United States Of Al 1×01 – PilotTEMPO DI LETTURA 4 min

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United States Of Al 1x01 recensione pilotAncora prima di mandare in onda la series premiere, la nuova serie CBS prodotta da Chuck Lorre ha suscitato diverse critiche, a volte anche piuttosto accese, soprattutto considerato il tema e la rappresentazione data nella serie. Ed è da sottolineare che il tutto è nato ancora prima della messa in onda.
Il motivo però è abbastanza comprensibile essendo United States Of Al infatti la prima comedy americana ad avere un protagonista musulmano. La scelta è sulla carta ottima e anche audace considerando il target di pubblico della CBS: over 50 anni, tendenzialmente bianco e culturalmente riconducibile al character interpretato da Dean Norris. Bisogna quindi partire dal presupposto che “il network del grande occhio” preconfezioni esattamente un tipo di prodotto che attiri il suo spettatore tipo. E fatto questo doveroso presupposto, non ci si deve sorprendere se il risultato sia molto stereotipato e ricoperto di una patina molto americana.

LA STRADA VERSO L’INFERNO È LASTRICATA DI STEREOTIPI


La sitcom è stata creata dal rodato ma misconosciuto duo David Goetsch e Maria Ferrari, entrambi parte di quella schiera di sceneggiatori protetti ed ormai fagocitati dall’ingombrante Chuck Lorre Productions. Goetsch e Ferrari non sono infatti nuovi al pubblico americano avendo nel loro curriculum l’imbarazzante Bob ❤️ Abishola, alcune puntate di The Big Bang Theory e Young Sheldon.
Avendo Lorre alle spalle ed un’esperienza che è più o meno limitata all’ambito delle comedy/sitcom, il tentativo dei due showrunner è quello di utilizzare il classico format ma riadattarlo con qualcosa di nuovo e “inedito”, tipo un ex marine ed un ex interprete afgano che si trasferisce negli States. United States Of Al vede infatti Awalmir (per gli amici americani non capaci di pronunciarlo è stato semplicemente ridotto in Al) trasferirsi da Kabul a Columbus (Ohio) a casa di Riley, un veterano della guerra in Afghanistan con cui ha lavorato per diversi anni. Come si diceva: un’idea piuttosto buona, specie perché può dare risalto sia alla difficoltà dei veterani di guerra a reintrodursi in società, sia offrire una prospettiva diversa dell’Afghanistan e della cultura afgana. Purtroppo diversi stereotipi si sono intromessi tra il dire ed il fare.

CULTURA AFGANA FARCITA DI KETCHUP


Art:You’re an optimistic little dude, aren’t you?
Riley:Part of his culture, Dad. They’re very polite.
Art:So, you mean you weren’t really crazy about my pot roast?
Awalmir:No, I loved it. It was bursting with flavor.
Art:Want to know the secret ingredient? Ketchup.

Ancora all’epoca del casting, si è alzato un polverone relativo alla scelta di Kalyan come protagonista, piuttosto che di un vero attore afgano. Kalyan è infatti sudafricano di origini indiane, il che ovviamente non mette in buona luce l’intera produzione. Preconcetti a parte e considerando che si sta pur sempre parlando di una sitcom e non di un film candidato all’Oscar, l’intento è e rimane pur sempre quello di divertire ma con un pizzico di grano salis, ed è con quest’attitudine che si dovrebbe analizzare la serie.
“Pilot” non è un episodio malvagio ma non offre assolutamente niente di nuovo nel panorama seriale. Anzi, fin dai primi minuti si evince una massiccia dose di stereotipi, piattezza nella costruzione dei personaggi e tutto sommato molta superficialità. Se tutto ruota sufficientemente intorno al rapporto tra Riley e A(wa)l(mir), è tutto il resto che disturba un po’:

  • Riley non cambia mai espressione facciale ed è incapace di fare battute;
  • Il padre di Riley non concepisce che, essendo musulmano, A(wa)l(mir) non possa mangiare maiale o bere alcol;
  • A(wa)l(mir) viene subito messo a contrattare i prezzi al supermercato, come ovviamente fanno tutti gli afgani, ovviamente;
  • Possessività dell’uomo sulla donna, come nel caso della sorella di Riley.

Anche se magari lì per lì si può ridere su alcune battute, a posteriori emerge una non tanto velata vena di razzismo. Ora, pur apprezzando lo sforzo di rappresentare una cultura straniera in chiave americana, il risultato non è esattamente quello sperato visto che è la cultura afgana che viene piegata in funzione di quella americana. Una contrapposizione più netta, con A(wa)l(mir) a prendere in giro gli americani, sarebbe stata accolta nettamente meglio ma ovviamente non è andata così.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Alcune battute non sono malvage
  • Il character interpretato da Adhir Kalyan tiene su lo show sulle sue spalle…
  • La storia dei proiettili mancanti
  • … però battute, situazioni e stereotipi sono il vero motore della situazione
  • Visione estremamente stereotipata che rischia di essere molto controproducente
  • Si tratta dell’ennesima sitcom che è ricreata su un format ormai piuttosto anacronistico
  • Caratterizzazione dei personaggi estremamente piatta

 

L’ennesima sitcom prodotta da Chuck Lorre conferma l’anacronismo storico, misto stereotipi, che la tv americana continua a produrre e guardare. Si è visto di peggio su CBS, però anche questo United States Of Al può essere serenamente evitato.

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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