Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. 2×08 – The Things We BuryTEMPO DI LETTURA 8 min

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Ci sono due cose, che noi di RecenSerie, abbiamo sempre detto su questo show: 1) Che, anche se non farà la storia della televisione, questo non vuol dire che non possa offrire al pubblico dell’intrattenimento di qualità: anche se una serie tv non entra nel firmamento della serialità televisiva, questo non vuol dire che sia necessariamente brutta; 2) Che, uno dei suoi più grandi pregi, è sempre stato quello di saper osare con sceneggiature/caratterizzazioni/metodi narrativi intriganti, innovativi e piuttosto hardcore. Se il secondo punto viene sonoramente ribadito (nel caso non si fosse capito) anche in questa puntata, per il primo Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. dimostra la sua determinazione nel voler lasciare il segno. E’ troppo dire che, grazie a questa ottava puntata della seconda stagione, riesce a inserire il suo nome nella Hall Of Fame dei telefilm, però non è esagerato dire con “The Thing We Bury” si raggiunge un nuovo livello nel neonato parco dei serialcomics.
Dopo quello che potremmo definire la fine del primo ciclo narrativo del serial, iniziato con la premiere e conclusosi con l’episodio scorso, il “capitolo due” delle vicende del Team Coulson si apre rincarando la dose e sfornando una puntata dove le carte in tavola non vengono mischiate, per il semplice fatto che la tavola stessa viene completamente ribaltata. “The Thing We Bury” parte a manetta, e senza metti termini, continua a spingere sull’acceleratore impedendo allo spettatore di elaborare ogni scena, accanendosi su di lui peggio di Ivan Drago in Rocky IV; non scherziamo quando diciamo che, in questa puntata, succedono così tante cose che per gustarsele tutte al 100% è consigliata una seconda visione. Come in “The Writing On The Wall”, anche nell’ottava puntata della seconda era di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. i momenti di noia sono una distopia, perché sostituiti con momenti ancor più interessanti e di inebriante intrattenimento; difficile dire quale elemento spicca più di altri, ma questo solo perché dal punto di vista obiettivo, tutto ciò che ci viene mostrato è semplicemente oro colato. E poi, davanti a tutto questo ben di Odino, scegliere un “Miglior momento della puntata”, vorrebbe dire fare un torto ingiusto a tutto il resto.
Sarebbe difficile e ingiusto, scegliere chi recita meglio tra Brett Dalton e Adrianne Palicki: il primo sempre più a suo agio nel ruolo di ambiguo personaggio intrappolato tra eroe e mostro, e la seconda, che ha fatto ormai suo quello di Mockingbird. Sarebbe ingiusto e difficile, scegliere chi è più sadico e malvagio, tra Christian Ward e Daniel Whitehall: il primo, che getta la maschera per la prima e ultima volta, e il secondo che si consacra a vero cattivo da vocabolario in una raccapricciante scena di biopsia. Sarebbe difficile e ingiusto, non apprezzare la piacevole e sporadica presenza dell’Agente Carter e tutte le citazioni al Marvel Cinematic Universe (con annesse, tutti gli sforzi della serie di incastrare in maniera genuina la loro trama, con quella dell’universo in generale) e apprezzare, invece, tutti gli intrecci della moltitudine di storie primarie e secondarie che la produzione sta portando avanti, in maniera si intricata, ma con sapienza e scorrevolezza. Sarebbe ingiusto e difficile, provare più pena per Fitz e che per il Padre di Skye, e più simpatia per Lance Hunter (che si bomba la ex, nonostante gli insulti) e per Simmons (che fangirlizza adorabilmente Peggy Carter per l’accumunanza di nazionalità). Sarebbe difficilmente ingiusto e ingiustamente difficile, scegliere uno di questi momenti e di tanti altri che non abbiamo citato, come momento migliore e che meglio rappresenta “The Things We Bury”; si potrebbe fare a livello soggettivo e personale, ma a livello obiettivo e oggettivo, l’unico momento migliore che si può scegliere, sono quaranta minuti d’episodio: se proprio bisogna scegliere un elemento rappresentativo della puntata, allora questi è indubbiamente la puntata stessa.
I complimenti ai miglioramenti che ha fatto la produzione, si sprecano e parlano decisamente da soli; consapevolezza della licenza raggiunta, recitazione migliorata, sceneggiature mature, azione coreografata egregiamente, dialoghi brillanti e degni di un film d’autore, caratterizzazione sopraffina, effetti speciali forse non sempre eccelsi, ma che servono allo scopo. E, ultimo e non ultimo, la voglia di osare. Se dobbiamo trovare la parola d’ordine di questa puntata, questa è “osare”; la produzione non si preoccupa di mostrare allo spettatore, non solo dei dettagli che si lascia scappare così generosamente (come la Madre di Skye) necessari per i futuri sviluppi, ma anche delle scene che non mi pento di definire “da sconsigliare a deboli di stomaco e/o cuore”: la sopracitata scena della biopsia e la già ormai celebre scena del pozzo, ne sono un chiaro esempio e prova; forse è sicuramente una coincidenza, ma forse anche il pubblico si sta rendendo conto di quanto è maturato lo show, che anche se di poco, i ratings sono saliti. L’unica pecca, che però non diminuisce il gradimento generale (ma che, poco ma sicuro, da fastidio) è lo spoiler di alcuni dettagli dichiarate in certe conferenze stampa dalla ABC sull’identità dell’entità che ha costruito l’Obelisco; non è la prima volta che succede, e a questi spoiler, non ci si abitua mai. Ma come detto prima, benché dia fastidio, questo non cambia quanto detto finora.

