stato John Kelly, è la versione 2.0
dell’originale Deathlok, un veterano della Guerra del Vietnam che si
offrì volontario per il progetto dopo essere stato licenziato dal suo
precedente impiego come poliziotto (prima apparizione: Marvel Comics
Presents #62 del 1990); il terzo è stato Michael Collins, un
impiegato della Roxxon Oil che scoprì che le protesi che la società
stava costruendo non stavano andando a persone portatrici di handicap
e che avevano subìto la perdita di arti e/o organi, ma al Progetto
Deathlok…fu però scoperto e venne trasformato egli stesso in un
Deathlok (prima apparizione: Deathlok #1 del 1990); il quarto è
stato Jack Truman, un agente S.H.I.E.L.D. che fu gravemente ferito
dopo un tentativo di catturare Cable (figlio di Ciclope degli X-Men)
e poi trasformato in un Deathlok dal Teschio Rosso (prima
apparizione: Cable #59 del 1998); del quinto, invece, non se ne
conosce né l’identità segreta né tanto meno l’origine, è solo
conosciuto con il nome di Deathlok Prime e fu trovato dallo
strike-team noto come X-Force e guidato da Wolverine quando questi
approdarono su una realtà alternativa dove tutti i supereroi vennero
trasformati in Deathloks. Deathlok Prime (prima apparizione:
Wolverine: Weapon X #11 del 2010) aiutò X-Force ad andarsene da
quella realtà e venne via con loro, dove cominciò ad insegnare alla Scuola degli X-Men o a svolgere
la funzione di responsabile della sicurezza.
PRO:
-
Arriva Deathlok!
-
Il cameo di Stan “The Man” Lee
-
Hanno sparato a Skye! Bastardi!
(South Park dicit) -
Melinda May = James Bond levati,
per cortesia -
Creazione di una continuity e
attesa per il prossimo episodio -
L’impostazione generale della
puntata
CONTRO:
-
La location: un’Italia presentata
e rappresentata nel peggiore dei modi possibili -
Nonostante una trama strutturata,
presenta qualche piccolo buco logico -
Colpo di scena di Deathlok
rovinato a causa di precedenti spoiler
Un episodio decisamente bello corposo,
che racconta la storia con una procedura diversa e che non può far
altro che coinvolgere. Puntata scritta con il giusto
dosaggio di ogni elemento che serve per confezionare una puntata da
ricordare: humor, drama e azione messe al punto giusto, con
addirittura colpi di scena inaspettati. Episodio con le sue
imperfezioni certo, ma visto l’andazzo generale della serie è una
ventata di freschezza che non può che risanare gli animi sconvolti e
sconcertati per certe puntata orrende, demotivanti e di discutibile
fattura. Noi di RecenSerie vogliamo soprattutto premiare la produzione
per essere riuscita a creare una continuità di episodi e creare le
aspettative e la voglia di guardare il prossimo episodio, come ogni
serie che si rispetti. Non perdete, dunque, il prossimo episodio di
Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. (oh ragazzi, da quanto volevo dirlo!)
per scoprire come andrà a finire e, soprattutto, per vedere
l’introduzione di un altro grande personaggio Marvel.
che racconta la storia con una procedura diversa e che non può far
altro che coinvolgere. Puntata scritta con il giusto
dosaggio di ogni elemento che serve per confezionare una puntata da
ricordare: humor, drama e azione messe al punto giusto, con
addirittura colpi di scena inaspettati. Episodio con le sue
imperfezioni certo, ma visto l’andazzo generale della serie è una
ventata di freschezza che non può che risanare gli animi sconvolti e
sconcertati per certe puntata orrende, demotivanti e di discutibile
fattura. Noi di RecenSerie vogliamo soprattutto premiare la produzione
per essere riuscita a creare una continuità di episodi e creare le
aspettative e la voglia di guardare il prossimo episodio, come ogni
serie che si rispetti. Non perdete, dunque, il prossimo episodio di
Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. (oh ragazzi, da quanto volevo dirlo!)
per scoprire come andrà a finire e, soprattutto, per vedere
l’introduzione di un altro grande personaggio Marvel.
Seeds 1×12 | 6.37 milioni – 2.2 rating |
T.R.A.C.K.S. 1×13 | 6.62 milioni – 2.2 rating |
VOTO EMMY
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Nessun voto per ora
bella recensione! solo un appunto, per quanto riguarda May che si libera, non lo fa perchè l'hanno legata male, (la scena è molto veloce e ho dovuto rivederla per capirla) quando il tizio le infila il coltello nella spalla, lei dice "grazie, proprio quello che mi serviva" infatti si issa sulle braccia fino a portare i gomiti al petto e con la mano afferra il coltello infilzato e lo usa per tagliare la corda.. scena davvero figa a mio parere XD
Ti ringrazio per i complimenti Thirrin 🙂 è sempre bello riceverli! Si si, assolutamente, May ci regala una scena molto figa e non per questo si è guadagnata il titolo di Wolverine della situazione 😉 però rimango ancora perplesso per la facilità, ecco XD