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Ci sono delle serie TV mediocri (o addirittura scandalose) che un recensore segue per quattro motivi:
1) Abitudine: anche se la serie fa pena, ormai è talmente nella routine del recensore che non può farne a meno, nel caso la abbandonasse mancherebbe qualcosa nella sua vita e questo lo porterebbe ad un prolasso tecnorganico;
2) Ozio: è una bella scusa per non fare assolutamente niente per quaranta minuti e ingrassare felicemente mangiando schifezze davanti ad una visione di discutibile fattura;
3) Speranza: tra i recensori ci sono gli inguaribili ottimisti e venditori ambulanti de “l’ultima possibilità”, essendo quest’ultimi eterni credenti del miracolo che vuole la venuta della fantomatica “puntata decente” e che possa, così, guarire la loro depressione;
4) Masochismo: sempre tra i recensori, ci sono quelli che fanno questo lavoro perchè sono cattivi dentro e provano un sincero orgasmo nel mortificare i servi di Hollywood attraverso le loro frasi ricercate e cariche d’odio.
Cominciata con le più grandi speranze, visto l’andazzo della serie in questione, il sottoscritto stava piano piano intraprendendo la via descritta nel quarto punto, ma dopo aver visto il quattordicesimo episodio di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., sono ritornato a credere.
Dopo il gran bel lavoro fatto con “T.R.A.C.K.S.” l’episodio comincia riproponendoci le emozioni con cui si era conclusa la scorsa puntata: con tensione e ansia per il fato di Skye. La puntata, infatti, non poteva iniziare e continuare in un modo migliore; di per sè, era stata una scelta molto intelligente da parte della produzione quella di infierire questo duro colpo alla hacktivista, ma lo è stato ancora di più mandarla in scena verso la fine dell’episodio (così da creare la benedetta aspettativa per la puntata successiva). La mossa ancora più saggia, e perfettamente ascoltata, è stata quella di iniziare la puntata proprio così, mostrando le critiche condizioni di questo personaggio che il più delle volte s’è guadagnato l’odio degli spettatori; ma gli sceneggiatori fanno di più e vedendo quanto la cosa è stata apprezzata, decidono di trasformare la preoccupazione generale per la sua sorte nella trama della puntata dando vita a grande spettacolo. Un membro del Team Coulson in fin di vita, il resto della squadra che abbassa le proprie difese caratteriali e mostra debolezze o reazioni che normalmente non mostrerebbero (vedi May con Ian Quinn) e tutti insieme che decidono quasi di disertare, partendo per una missione assurda alla ricerca di un oggetto che forse non esiste, nel tentativo di salvare la vita a questa donna ormai parte di questa strana famiglia; tutti questi elementi hanno dato vita ad un susseguirsi di scene che magari non hanno fatto la storia della televisione in sè, ma per Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. hanno lasciato decisamente il segno, confezionando intrattenimento allo stato puro e intriso di azione, dialoghi perfetti, colpi di scena e dramma. Di sicuro, la presenza di Bill Paxton (Apollo 13, Big Love, Hatfields & McCoys, Twister) come special guest e la totale assenza di una qualsiasi parola proferita da Skye ha aiutato decisamente ad aumentare il gradimento della puntata; tra l’altro, l’introduzione del personaggio interpretato da Bill Paxton (John Garrett, di cui se ne parla più avanti in questa recensione), non solo ha aggiunto un ingrediente in più a questo già ricco piatto, ma ha anche dato allo spettatore una visione ancora più completa dello S.H.I.E.L.D. presentandola come un’organizzazione che (per quanto vasta) ha i suoi volti noti e colleghi ricorrenti.
Attraverso la dolorosa convalescenza della hacktivista dal bel faccino, non solo abbiamo avuto modo di assistere ad una grande uscita televisiva, ma abbiamo avuto anche l’opportunità di scoprire qualcosa di più sul resto della squadra: abbiamo visto che sotto quella dura scorza, May è una che si affeziona alle persone; che Ward è così perfezionista perchè detesta avere rimorsi; Fitz e Simmons perchè, anche se non hanno niente in comune, provano simpatia per lei. E con Coulson? Dal modo in cui si comporta Coulson capiamo di più Nick Fury e il perchè della scelta di riportarlo alla vita: amicizia, ma anche necessità. Parliamo del mondo delle spie eh, mica di Disney Land: qui prima di essere visti come persone, gli Agenti S.H.I.E.L.D. sono visti come armi e oggetti. Un Nick Fury che, tra l’altro, non compare, ma che viene presentato come Odino comanda: sfuggevole, onnipresente, strategico, calcolatore, abile nel far perdere le proprie tracce e nascondere grandi segreti, capace di grandi inganni, raggiri e in grado di spacciare per verità anche la più sporca bugia. Viene presentato, insomma, come il Re delle spie e questa credo sia una caratterizzazione da non sottovalutare.
