Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. 3×13 – Parting ShotTEMPO DI LETTURA 7 min

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Nella terza stagione di Arrow, Maseo diceva spesso ad Oliver Queen che un uomo può essere chiamato con un solo nome alla volta. Ma qui non parliamo di uomini, parliamo bensì di episodi e, in particolare, quello di questa settimana è difatti conosciuto con più titoli. Chiamato dai conoscenti “tredicesimo episodio della terza stagione”, mentre dagli amici è noto come “Marvel’s Most Wanted: Il Prologo”, “Parting Shot” infatti si presenta al pubblico del serial ABC/Marvel Studios come più di una semplice puntata Bobbi/Hunter-centrica, praticamente è un prequel al futuro spin-off.
Oltre a questo, è in tutto e per tutto l’origine delle imminenti avventure soliste di Barbara Morse e Lance Hunter, nonché scusa narrativa che permette ai due personaggi di allontanarsi dalla serie madre per procedere come coppia. L’obiettivo principale dell’episodio è stato soprattutto questo, quello di porsi come un pilota del pilota del futuro Marvel’s Most Wanted di cui non si sa ancora molto, se non che i protagonisti saranno l’Agente Hunter e Mimo, qui eliminati dal cast principale e dall’equazione della serie in maniera tanto brillante quanto strategica. Il discorso sembra superficiale e sbrigativo da fare ma, in verità, merita una attenta analisi perchè la dipartita di Bobbi/Hunter dalla trama di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. è avvenuta con un calcolato e indovinato studio dei tempi narrativi che lo rende quasi perfetto perchè funziona per entrambe le fasce di pubblico.
Per coloro che non seguono tutte le produzioni legate al Marvel Cinematic Universe, l’addio dei due agenti sembrerà un “semplice” estremo saluto da parte di quelli che sono diventati dei veri elementi insostituibili del Team Coulson e che, con il resto della squadra, ha saputo stringere una alleanza/amicizia ormai radicata nel profondo, non solo a livello narrativo ma anche a livello recitativo. Quella che sembra la loro ultima missione, in “Parting Shot” assume un senso di sacrificio estremo compiuto per il successo di un bene superiore e, quindi, come una perdita calcolata per rendere la lotta tra Hydra e S.H.I.E.L.D. – con Inumani nel mezzo – più tragica e più drammatica. E qui va il primo plauso al serial poiché riesce a mettere a segno un evento intenso e destabilizzante senza però uccidere nessuno, dimostrando come i momenti tristi per una serie corale possano essere messi a segno senza ammazzare personaggi per il mero gusto di farlo. “Drammatico” non sempre è sinonimo di “tristezza, è morto un personaggio”. Contenti che qualcuno se lo sia ricordato. Però, la dipartita di Mockingbird e (ex) consorte funziona anche per coloro che seguono tutto il Marvel Cinemtic Universe e sono aggiornati sulle produzioni future di questo universo narrativo. Si riesce infatti a dare una motivazione solida per dare vita a dei presupposti concreti per l’esistenza di Marvel’s Most Wanted e che, visti così, fanno assumere al serial una presentazione meno scoraggiante rispetto al plot.
Attenzione però perchè, erroneamente, molti recensori avrebbero potuto continuare affermando: “Se Most Wanted sarà bello la metà di questo episodio, siamo a cavallo“. Noi non siamo della stessa filosofia perché gli eventi che poi vanno a creare i presupposti dello spin-off di Lance/Bobbi sono supportati dal cast di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D., oltre che dalle atmosfere acquistate dopo un periodo di maturazione. Questi presupposti e queste motivazioni che formeranno il sistema sanguigno di Marvel’s Most Wanted hanno attinto copiosamente dalla maturazione di questa serie che si è andata consolidando per tutta la terza stagione. Insomma, facile dire che qualcosa andrà bene quando si serve ancora di un supporto vitale con cui riuscire a vivere, bisognerà invece vedere come se la caverà il serial quando sarà ormai slegato dalla serie madre. Si consiglia vivamente alla ABC di conservare questa linea di condotta per lo spin-off e non di optare per una cosa alla “Mr. & Mrs. Smith in salsa Marvel”.
Per il resto, anche se la questione Bobbi/Hunter si pone al centro di tutto l’episodio e richiama la maggior attenzione soprattutto nel finale (reso estremamente toccante grazie ad una magistrale interpretazione ed una colonna sonora azzeccatissima oltre che un tantino patetica per l’ingenuità della scena) va valorizzata anche il resto della trama che omaggia l’atmosfera dei classici della letteratura/filmografia spionistica prodotti dopo la Seconda Guerra Mondiale e durante la Guerra Fredda. Non si esagera nel dire che, se non avessimo controllato su Wikipedia il nome dello sceneggiatore di “Parting Shot” si sarebbe dato per scontato che lo script fosse tutto frutto di maestri delle spy-story come John Le Carrè o, per rimanere in ambito Marvel, Jim Steranko (l’uomo che rese Nick Fury, Nick Fury).
Una grande e apprezzatissima particolarità dell’episodio, è stata quella di riuscire a rendere il tutto un grande connubio tra elementi dei fumetti ed elementi tipici del genere spy. Si è riusciti a mescolare la licenza di cui si dispone e che permette di utilizzare elementi dell’Universo Marvel con i tipici stilemi e caratteristiche di storie a tema spionaggio scritti durante i due periodi storici citati, dove la minaccia della Grande Madre Russia era davvero grande e costituiva un nemico potente per gli Stati Uniti, tanto da influenzare la cultura pop del periodo (qualcuno ha detto “Rocky 4“?). L’atmosfera che si respira è tanto di piombo quanto retrò, tanto da far sembrare “Parting Shot” come un adattamento liberamente tratto di romanzi come “La Spia Che Venne Dal Freddo” in salsa Marveliana. Anche sotto questo punto di vista, il serial ABC/Marvel Studios riesce a raggiungere un equilibrio invidiabile, dove si riesce ad omaggiare senza diventare una mera fucina di citazioni lunga quaranta minuti, confezionando nel mentre una trama in grado di rilasciare grandi e impegnate tematiche.

