Il 27 Febbraio di quest’anno, ci lasciava Leonard Nimoy, lo storico Spock di Star Trek (per chi vivesse in una campana di vetro). Il William Bell di Fringe, ultimo ruolo prima del definitivo ritiro dalle scene, è stato già celebrato da Chuck Lorre nei consueti titoli di coda di “The Colonization Application”, nella passata stagione. A chi non se ne fosse mai accorto ricordiamo che l’autore, al termine di ogni episodio, lascia proprie impressioni scritte in fugaci vanity card. In quell’occasione, però, Lorre accompagnò a una foto dello stesso Nimoy (che aveva prestato la voce ad un action figure di Spock, in un episodio), una dedica speciale all’attore: “The impact you had on our show and on our lives is everlasting“.
L’impatto di Nimoy e del personaggio sulle “nostre vite”, quindi, diventa il tema cardine di “The Spock Resonance” (appunto), sottoforma di un ricordo che, dopotutto, all’interno della serie stessa ancora mancava. Una celebrazione quasi dovuta, in qualche modo, data la natura dello show, per quanto vada preso atto, allo stesso tempo, come The Big Bang Theory sia diventata, in maniera direttamente proporzionale con la crescita del suo successo commerciale, sempre più il programma nerd odiato dai nerd (a questo proposito, consigliamo la lettura di questa tavola di Zerocalcare, piuttosto esplicativa). Un paradosso, direte voi, spiegato dall’accusa da parte degli stessi di veder messi in scena solo stereotipi e luoghi comuni, esclusivamente popolari e perciò lontani dalla realtà. Noi evitiamo di inserirci in una sterile diatriba, per quanto sia comunque indubbio che il drastico abbassamento di tutto lo show graviti anche, o soprattutto, attorno all’affidarsi a formule ormai rigide e tradizionali (leggi: “macchiettistiche”) da parte degli autori, come abbiamo lamentato più volte, riscontrabili, volendo, pure in questo episodio.
Altra operazione che, però, ci allontaniamo opportunamente dal mettere in atto, per questa volta, visto quanto di buono “The Spock Resonance” riesca a regalarci, rispetto più che altro ai deludenti e scoraggianti precedenti. Gli aspetti positivi sono molteplici, racchiudendosi però tutti intorno a quella potenzialità dello show, presente agli inizi e invece inespressa successivamente, ora finalmente abbracciata: ovvero la potenza e l’importanza di una figura ispiratrice nelle vite disadattate dei protagonisti, in particolar modo nella loro tenera età. Una riflessione che non si vedeva, per esempio, dall’episodio del Professor Proton in “The Proton Resurgence“, ben tre stagioni fa. Esattamente come riportavano le parole di Lorre qualche mese fa, vediamo così, in maniera anche commovente, cosa ha significato per il giovane Sheldon, nello specifico, il personaggio di Spock, in relazione alla sua “difficile” infanzia. Un argomento, questo, trattato com’è giusto sempre con ironia, ma contenente comunque una certa drammaticità di fondo, come fa notare la stessa Penny intenerita dalle sue ingenue confessioni alla macchina da presa. L’essere “nerd” piaga sociale per anni (prima dello sdoganamento rappresentato dallo stesso show) e il duro bullismo giovanile (argomento delicato e tanto caro agli stessi americani) che si relaziona alla possibilità di “evasione” infusa dalla narrativa, che sia letteraria, cinematografica o fumettistica (in questi casi, il primo pensiero va sempre a Bastian e a La Storia Infinita di Michael Ende). Ancor più apprezzabile il paragone della natura ambivalente del personaggio di Spock, in lotta tra la sua fredda e cinica metà vulcaniana e la più sensibile metà umana, con quella di Sheldon, che ha avuto nella sua caratterizzazione da “robot” la sua arma vincente, sempre condita però da slanci di umanità repressa, la quale esplode nel riacutizzarsi della ferita procuratagli dalla fine della relazione con Amy.