Attraverso la dolorosa convalescenza della hacktivista dal bel faccino, non solo abbiamo avuto modo di assistere ad una grande uscita televisiva, ma abbiamo avuto anche l’opportunità di scoprire qualcosa di più sul resto della squadra: abbiamo visto che sotto quella dura scorza, May è una che si affeziona alle persone; che Ward è così perfezionista perchè detesta avere rimorsi; Fitz e Simmons perchè, anche se non hanno niente in comune, provano simpatia per lei. E con Coulson? Dal modo in cui si comporta Coulson capiamo di più Nick Fury e il perchè della scelta di riportarlo alla vita: amicizia, ma anche necessità. Parliamo del mondo delle spie eh, mica di Disney Land: qui prima di essere visti come persone, gli Agenti S.H.I.E.L.D. sono visti come armi e oggetti. Un Nick Fury che, tra l’altro, non compare, ma che viene presentato come Odino comanda: sfuggevole, onnipresente, strategico, calcolatore, abile nel far perdere le proprie tracce e nascondere grandi segreti, capace di grandi inganni, raggiri e in grado di spacciare per verità anche la più sporca bugia. Viene presentato, insomma, come il Re delle spie e questa credo sia una caratterizzazione da non sottovalutare.
Come però succede in praticamente ogni puntata di ogni telefilm, anche in questo episodio sono presenti piccole orecchie d’asino (anche se, ci teniamo a precisare, sono difetti quasi irrisori soprattutto se paragonati al resto della stagione). Quando May chiede a Coulson cosa ha visto lui non risponde: perchè? Pur di salvare Skye aveva rivelato senza problemi i retroscena sulla sua “resurrezione” al resto del team. Perchè coprirsi nuovamente di segreti? Non si sa nemmeno perchè Coulson abbia voluto interrompere l’iniezione del siero; apparentemente, la cosa, non ha senso. Altro punto decisamente discutibile è la comparsa del nuovo personaggio: Lorelei; la sua venuta non solo non è particolarmente incisiva, ma sembra anche fuori contesto. Ok, cosa ci fa esattamente qui lo scopriremo nella prossima puntata però, noi di RecenSerie abbiamo come l’impressione che abbiano voluto strafare. Ce l’avrebbero anche fatta eh, ma sarebbe stato meglio prendere un personaggio migliore.
L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
In questo episodio non ci sono molti riferimenti, ma mi premeva far luce su un paio di cose. Cominciamo? Cominciamo.
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Quest’episodio fa parte di una saga in quattro parti nominata “Uprising”. E’ il primo arco narrativo della serie che, a quanto pare, porterà il Team Coulson in rotta di collisione con il Chiaroveggente.
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Fitz cita il Triskelion, una delle più grandi basi operative dello S.H.I.E.L.D. Se avete un senso di dejà-vù, non preoccupatevi, non siete impazziti: questa base era già stata precedentemente citata da Simmons nell’episodio sette intitolato “The Hub“. Se volete avere maggior informazioni sul Triskelion, vi consigliamo di consultare lo specchietto dedicato alle curiosità dell’episodio appena citato, dato che proprio in quella recensione s’era ampiamente spiegato cosa fosse.
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Nella consueta scena post-puntata, appare un nuovo personaggio che sarà il principale villain dell’episodio quindici. Si tratta di Lorelei, una stregona Asgardiana sorella di Amora (meglio conosciuta come “l’Incantatrice”) e antagonista non troppo ricorrente nelle storie di Thor; avremmo tanto voluto parlare di lei nello specchietto di Facce da Fumetto ma, non avendo ancora visto il suo adattamento televisivo, era inutile riportare un confronto tra la versione classica e una versione moderna che ancora non abbiamo visto. Però, un’introduzione, non gliela toglie nessuno.
