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Star Trek, la più longeva saga di fantascienza della televisione, sta vivendo un’ennesima giovinezza in questi anni. La serie Discovery, pur bersaglio di tante critiche (alcune sacrosante, altre viziate dalla solita intolleranza del fandom puro e duro), ha avuto l’indubbio merito di riportare sul piccolo schermo l’universo di Kirk e di Spock e di fare da apripista, forse, a una nuova era del fortunato franchise. Alla serie Picard tocca ora continuare su quella strada, ma con diversi accorgimenti che fanno ben sperare per il suo futuro.
Una delle maggiori critiche mosse a Discovery è stata il fatto di essere un prequel che pasticcia con il resto del canone: si va dall’estetica incompatibile con quella delle serie ambientate cronologicamente dopo all’introduzione di diverse forme di retcon non richieste, fino a vere e proprie incongruenze su cui si è cercato di porre pezze a volte più brutte del buco da coprire.
Una delle maggiori critiche mosse a Discovery è stata il fatto di essere un prequel che pasticcia con il resto del canone: si va dall’estetica incompatibile con quella delle serie ambientate cronologicamente dopo all’introduzione di diverse forme di retcon non richieste, fino a vere e proprie incongruenze su cui si è cercato di porre pezze a volte più brutte del buco da coprire.
Beninteso, quasi ogni prequel gestito da persone diverse dall’ideatore dell’opera originale si porta dietro problemi del genere, ma è innegabile che scrivere una storia ambientata prima di un’altra è operazione rischiosa e destinata al fallimento, se non è supportata da sufficiente attenzione e conoscenza dell’opera di base; e lo è ancora di più quando la conoscenza c’è, ma soverchiata dalla voglia di stupire i nuovi spettatori anche a costo di sbugiardare quanto affermato nel canone consolidato.
Con Star Trek: Picard questo problema è assente, perché il nuovo prodotto di punta della piattaforma CBS All Access è un sequel che si pone una delle narrazioni più tarde nella cronologia interna alla saga (siamo nel 2399) e ciò limita al massimo il rischio di pasticci di continuità con le opere che l’hanno preceduto.
Certo, questo è un dettaglio non da poco che costituisce anche un limite per la fruizione: non si può gustare appieno la narrazione di “Remembrance” (e sicuramente anche dei prossimi episodi) senza aver visto la serie del 1987 The Next Generation e i film annessi, nonché il reboot abramsiano del 2009 da cui sembrerebbe ripresa la catastrofe della supernova che ha spazzato via Romulus.
Certo, questo è un dettaglio non da poco che costituisce anche un limite per la fruizione: non si può gustare appieno la narrazione di “Remembrance” (e sicuramente anche dei prossimi episodi) senza aver visto la serie del 1987 The Next Generation e i film annessi, nonché il reboot abramsiano del 2009 da cui sembrerebbe ripresa la catastrofe della supernova che ha spazzato via Romulus.
Questo non significa che la vicenda narrata sia particolarmente complicata o che sia necessaria una laurea in trekkologia per comprendere chi sia quel vecchio pelato che dà il titolo alla serie o cosa sia successo a Romulus o quanta ostilità serpeggi nella Federazione contro i sintetici; tuttavia, se non si sono mai visionati la serie The Next Generation e i lungometraggi successivi, risulta impossibile penetrare nella psiche dell’ex-capitano Jean-Luc Picard, interpretato ancora magistralmente da un carismatico Patrick Stewart (non a caso parliamo di uno dei massimi attori shakesperiani viventi), o cogliere la forza del sentimento che lo lega a Data e che lo spinge a prendersi carico della salvezza di sua “figlia”, senza contare le citazioni, gli easter eggs, gli ammiccamenti sparsi qua e là, gustabili solo da un fan.
Nello stesso tempo, Star Trek: Picard vuole essere un prodotto al passo coi tempi, forse ancor più di Discovery, che in certi frangenti ha recuperato a piene mani ingenuità e facilonerie della vecchia serialità. La squadra alla guida del progetto sa che la televisione è cambiata molto rispetto agli anni ’80 e ’90, quando ancora predominavano trame verticali con episodi autoconclusivi, e fin dall’esordio di Picard si lascia intendere una forte orizzontalità nella narrazione, incentrata (così sembra) sul rapporto tra umani e sintetici e sui fantasmi che il buon caro Jean-Luc dovrà affrontare.
Eppure, ed è questo l’ennesimo pregio, non è possibile prevedere con precisione la direzione che la storia prenderà, perché sul tavolo sono stati serviti tantissimi ingredienti che, da soli, basterebbero a costruire due-tre stagioni. E col rinnovo recentemente assicurato prima ancora della premiere, possiamo stare sicuri che il tempo per sviluppare tutti gli spunti c’è.
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E’ ancora presto per sbilanciarsi e gridare al capolavoro, ma Star Trek: Picard ha tutte le carte in regola per essere una degna aggiunta al canone della saga sci-fi più longeva della televisione. Rivedere sulla scena uno dei migliori personaggi dell’universo trekkiano in una narrazione che sembra aver trovato il giusto equilibrio tra innovazione e rispetto del passato è un’esperienza che farà felici i trekker di tutto il mondo. Sicuramente più di quanto li abbia fatti felici Discovery.
Remembrance 1×01 | ND milioni – ND rating |
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Divoratore onnivoro di serie televisive e di anime giapponesi, predilige i period drama e le serie storiche, le commedie demenziali e le buone opere di fantascienza, ma ha anche un lato oscuro fatto di trash, guilty pleasures e immondi abomini come Zoo e Salem (la serie che gli ha fatto scoprire questo sito). Si vocifera che fuori dalla redazione di RecenSerie sia una persona seria, un dottore di ricerca e un insegnante di lettere, ma non è stato ancora confermato.