 

 
Poteva RecenSerie non sbattersi per voi e raccattare tutte le curiosità e le ammiccate d’occhio per la nuova stagione di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D.? Maccerto che no, doveva eccome! Per la gioia dei nostri carissimi lettori, ecco a voi la “guida” a tutti i vari easter eggs e trivia disseminati nella puntata.

  1. La figlia di Malick ha un nome ed è Stephanie. Come il padre è un personaggio inventato per lo show.
  2. Il Generale Androvich è una versione pesantemente rivisitata di un personaggio poco noto della Marvel Comics: tale Simas Androvich, conosciuto meglio con l’alias di Iron Curtain. Comparso per la prima volta su X-Factor Annual #1 del 1986, Iron Curtain è un membro dei Siberforce, un gruppo formato da mutanti di nazionalità Russa che vennero deportati in Siberia perché considerati pericolosi dall’ex-Unione Sovietica. Durante lo sterminio, Iron Curtain e altri mutanti fecero fronte comune e formarono i Siberforce, riuscendo poi a scappare dalle sevizie della Siberia a diventare dei supereroi. Sfortunatamente per loro, piano piano, molti di questi membri morirono nelle missioni successive e i Siberforce vennero rimpiazzati con la Guardia D’Inverno: una sorta di versione Russa dei Vendicatori. Iron Curtain morirà su Super Soviet Soldiers #1 del 1992 insieme agli originali membri di Siberforce.
  3. Androvich nei fumetti ha dei poteri piuttosto comuni, della semplice superforza e super-resistenza. Qui, invece, i suoi poteri sono molto simili a quelli del personaggio DC Comics noto come Negative Man. Al secolo Larry Trainor, l’Uomo Negativo è un membro fondatore della Doom Patrol e ha il potere di creare una limitata proiezione astrale grazie alla quale dal suo corpo fuoriesce un immagine fatta di energia negativa somigliante ad una sorta di ombra senziente (qui una tavola di esempio). L’unica differenza tra le due esternazioni di poteri è che Androvich trasformava sé stesso in una sorta di “ombra vivente”, mentre Trainor semplicemente comandava qualcosa da usare come estensione del suo corpo senza che questi si staccasse veramente da lui.
  4. Nel nome finto che dice Lance Hunter quando viene interrogato, cita Corvonero, una delle quattro case di Hogwarts nella saga di Harry Potter.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’addio del Team Coulson a Bobbi e Hunter
  • Dipartita della coppia protagonista resa plausibile sia verso il futuro Marvel’s Most Wanted, sia ai fini della trama
  • L’azione, come sempre oramai
  • Atmosfera spy classica che omaggia i romanzi del genere unita alla capacità di usare la licenza Marvel
  • Scena del bar finale sì toccante, ma un po’ patetica

 

“Parting Shot” è un episodio pieno e corposo, dove la trama scorre liscia fino alla sua toccante (e un po’ ingenua) conclusione, rilasciando nel mentre grandi sequenze action intrise di conversazioni ben strutturate. Il miglior pregio dell’episodio è quello di riuscire a dare una duplice valenza alla scomparsa di Barbara Morse e Lance Hunter dal cast principale, riuscendo con successo ad usare la loro partenza come evento drammatico di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. e prologo di Marvel’s Most Wanted. Il tutto condito con un dosaggio perfetto tra elementi fumettistici e spionistici. Jim Steranko e John Le Carrè sorridono con fierezza di fronte a questo episodio. Speriamo solo che la ABC decida di attingere da episodi come questi per il solo serial di Bobbi & Hunter.

 

The Inside Man 3×12 2.91 milioni – 1.0 rating
Parting Shot 3×13 2.88 milioni – 0.9 rating

 

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