Prima di essere un telefilm di genere spionistico, Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. è prima di tutto e sopratutto, un serial comics: cioè una serie tv basata su un personaggio/elemento preso dalle pagine a fumetti. Questo vuol dire, che per la sua entità ed identità di serie tv incentrata su un elemento fumettistico è, a volte anche involontariamente, costantemente paragonato dagli spettatori ad altri suoi colleghi/avversari di genere che stanno cavalcando (chi più e chi meno) la stessa fortunata onda che ha permesso ai comics di troneggiare su piccolo e grande schermo.
Il paragone viene fatto più che altro in termini di “tasso di fedeltà” con cui le importanti storie del media originale di provenienza vengono adattate al piccolo schermo, e in termini di “tasso di credibilità” con cui le suddette trame (o anche quelle appositamente inventate per lo show) vengono riadattate in termini di realismo; di conseguenza, maggiori sono il “tasso di fedeltà” e il “tasso di realismo”, maggiore è la resa, maggiore è il gradimento di pubblico e critica (Marvel’s Daredevil insegna). Paragone legittimo e interessante da analizzare, ma spesso e volentieri, ci si concentra troppo sull’elemento fumettistico e su come questo viene riadattato e rinarrato al di fuori del suo habitat naturale, perdendo di vista un punto focale della questione serial comics: che l’elemento fumettistico, deve indissolubilmente, convivere con quello telefilmico.
Se analizziamo bene la puntata, quello che salta subito all’occhio, non è tanto il fatto che “The Dirty Half Dozen” sia l’ennesima puntata solida e corposa, ma piuttosto, il fatto che lo sia al diciannovesimo episodio: e questo, se paragonato a tutti i suoi altri colleghi/avversari, conferma ulteriormente l’ormai grandezza consolidata e confermata dello show. Escludendo Marvel’s Daredevil (il quale, essendo trasmesso su Netflix, si presenta come una parentesi a parte da discuterne in altra sede) e Marvel’s Agent Carter (in quanto miniserie) tutti gli altri serial comics hanno inciampato più e più volte, nella “road to season finale”. C’è chi è arrivato al finale di stagione, presentando svariate puntate che erano l’avatar del nulla di fatto (The Walking Dead); chi ormai non sa più cosa inventarsi, e che forse, non l’ha mai saputo fin dall’inizio (Gotham); chi sta cominciando a mostrare il fiatone, nonostante la buona volontà (The Flash); chi poteva dare effettivamente di più, ma forse non s’è impegnato a dovere (Constantine); chi, invece, semplicemente esiste (Arrow). Ovviamente, anche qui, andrebbe fatto un discorso a parte per ogni serial comics citato, perché ciscuno dei loro scivoloni in zona season finale va analizzato in lungo e in largo, ma a grandi linee si può trovare un difetto comune che ha impedito agli show sopracitati di portare lo spettatore mano per la mano verso il finale di stagione: l’eccessivo sbilanciamento tra elemento fumettistico ed elemento telefilmico.
L’occhio del fan vuole la sua parte e quello che desidera più di ogni altra cosa è vedere quei frame immobili, rappresentati dalle vignette disegnate sulle pagine patinate, prendere vita e movimento in un contesto live-action. Gli showrunner ne sono ben consapevoli e, a volte (forse perché anche loro fan), si fanno prendere troppo la mano e trasformano il suddetto serial comics, in un frullato di strizzate d’occhio ai fan e patria televisiva del citazionismo sfrenato, piegando la trama alle esigenze della citazione, e creando una storia che renda esclusivamente plausibile l’esistenza di quel riferimento/easter egg. Se questa decisione narrativa può ringalluzzire gli animi dei fan per una o più puntate, nell’economia generale della serie, dove si necessita una trama concreta in cui far vivere caratterizzazioni e situazioni, non si presenta come un valore aggiunto: al contrario, si presenta come un valore che sottrae credibilità al serial, trasformando il telefilm in uno stretching citazionistico seriale. In parole povere, da “serial comics” passa a “compitino su schermo”, dove gli showrunner e tutta la crew dimostrando di aver studiato storie e personaggi, portano la loro interpretazione ai “maestrini” telespettatori per far vedere quanto sono bravi.
