La grande sorpresa che ha caratterizzato il primo episodio di The OA, oltre alla trama visionaria già descritta nella precedente recensione, riguarda anche l’aspetto stilistico-visivo. Durante i primi minuti dell’episodio, le riprese a mano e la musica intimista di sottofondo facevano pensare a quei tipici prodotti underground via cavo, come The Leftovers, per capirci. Nel segmento finale di episodio, i sorprendenti titoli di testa (dopo quasi un’ora) fanno da preludio ad un’esplosione di lirismo, luci e colori determinati dal flashback di Prairie/Nina.
“New Colossus” prosegue sulla falsa riga del primo episodio, proseguendo il flashback causato dal racconto della protagonista ai suoi cinque curiosissimi ascoltatori. Da notare come, invece, avvicinandoci al finale, aumenti anche la dimensione claustrofobica e opprimente dettata dallo stato di menomazione sensoriale della ragazza. Siamo, come lei, totalmente incapaci di capire in che luogo venga portata dal misterioso personaggio che incontra e di cui ingenuamente si fida. L’immersione nel contesto non-visivo di Prairie lo si vive soprattutto quando, nel finale, avviene l’incontro con il famoso Homer, di cui però noi spettatori, come lei, sentiamo solo la voce (per ora).
“New Colossus” è ancora considerabile come nonsisabenecosahovistomaèstatomaestoso, ma ciò avviene con una maggiore linearità. Se in “Homecoming” eravamo stati colti di sorpresa dall’improvviso racconto ad ampio respiro, all’inizio di questo episodio iniziamo già a prendere familiarità con la struttura narrativa della serie: verrà svelato un po’ per volta cosa è avvenuto nei 7 anni della scomparsa di Prairie, dopo che nel precedente episodio si era assistito al prologo, ovvero come aveva perso la vista. Certo, è anche vero che veniamo colti di sorpresa anche qui, quando il racconto improvvisamente si interrompe e assistiamo a momenti di presente. Proprio questi momenti ci danno ulteriori informazioni su come proseguiranno i prossimi episodi, grazie ad un nuovo approfondimento su uno degli ascoltatori del racconto notturno. Questa volta è il turno di French, il ragazzo apparentemente più con la testa sulle spalle rispetto allo Steve mostratoci nel precedente episodio. Sicuramente non bisognerà aspettarsi una verticalità nell’approfondimento di questi personaggi ma la varietà che potrebbero garantire ad ogni episodio sarà utile anche a soddisfare la curiosità che alcuni di questi suscitano (vedasi la professoressa).
Ne sappiamo qualcosa in più sul tipo di show che abbiamo davanti, quindi, senza avere la più pallida idea però di dove andrà a parare. Altro elemento che definitivamente ci regala qualche informazione in più è quello determinato dalla conversazione tra il personaggio interpretato da Jason Isaacs e la protagonista, in cui lui esplicita quello che sembra a tutti gli effetti il “manifesto” della serie, ovvero l’argomento che verrà trattato. L’alone di mistero che avvolge gli eventi finora mostrati, a quanto pare, avrà un suo sbocco sovrannaturale nell’ambito dell’ambiguo campo delle esperienze pre-morte. Un settore, questo, che anche nella realtà ha la sua porzione di interesse da parte dell’opinione pubblica. Curioso il caso descritto della persona che “tornata in vita” acquisisce una perfetta intonazione, o della musicalità stessa acquisita da Prairie. E’ possibile leggere di casi simili all’interno di “Musicophilia”, uno dei più celebri libri del celebre neurologo Oliver Sacks.
La dichiarazione di intenti portata avanti in questi due episodi ricorda moltissimo un’altra celebre serie della stessa piattaforma: Stranger Things. Anche lì, prima di individuare nelle dimensioni parallele il soggetto fantascientifico della serie, erano passati alcuni episodi, lasciando prima soltanto la possibilità di intuire o supporre il soggetto in questione. Certo, il caso di The OA è molto più fumoso, l’impressione è che sia stato dato solo un assaggio delle potenzialità narrative che avranno modo di svilupparsi nei prossimi sei episodi. Per farla breve, l’impressione è che un intero universo narrativo sia ancora in fase di formazione.
Ciò che avviene in “New Colossus”, inoltre, ha una valenza meta niente male. L’avvicinamento tra personaggi improbabili e lontanissimi tra loro, determinato solo dal racconto notturno, crea un “fandom” all’interno della serie stessa. All’interno della scuola, i ragazzi parlano tra di loro e speculano sugli elementi del racconto ascoltato poche ore prima, fremendo in attesa della seconda parte. Esattamente come i fan di serie TV che lanciano ipotesi (prendendoci il più delle volte, vedi Westworld) e discutono tra loro nei forum durante la settimana che separa due episodi. La cosa divertente è che l’attesa per il prosieguo del racconto la devono vivere solo i poveri ragazzi di The OA, al contrario di noi spettatori “reali” che abbiamo in dotazione il sistema del binge watching gentilmente offerto da Netflix. La stessa Netflix sembra quasi irridere l’attesa settimanale, sistema vetusto di fruizione seriale, soppiantato sempre di più dalla morte sociale delle stagioni rilasciate per intero.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Homecoming 1×01 | ND milioni – ND rating |
New Colossus 1×02 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.