 

L’angolo del Nerd della fumetteria all’angolo
 
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la nuova stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.
  1. Quando Daniel Whitehall parla con l’Agente Carter, quest’ultimo dice che l’obelisco è un “dono” dato agli umani da “angeli blu”. Se molti hanno pensato che ci si riferisse ai Kree, beh, non pensatelo più, perché è così. Recenti comunicati stampa dalla produzione hanno confermato che questi alieni (come quello comparso in “T.A.H.I.T.I“., ve lo ricordate?) sono proprio dei Kree.
  2. Sempre parlando di Whitehall, l’uomo responsabile della sua scarcerazione è niente popò di meno che Alexander Pierce: uno dei villain principali del film Captain America: The Winter Soldier.
  3. E sempre parlando di Peggy Carter: la sua presenza nella puntata dimostra, come l’imminente spin-off Agent Carter, sia un tassello importante per la costruzione della stagione due di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.; a questo punto, Agent Carter potrebbe essere considerata una sorta di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. 2.1
  4. In questo episodio, si sprecano le varie citazioni al Teschio Rosso e gli Howling Commandos comparsi in Capitain America: The First Avengers.
  5. Viene citata Audrey Nathan: la violoncellista con cui Phil Coulson aveva una relazione prima di essere “ucciso” da Loki in Avengers. Debuttò nella stagione scorsa e, precisamente, nell’episodio: “The Only Light In The Darkness“.

 

Facce da Fumetto
Conosciamo un pò di più i volti noti (e ignoti) dell’Universo Marvel cartaceo trapiantati qui, in questo serial televisivo dedito ad espanderne l’universo.

 

Kraken

 

“The Things We Bury” si è preoccupato di raccontarci la storia di come il soldato nazista adoratore del Teschio Rosso, Werner Reinhardt, si è reinserito nella società con la nuova identità di Daniel Whitehall. Come era successo anche per John Garrett, il serial decide di prendere Whitehall e di rivisitarlo per i suoi scopi, cambiando lì dove serviva ma riuscendo, comunque, nell’intento di fornirci un grande villain (come già detto righe sopra). Nei fumetti, il suo alias è quello di Kraken, ed è conosciuto nel mondo dello spionaggio Marvelliano come un leggendario agente segreto, talmente abile nel rendersi invisibile e nascondere la sue tracce, da trasformare in leggenda pure la sua esistenza e far scomparire nel nulla chiunque indaghi su di lui; egli è un agente Hydra che ha fatto della sua missione di vita aiutare gli agenti dell’organizzazione a diventare “quello per cui sono destinati”. Kraken è stato coinvolto, come membro e organizzatore, di innumerevoli traffici e azioni illegali e criminose, tutte per favorire l’Hydra e la crescita professionale dei suoi agenti: a lui, infatti, si deve la bravura di alcuni degli agenti più letali dell’Hydra, come per esempio Viper (tanto per dire un nome). Comparso per la prima volta su Secret Warriors #2 del 2009, Kraken combatte utilizzando una sofisticata armatura magico/tecnologica dai molteplici utilizzi solo se costretto, per il resto, preferisce nascondersi nell’ombra e manovrare tutto da dietro le quinte.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tutto. C’è troppo da citare e riassumere. Facciamo prima a scrivere tutto.
  • Questi spoiler dall’Internet c’han rotto i coglioni, son belli e tutto quanto ma alla lunga, rompono i coglioni (ELST cit.)

 

Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. ha ormai raggiunto la sua maturità, ma questo non gli basta più e confeziona una puntata impeccabile sotto ogni punto di vista, comunicando allo spettatore di voler puntare sempre più in alto, osando sempre di più. Potremmo star qui a riassumerla con mille altre parole, ma c’è solo una parola per descrivere “The Thing We Bury” in tutta la sua spettacolarità. Una parola che ci insegna Stan Lee dal 1961, quando l’Universo Marvel nacque con il primo numero dei Fantastici Quattro: “Excelsior!“. Uno dei migliori colpi che il serial abbia mai sparato: ad altre cento di queste pallottole.

 

The Writing On The Wall 2×07 4.27 milioni – 1.5 rating
The Things We Bury 2×08  4.54 milioni – 1.6 rating

 

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