Dopo due episodi introduttivi alle varie storyline (Gi-hun, No-eul e Jun-ho) e una terza puntata fotocopia dell’ormai famosissimo “Un, due, tre, stella!” con la bambola assassina e la celeberrima melodia, Squid Game presenta finalmente un nuovo gioco per questa edizione.
Questa nuova sfida, però, viene messa in secondo piano dalla sceneggiatura di Hwang Dong-hyuk che si concentra di più sull’interazione tra i vari personaggi, soprattutto tra Gi-hun e il giocatore n° 001 alias The Front Man.
Si approfondiscono, inoltre, vari character come la ragazza incinta, il suo ex fidanzato truffatore, il rapper Thanos e il suo lacchè e se ne presentano altri come il timido Min-Su e l’ex Marine Dae-ho.
Un episodio, dunque, che riesce a dosare sapientemente sia la vera anima dello show (giochi sadici in cui si ammazzano persone in modo brutale) sia una componente più introspettiva. Alcuni spettatori storceranno il naso, altri apprezzeranno questa variante più profonda e dialogata.
DIALOGHI INTENSI E NUOVI GIOCHI
In “Sei Gambe” i giocatori rimasti dopo la mattanza del gioco precedente, devono cimentarsi in cinque mini-games da superare in cinque minuti e rimanendo legati alle gambe l’uno con l’altro.
I mini-giochi sono: Ddakji, biseokchigi (pietra volante), gong-gi, la trottola e jegi, ciascuno dei quali viene affrontato da un giocatore scelto dalla squadra stessa.
La resa scenica di questa porzione di episodio è, come sempre, impeccabile con la regia e la fotografia che rendono ancora più evidenti la violenza e la frenesia di questo pentathlon speciale.
C’è spazio per le prime alleanze, le prime strategie, ma anche per un sentimento crescente di angoscia e terrore dopo le prime squadre eliminate con una raffica di proiettili.
La prima parte dell’episodio, però, si concentra su un confronto tra Gi-hun e il giocatore n°001, ovvero il Front Man in incognito. In questa seconda stagione è ancora più innegabile l’evoluzione spirituale di Gi-hun, che vuole salvare il maggior numero di persone, proprio per far fallire i giochi.
Dal canto suo, il Front Man, cerca in tutti i modi di minare questa sicurezza di Gi-hun, instillandogli dei dubbi sulla propria fede in valori ormai inutili (come aveva fatto a suo tempo anche Il-nam).
Rimane strano il fatto che Gi-hun non sospetti minimamente di un giocatore così misterioso e palesemente doppiogiochista, soprattutto dopo la sua esperienza con un altro giocatore n°001 nella prima edizione.
STESSA STORIA, STESSO POSTO, STESSO ORGANO
Nelle precedenti recensioni si era sottolineato il focus dato al personaggio di No-eul, la donna chiamata a diventare un triangolo nella gerarchia dello Squid Game, ma ancora legata a certi ideali e valori.
No-eul, infatti, diventa triangolo per forze di causa maggiore, essendo costretta a racimolare i soldi necessari per continuare la ricerca della figlia, ancora dispersa in Corea del Nord.
Nonostante si trovi dall’altra parte della barricata, rispetto ai giocatori dello Squid Game, No-eul condivide con loro un’esistenza fatta di tormenti, ostacoli e difficoltà.
La scala di valori della giovane donna viene posta sotto i riflettori con l’escamotage (ormai rodato in questo show) del traffico di organi: così come nella prima stagione, anche in questa edizione, alcuni membri della crew utilizzano i cadaveri dei giocatori per guadagnare soldi.
No-eul, essendo di indole buona, non approva un simile comportamento e, quindi, cerca in tutti i modi di impedire la realizzazione di questo progetto, uccidendo i giocatori scelti per la vivisezione.
Per quanto possa essere funzionale ad approfondire il personaggio di No-eul, la storyline del traffico d’organi risulta ripetitiva e poco appetibile per lo spettatore, che assiste alle medesime scene della prima stagione.
UNA STORYLINE POCO INCISIVA
Una porzione di trama che, purtroppo, non funziona e risulta alquanto soporifera è quella legata a Jun-ho e la sua ricerca dell’isola misteriosa nella quale si tengono i giochi.
L’ex detective, Woo-seok e la banda di mercenari si affidano al Capitano Park che si sente ancora molto legato all’uomo da lui salvato ormai tre anni fa. Dal canto suo, Jun-ho cerca di convincerla la polizia ad aiutarlo nelle ricerche, ma senza risultati.
Nella prima stagione, la storyline di Jun-ho non dava troppo fastidio, proprio perché convergeva fin da subito all’interno degli stessi giochi, senza dover per forza dividere la narrazione in due location differenti.
Questa volta, lo stacco con il mondo esterno è più netto e finisce con l’interrompere il ritmo narrativo, già di per sé frenato rispetto alla stagione precedente. Un’interruzione, dunque, che distoglie l’attenzione del pubblico e fa calare la tensione.
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Finalmente i giocatori di questa nuova edizione affrontano un nuovo gioco a squadre, che promette una carneficina dietro l’altra. Con solo altri tre episodi prima del season finale, però, Squid Game sembra ancora tergiversare e fatica a ingranare del tutto.
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Se volete entrare nelle sue grazie, non dovete offendere: Buffy The Vampire Slayer, Harry Potter, la Juventus. In alternativa, offritele un Long Island. La prima Milf di Recenserie, ma guai a chiamarla mammina pancina.