Visti gli eventi, specialmente del midseason finale, ci rendiamo conto che sarebbe stato più corretto avere una recensione separata solamente per quest’ultimo.
Sfortunatamente, per mancanza di tempo, ci troviamo costretti a fare una recensione tripla che però struttureremo come due recensioni separate in modo da enfatizzare l’importanza del midseason rispetto ai due episodi precedenti che poco hanno a che fare con gli eventi più rilevanti trattati, seppur collegati.
“What do you mean “Killer bunny”?”
“I mean, when you get a call about a killer Easter bunny, you don’t know what to think.”
Quando si parla di Supernatural è impossibile non incorrere nell’espressione “filler” almeno un paio di volte durante un anno. Se si è fortunati saranno meno di una decina, se si è sfortunati saranno ben più di 10. Per ora questa stagione sembra volersi limitare un po’ in tal senso e, personalmente non possiamo che apprezzare questa scelta che, per proprietà transitiva, rinvigorisce il tenore della stagione stessa. Un episodio che lavora con la trama orizzontale è sempre di gran lunga preferibile ad un filler.
Ciò che, come si è già detto varie volte, rende un filler accettabile e, al più, apprezzabile è un corretto mix di elementi nuovi ed approccio diverso, in modo tale da rendere l’episodio il più possibile unico e speciale. “Plush” e “Just My Imagination” sono due facce di una stessa medaglia che rendono chiaro ed evidente cosa bisogna fare per far funzionare un filler e cosa evitare totalmente. Da un lato c’è il più classico dei classici episodi di riempimento, con un “mostro della settimana” già visto e abusato, dall’altro c’è un interessante utilizzo del folklore e delle esperienze di vita quotidiane abilmente elaborate per far risultare l’episodio fresco, appagante e genuino. Ovviamente “Plush” non è quest’ultimo.
Non andremo ad analizzare puntata per puntata ma preferiamo invece andare avanti per differenza, solo così sarà più chiaro il tutto.
“Wait a second. So his… blood is glittery?”
“Even when he’s dead, Sparkle can’t stop shining.”
Il “mostro della settimana” è chiaramente il primo scoglio da superare e, per non partire male fin da subito, occorre riflettere bene su quale puntare. Vampiri e fantasmi sono i più usurati (si, esattamente), ma anche lupi mannari e demoni non scherzano. Se è vero che l’abito non fa il monaco (leggasi: può esserci anche un vampiro o un fantasma, non vuol dire che venga fuori un episodio discutibile), è anche vero che per inerzia narrativa dovuta agli 11 anni di vecchiaia si è arrivati a sviscerare ogni possibile variante. Impostare una trama verticale su Sparkle o su un fantasma vendicativo è una bella differenza.
Un altro importante dettaglio è dato dalla metodologia con cui si applica il mostro della settimana ai protagonisti. “Just My Imagination” prende un interessante sin dall’inizio grazie al focus e alla personalizzazione data dal rapporto con Sam, cosa che manca totalmente invece in “Plush” dove il fantasma non ha legami con nessuno, cosa che capita praticamente sempre. Rendere il tutto una questione personale (per Sam e Dean ovviamente) aiuta ad alleggerire l’attenzione posta sulla struttura dell’episodio oltre che sul mostro. È la creazione di una trama più intrigante la chiave per far funzionare un filler, anche se ovviamente non l’unica. Infatti la scelta di andare ad utilizzare gli Zână è estremamente fruttifera e permette una divagazione anche sulla mitologia rumena, cosa estremamente rara visto l’utilizzo frequente delle mitologie latine e greche, ormai completamente sviscerate.
L’appeal diverso dato dal contesto rende “Just My Imagination” un episodio degno di essere visto seppur privo di evoluzioni nella trama orizzontale, cosa che invece assolutamente non vale per “Plush”. L’unica somiglianza è dovuta alla presenza del classico momento a due a tempo scaduto dove, dentro all’Impala, si disquisisce di problematiche ben più gravi. Tipo The Darkness, come ucciderla e come interpretare le visioni di Sam date da Dio. Già, da Dio.
Il sogno proibito di ogni fan si è materializzato in maniera dirompente e dal minuto 03:49 “O Brother Where Are Thou?” è assurta nell’olimpo delle puntate di Supernatural con più alto tasso di OMG degli ultimi 6 anni. Se è vero che Mark Pellegrino mancava dalla serie dalla lontana “Era Sera Gamble” (per la precisione episodio 7×17 “The Born-Again Identity”, è anche vero che Lucifer nella rinomata Cage non era mai stato fatto vedere, figuriamoci fatto parlare.
