Che gli autori di The Big Bang Theory sapessero sceneggiare non avevamo alcun dubbio, che fossero stanziati ad un punto morto era però praticamente sotto gli occhi di tutti.
In un insignificante excursus storico ricordiamo in poche parole come la serie si fosse presuntuosamente imposta nel panorama delle sit-com (che all’epoca era anche abbastanza scarno di qualcosa che non fosse My Wife and Kids… e l’orrore ci pervade al solo pronunciare questo vaccata) distinguendosi per originalità e potenza ritmica: sostanzialmente TBBT porta sullo schermo una manica di gente esiliata dalla società e dei tempi comici difficilmente riscontrabili in altre comedy.
Spieghiamoci meglio: la serie non ha mai avuto bisogno di inscenare grandi trame o far scimmiottare i propri attori per strappare disperatamente un sorriso e tentare di portarsi a casa la pagnotta, perché ha sempre vantato una scrittura eccellente con battute sopraffini e geniali ed un ritmo serrato che nella puntata base della serie non cresce e non sale sopra le righe, ma allo stesso tempo difficilmente decresce. Poi vabbé, chiaramente ci sono i picchi di risata di cui lo show ha fatto largo uso con il procedere di puntata in puntata (prendendoci gusto probabilmente). Tutto ciò unito ad un cast di attori ottimi ha decretato il successo di The Big Bang Theory: originalità, scrittura, bravura.
E questo è sostanzialmente il motivo per cui TBBT non ha bisogno di ingegnarsi a trovare nuove situazioni, nuovi intrighi, nuovi personaggi che si relazionano tra di loro perché, per far funzionare lo sketch, bastano un pianerottolo e i nostri soliti personaggi.
Ora questo discorso non può prescindere da una riflessione, che è quella inevitabile della constatazione di un declino della serie per quanto riguarda almeno le due stagioni passate – esclusa la corrente, dunque. E un po’ per la storia dell’uovo o la gallina: non capiamo se è per un problema di scrittura, o la scrittura sia conseguenza di evidenti scelte narrative sbagliate. Il nostro spassionato parere ci porta più verso la seconda.
E infine questa ottava stagione. Ottava stagione che, rispetto a quelle che l’hanno preceduta, rialza il livello della serie perché va funge un po’ da ritorno alle origini riutilizzando quei meccanismi che è conscia essere il suo punto forte. Dove invece difetta? Negli stessi punti in cui calava le scorse stagioni e cioè nei rapporti personali, non perché ci siano delle idee scarse o poco valide, ma solo perché la serie non li sa curare. Di conseguenza per ogni punto fatto ce ne sono altri tre persi. Prendiamo il caso concreto di Howard e Bernie che in “The Maternal Combustion” non funzionano affatto: Bernadette è stata introdotta splendidamente in una maniera che la facesse interagire con tutto il gruppo, in seguito è stato curato questo rapporto con Howard con modi semplici e dosati fino al culmine del matrimonio. Dopodiché questo rapporto viene fatto morire, lasciato vivere di rendita (e cioè la solita solfa della moglie che bacchetta il marito come fosse la madre) e attenzione, potrebbe anche farlo, se non fosse che non è supportato o giustificato da una sceneggiatura in grado di sorreggerlo. E quindi, è nato prima l’uovo o la gallina?
La parte che invece funziona nell’episodio è sicuramente quella dedicata al trio Leonard-Sheldon-Penny. Perché funziona? Si torna un po’ alle origini. E quindi vediamo uno scontro infantile tra i due coinquilini e Penny sullo sfondo che, con degli interventi brillanti e divertenti (poche sillabe ma buone: “Oh my God“), si guadagna il benestare del pubblico piacione e non. Semplice ma efficace, una vera puntata standard di The Big Bang Theory.
A chiudere il tutto ci pensano le vere protagoniste di questo ventitreesimo episodio: Mary e Beverly. Parlavamo prima di puntate di spicco, dove la serie esce dai suoi soliti schemi e regala picchi di ilarità apprezzate dallo spettatore anche e soprattutto perché gli viene regalato qualcosa di nuovo come l’incontro appunto tra le due madri. Immensa la bravura delle due attrici e della comicità trasmessa dai loro personaggi anche solamente da una postura come la rigidità di Beverly (dobbiamo commentare la classe di Christine Baranski? Divina quasi quanto Diane Lockhart). Davanti alla bravura e alla classe c’è solo da levare il cappello.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Graduation Transmission 8×22 | 14.63 milioni – 3.6 rating |
The Maternal Combustion 8×23 | 13.85 milioni – 3.4 rating |
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Lunatica, brutta, cinefila e mancina. Tutte le serie tv sono uguali, ma alcune sono più uguali delle altre.