E veniamo ovviamente all'”anello”, situazione dagli altrettanti duplici valori. Da un lato, tutta la storia degli Shamy, nelle ultime stagioni, ci è apparsa sempre più “ruffiana” che vera, o quantomeno poco onesta narrativamente, più oggetto di materiale dal Tumblr, per intenderci. Decisamente lodevole, invece, la maniera in cui è stata affrontata in quest’episodio, soprattutto grazie al modo in cui viene ri-tirata fuori. Se la separazione, infatti, è stata ovviamente al centro della trama dei primi episodi, il cliffhanger della passata stagione (Sheldon che rivela al Gollum/pubblico le sue intenzioni “matrimoniali”) era stato invece temporaneamente accantonato. In “The Spock Resonance” torna sì a galla, ma in modo per nulla stucchevole, azzeccando in particolare tempi scenici e comici, spiazzando tanto i personaggi quanto lo stesso spettatore, che durante un tributo a Nimoy o al massimo alle “stranezze” di Sheldon, meno si aspettava che vedere una deriva tanto personale e soprattutto “amorosa”. Prima di arrivare alla struggente scena finale, non possiamo che riconoscere quanto l’atmosfera dello spockumentary sia funzionante e divertente, grazie anche alle guest star (ed un Will Wheaton al solito più che irriverente), con una visione dello show notevolmente spensierata e piacevole.
Tornando alla scena finale, invece, continua il giudizio a due facce, dipendentemente da quale approccio si vuole usare, se quello “pennyano” della compassione o quello “sheldoniano” del (finto?) distaccato. Siamo sempre intervenuti sulla sostanziale differenza tra The Big Bang Theory e serie come Friends o How I Met Your Mother, perciò sequenze come quella “muta” che chiude l’episodio, non possono che significare la (rara) eccezione alla regola della sit-com e, per forza di cose, comunque mai banale. Le prospettive per il futuro ci danno speranze, almeno in termini di trama, mentre sul versante comico il fatto che la nuova fiamma di Amy, seppur vista da dietro, sembri avere le fattezze di Stephen Merchant, l’attore/autore di Hello Ladies, può essere sinonimo di grosse (e insperate) risate in arrivo. D’altro canto, sembra la puntata degli argomenti “pesanti”, vedi la storyline “familiare” dei coniugi Wolowitz.
La sottotrama spiega “narrativamente” le dichiarazioni degli autori che hanno sempre escluso in passato l’arrivo di un bebè nello show, specialmente dopo il matrimonio della coppia. Certezze che dopo quest’episodio non sembrano più tanto sicure: che Howard e Bernadette condivideranno i propri destini con quelli di Chandler e Monica o Marshall e Lily? Come detto, neanche la loro situazione, malgrado sia affrontata con ilarità, è tanto “leggera”, aspetto che però in questo caso non ci sorprende affatto, visto quanto la coppia sia a suo agio nel “dramma” (dalla morte della mamma di Howard alla fuga di Wolowitz senior, quest’ultima citata sospettosamente di frequente tra l’altro; ma anche le stesse “romanticherie” non sono da meno, specialmente nel campo “musicale”), molto più che in quello ironico, che è arrivato a far strappare qualche risata e poco più. Altro paradosso, questo, se la si vuol vedere malignamente, piuttosto preoccupante, visto quanto, anche stavolta, la comicità sia retta quasi principalmente dal padre di lei (a proposito, la caratterizzazione dei genitori dei protagonisti sembra ormai un fiore all’occhiello degli autori), a differenza di Raj che appare messo lì a forza, tanto da essere decisamente più fuori posto dello scomodo parente. Personaggio, quello dell’indiano, che più di tutti dev’essere salvato e, qui preghiamo, anche in fretta.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Helium Insufficiency 9×06 | 16.32 milioni – 4.4 rating |
The Spock Resonance 9×07 | 14.81 milioni – 3.7 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.