“O Brother Where Are Thou?” è un midseason dall’importanza enorme, non solo per il pezzo da 90 che ha tirato nuovamente in ballo, quanto piuttosto per la rottura degli schemi che ha perpetrato per tutti e 40 i minuti. Si rifletteva, in “Our Little World“, dell’importante conseguenza che avrebbe avuto la parentela tra The Darkness e Dio, una parentela che era talmente importante da elevare come mai prima d’ora il tenore della narrazione. Con la 5° stagione si era arrivati a combattere Lucifer (senza sconfiggerlo definitivamente) e da lì ogni big bad stagionale non era mai assurto agli onori della cronaca per eccessiva caratterizzazione, cosa che si è effettivamente risentita a livello di qualità almeno nei primi anni post Kripke. The Darkness rappresenta il primo vero villain ad oltrepassare la soglia imposta da Lucifer e questo non può che far piacere ma ovviamente pone non poche domande sul modo in cui si vorrà porre fine alla sua egemonia crescente. Se Lucifer era un arcangelo, qui si dibatte invece su come sconfiggere un altro Dio che, per inciso, ha la sua stessa identica potenza e differisce al massimo per esperienza (“Is she equal to him in power?” “Raw power? Sure. But she’s got none of the… Experience. God is a master strategist.“). È un problema questo? Piuttosto un’enorme opportunità per elevare lo show come mai prima d’ora.
C’è un momento specifico nella puntata in cui Dean, Sam, Crowley e Rowena dibattono sul perchè devono allearsi l’un l’altro. La discussione può sembrare stupida di primo acchito ma mette nella giusta luce l’intera situazione ed il suo evolversi:
Rowena: “They’re your enemies as well.”
Dean: “All right, Rowena, we get it. We’re all enemies. Okay? But right now, we got bigger fish to fry. Then we can go back to killing each other.”
Avere a che fare con la sorella di Dio implica l’utilizzo di armi e personaggi di entità superiore alla media. Non si ha più a che fare con questione terrene, nemmeno con problematiche paradisiache, questo è un problema divino e, come tale, deve essere affrontato con tutti i dovuti crismi. La discesa in campo di Lucifer stesso deve essere vista in tal senso, come un piano a più lungo respiro che coinvolgerà tutti gli attori principali che meritano di essere interpellati, probabilmente anche Chuck Dio stesso, magari a tempo debito.
Il ritorno di Mark Pellegrino è sicuramente la carta vincente da giocare per risvegliare gli animi dei fan sopiti, un volto, il suo, difficilmente scordabile e che rende perfettamente l’astuzia e la malvagità del Diavolo. Ovviamente, come si confà ad un character del suo tenore, il suo arrivo è frutto di una strategia ampiamente portata avanti nel corso delle puntate e che qui, tramite un plot twist non di poco conto, diventa palese a tutti: le visioni sono opera sua.
“You see, Sam, when the Darkness descended, the impact on Hell was massive.
The cage was damaged.
Through the fissures, I was able to reach out.
It wasn’t God inside your head, Sam. It was me.
So you see, he’s not with you. He’s never been with you. It was always just…Me.”
La fede gioca brutti scherzi ma la logica e la razionalità non tradiscono mai. Dio non sta “parlando” con Sam, immaginabile. Infondo stiamo parlando dello stesso Dio che all’epoca non si era minimamente scomodato per risolvere il problema di Lucifer, sempre lo stesso che nè per i Leviatani (comprensibile) nè tantomeno per la chiusura dei cancelli del Paradiso (molto meno comprensibile) si era fatto vivo.
La domanda che sorge spontanea allora è una sola: perchè mai dovrebbe ritornare ora La fede proporrebbe un suo ritorno dovuto alla questione consanguinea che solo lui può risolvere, la logica dice che non si farà vedere così come non ha fatto fino ad ora, la speranza (dei fan) è che ci omaggi della sua presenza almeno prima della fine della serie.
Parlando di questioni più terra-terra, le implicazioni del cliffhanger finale non lasciano che presagire un ritorno, se non in pianta stabile, almeno più frequente per Pellegrino/Lucifer, una nota positiva che però si scontra direttamente con la forza devastante garantita dal vuoto inspiegabile causato dalla triade: Castiel-Michael-Adam.
Se ad un primo acchito l’orgasmo narrativo elargito dal ritorno di Lucifer sovrasta ogni razionale pensiero, svanita l’eccitazione non si può non fare i conti con l’assenza inspiegabile di Castiel (avrà anche consumato tutto il catalogo Netflix a quest’ora) e con quella considerevolmente più importante di Michael e Adam, entrambi ancora rinchiusi nella stessa Cage di Lucifer ma inspiegabilmente assenti nel momento del confronto con Sam-Crowley-Rowena. Potenzialmente una spiegazione già c’è, ovvero una possibile evocazione del solo Lucifer grazie alla magia proveniente dal Book Of The Damned, tuttavia servirebbe una dichiarazione chiara e netta da parte dei diretti interessati. Ad ora la loro assenza pesa in maniera importante sul voto finale, altrimenti totalmente impeccabile.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Our Little World 11×06 | 1.70 milioni – 0.7 rating |
Plush 11×07 | 1.66 milioni – 0.7 rating |
Just My Imagination 11×08 | 2.00 milioni – 0.9 rating |
O Brother Where Are Thou? 11×09 | 1.90 milioni – 0.7 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.