Arrivati in zona season finale, Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. dimostra agli spettatori che non è un serial che fa il “compitino”, ma che usa la licenza come trampolino di lancio per nuove trame e/o riadattamenti delle storie famose dei fumetti, con l’obiettivo di portare un bilancio positivo al termine della stagione, stando ben attento a dove rivisitare elementi fumettisti che non può riprodurre con fedeltà, cercando di ammorbidire i cambi più drastici avvenuti per impossibilità di realizzazione. In parole povere: il telefilm usa l’elemento citazionistico come bonus della trama che sta imbastendo, per sollazzare vecchi fan e appassionare ulteriormente quelli nuovi, ma non come perno e piedistallo su cui costruirne una. La conferma di quanto detto la vediamo nella puntata stessa e facendo nuovamente un paragone con i suoi “compagni di banco”: mentre tutti gli altri hanno capitombolato, lui resiste e continua a tenere fede al cambio di regia/atmosfere/toni che ci ha portato da “Shadows” fino ad oggi, continuando ad essere perfettamente coerente a sé stesso. La spettacolare ripresa singola, senza stacchi ed ulteriori tagli, in cui Skye fa fuori un intera squadra Hydra, usando brevemente i suoi poteri, dovrebbe agilmente confermare quanto sosteniamo.
D’altro canto, questo discorso potrebbe essere facilmente smontato, facendo notare che “The Dirty Half Dozen” si chiude con il prologo al film Avengers: Age Of Ultron. Ma anche su questa affermazione, ragioniamo, quanto spazio gli viene dato? Solo pochissimi minuti a fine puntata, rispetto a tutti gli avanzamenti della trama del serial e della caratterizzazione dei protagonisti a cui assistiamo nei quaranta minuti d’episodio: ed ecco che ritorna il discorso del valore aggiunto. Per quanto epico ed esaltante, questo riferimento al sequel del fortunato Avengers non ruba di certo la scena al breve ri-assemblaggio della formazione originale del Team Coulson (sotto certi aspetti forzata, giusto perché si sentiva il bisogno di chiudere un cerchio) o l’oscura missione che Simmons ha deciso di intraprendere ai danni di Ward: scene ed eventi che si classificano come i momenti più alti della puntata, continuando un discorso iniziato dal mid-season finale e dalla mid-season premiere, dimostrando come la storia per una buona riuscita della serie, venga prima di tutto, anche delle citazioni.
- “The Dirty Half Dozen” è stato pubblicizzato dalla Marvel Comics con un’immagine promozionale realizzata da Jake Wyatt. Cliccate qui per visualizzarla.
- Come “The Frenemy Of My Enemy“, anche “The Dirty Half Dozen” non è un tie-in ad Avengers: Age Of Ultron. Tuttavia si presenta come qualcosa di decisamente migliore: il diretto e ufficiale prologo del sequel di Avengers. Di fatti, l’episodio è la spiegazione dei primi minuti del film in Italia uscito il 22 Aprile 2015, in cui i riuniti Vendicatori attaccano la base del Barone Von Strucker: spiegazione a molti sfuggita, per due motivi: 1) Non guardano Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.; 2) Per chi segue, invece, la programmazione Italiana del serial ABC/Marvel Studios, Avengers: Age Of Ultron è stato proiettato con largo anticipo rispetto alla programmazione americana. Mentre in USA sia la messa in onda di “The Dirty Half Dozen” sia il rilascio al cinema di Avengers: Age Of Ultron debuttano nella stessa settimana, mentre in Italia no. Attualmente, Fox Italia ha appena rilasciato il diciassettesimo episodio giusto giusto il 1° Maggio: “Melinda“.