- Ancora non sappiamo chi/cosa realmente sia il cadavere deturpato e dilaniato che viene scoperto da Coulson, ma, noi di RecenSerie, azzardiamo un’ipotesi: vista l’altezza e il colore della pelle, pensiamo che possa essere un’alieno appartenente alla razza Kree. Anche se non siamo certi di questa conclusione, vi invito a non scartare questa ipotesi, dato che vi ricordo che la Marvel farà uscire un lungometraggio sui Guardiani della Galassia, noto supergruppo che opera nello spazio dove (nella pellicola) uno dei villain principali sarà Ronan L’Accusatore, alieno appartenente a questa razza. Non è da escludere che la Casa delle Idee voglia espandere il suo universo narrativo dedicato a personaggi cosmici anche attraverso questo serial. Inoltre, se così fosse, questo vorrebbe dire che i Chitauri visti in Avengers non sono la prima razza arrivata sulla Terra e che il caro Nick Fury ha tanti bei panni sporchi da lavare nel suo solaio. Ah! Per quelli che se lo sono chiesto: no, non è Visione.
- Il collega di John Garrett, l’Agente Antoine Triplett, è un personaggio inventato appositamente per lo show.
Facce da Fumetto
Ritorna il nostro specchietto sui volti noti dell’Universo Marvel e certe figure di spicco sulla quale è meglio conoscere qualcosina.
John Garrett
Quella a cui abbiamo assistito in questo quattordicesimo episodio, è l’introduzione di uno dei più grandi Agenti S.H.I.E.L.D. del fumetto, un personaggio che è talmente nella Serie A dell’organizzazione che hanno dovuto creare una lettera solo per lui che venisse prima della A. Il personaggio vanta addirittura il pregio di essere stato creato da un papà illustre: il grandissimo Frank Miller, noto ai più per aver scritto e disegnato le grapich novel di “300” e “Sin City” (storie che poi hanno ispirato Hollywood ad un adattamento cinematografico delle suddette), mentre agli addetti più colti del fumetto è noto per aver reinventato grandi colonne dei comics Americani come Devil e Batman. John Garrett fa il suo debutto su Elektra Assassin #2 del 1986 (serie limitata composta da otto numeri che racconta delle vicende accadute alla letale e bellissima ninja Elektra prima del suo debutto ufficiale sul mensile del Diavolo Rosso) e viene presentato come Agente S.H.I.E.L.D. di istanza nel piccolo staterello di San Concepcion dove, assieme al collega Arthur Perry, deve investigare sull’omicidio del presidente della nazione; sfortunatamente per lui, salta fuori che l’assassino è proprio Elektra e (per toglierselo dai piedi) fa saltare per aria il suo appartamento. Garrett riporta danni fisici irreparabili, ma non per lo S.H.I.E.L.D. che, facendo affidamento sulla specializzata ExTechOp, lo rimette in sesto trasformandolo in un cyborg (tra l’altro, l’immagine soprastante, può darvi una idea del trattamento che ha dovuto subire); una volta tornato in pista egli giurerà vendetta contro Elektra ma, successivi eventi, porteranno i due ad allearsi. Caratterialmente, la versione televisiva interpretata da Bill Paxton mantiene i suoi tipici tratti burberi e poco cortesi da Agente vissuto, senza però menzionare nulla sulla sua natura da cyborg; è esteticamente che, però, i due si somigliano poco. Lasciatemi dire che, vedere John Garrett senza baffi, è un pò come vedere Super Mario biondo e palestrato.
PRO:
- La corsa per salvare Skye
- John Garrett & Nick Fury
- Skye non proferisce parola…e si sente!
- La scoperta di Coulson…
CONTRO:
- …che tiene nascosta al gruppo.
- Lorelei
Probabilmente non sarà la frase più tecnica del mondo, ma possiamo dire con assoluta certezza che adesso si comincia a ragionare, cazzo. Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., dopo molti problemi iniziali, inizia finalmente a mostrare gli artigli a mantenere tutte quelle promesse che la produzione aveva accennato subito prima e dopo il pilot di questa prima stagione. Scambi di battute ottimi, sviluppi di trame interessanti e che non possono far a meno di suscitare interesse, azione, drama e momenti discorsivi messi al punto giusto. Oltre a questo, lo show dimostra (oltre ad aver inserito continuità ed aspettative per il prossimo episodio) non solo di saper raccontare una storia, ma anche di osare coi personaggi e fargli prendere/vivere situazioni difficili e vederli protagonisti di scelte audaci ed hardcore. Non c’è da stupirsi se questa puntata è stata seguita da cinque milioni di spettatori. Questo episodio non solo è la prova che può vivere benissimo senza la presenza di Joss Whedon, ma che le potenzialità ce le ha, e le sta sfruttando!
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