- Fa una piccola comparsata Maria Hill, ormai cameo ricorrente di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.
- Quest’episodio sancisce l’inizio e la fine della reunion della formazione originale del Team Coulson, che si riunisce e smantella nel giro della stessa puntata. L’ultima volta che gli “original six” si vedranno assieme, sia nella trama che sul set, sarà in “Beginning Of The End“. Da li in poi, i personaggi seguiranno processi creativi diversi che porterà gli attori a non condividere, spesso, le stesse scene.
- La Sokovia citata nella puntata è una nazione fittizia esclusiva del Marvel Cinematic Universe, geograficamente collocata in una non precisata zona dell’Europa Centrale, in cui risiede la base del Barone Von Strucker. Nell’Universo Marvel Classico, questa nazione fittizia non esiste, anche se all’interno dell’Universo Cartaceo esistono dozzine di nazioni immaginarie come la Latveria, la patria del Dr. Destino, forse la più famosa fra tutte le location geografiche fittizie della Marvel.
- I gemelli a cui il Dr. List si riferisce, sono ovviamente Pietro e Wanda Maximoff: rispettivamente, i Vendicatori mutanti Quicksilver e Scarlet Witch (in Italia, solo Scarlet). Tra le altre cose, su di loro, la puntata suggerisce che (in questa versione cinematografica) i due abbiano acquisito i loro poteri tramite esperimenti.
- Ricompare il Dottor List. Se ne era parlato un po’ meglio di lui nella recensione di “Aftershock“.
- A quanto pare, i poteri di Raina sembrano essere legati all’arte della divinazione. Questo conferma ancor di più che la sua controparte cartacea (apparsa per la prima volta su Uncanny X-Men #456 del 2005) non centra nulla con la sua versione televisiva. I poteri della Raina del fumetto comprendono si artigli affilatissimi, ma sopratutto una velocità, resistenza e agilità sovrumana.
- Il titolo dell’episodio è una citazione al film Quella Sporca Dozzina, rilasciato nel 1967 e diretto dal regista Robert Aldrich. Tra il cast di attori, spiccano i nomi di Lee Marvin, Ernest Borgnine, Robert Ryan e Charles Bronson.
- Curiosamente parlando, “The Dirty Half Dozen” è stato anche il titolo del terzo episodio della terza stagione del telefilm Xena: Principessa Guerrirera.
- Nello sneak peek di fine puntata, viene anticipato che gli episodi ventuno e ventidue della serie saranno trasmessi come un’unica puntata.
- Dopo lo sneak peek, è stata trasmessa un’anticipazione di pochi minuti di Avengers: Age Of Ultron.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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4.45 milioni – 1.6 rating
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The Dirty Half Dozen 2×19
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4.57 milioni – 1.5 rating
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Non fa parte dell'Universo Marvel, però è stato divertente sentire Skye paragonare Raina a Sonic 😀
Concordo con te sul fatto che la puntata sia stata bella proprio perchè sviluppata per i fatti suoi e solo alla fine collegata con Age of Ultron.
Chissà se tra le scene eliminate del film o il commento del regista si farà riferimento a questa puntata come motivazione che spinge i Vendicatori ad attaccare Sokovia/Aosta..
Ciao Luca e grazie per il commento!
Da quanto ho capito, quando Avengers: Age Of Ultron uscirà in DVD verrà rilasciata una extended cut con tutte le scene tagliate incorporate nel film stesso. Quindi, chi lo sa? Magari ce la troviamo dentro!
Speriamo che faccia riferimento a Coulson, dato che in una recente intervista ha detto che "cinematograficamente" quel personaggio è morto. 🙁
Su quel fronte potrei dire qualcosa, ma sarebbe spoiler, quindi taccio 😉 in ogni caso, penso sia un bene che "cinematograficamente" Coulson venga considerato morto: aumenta e sottolinea il concetto di agente segreto.