Quando la più misera, banale e stupida puntata di Black Mirror incontra la sceneggiatura più blanda e la stagione peggiore di The X-Files, il risultato è “Rm9sbG93ZXJz”. Un diverso modo per intendere questa puntata e presentarla agli occhi dello spettatore (e di chi sta leggendo questa recensione) non esiste.
Se la chiave di lettura, nonché banalissima morale della favoletta, è racchiudibile in “dobbiamo essere degli insegnanti migliori”, in riferimento al nostro modo di approcciarci alla tecnologia, allora possiamo tranquillamente affermare che la serie ha toccato il fondo. Si tratta del secondo voto, dall’inizio della stagione, totalmente negativo per la serie di Chris Carter. Il primo tuttavia aveva da addurre diverse e valide spiegazioni esaustive, soprattutto in relazione alla mitologia che in “My Struggle III” veniva completamente presa a pugni e devastata in ogni più piccolo particolare.
Tutto ciò non avviene in “Rm9sbG93ZXJz” per un semplice motivo: la puntata è stand alone e procedurale e quindi la mitologia, per fortuna, viene salvata da questo obbrobrio.
Risulta conseguentemente difficile parlarne perché la puntata è semplicemente brutta da qualsiasi punto di vista: il plot inesistente, una sequela di avvenimenti completamente casuali, una assenza di dialoghi non sapiente (come avvenuto per esempio in “Hush” di Buffy), un villain di puntata quanto meno ridicolo, una morale imbarazzantemente terra-terra ed un finale a dir poco raccapricciante nella sua inutile semplicità.
Stiamo forse esagerando? Forse sì, forse no. Vediamo di analizzare leggermente meglio la sequela di punti precedentemente proposta.
Il plot inesistente
E’ vero, si tratta di una puntata procedurale e quindi distaccata da quella che è la linea temporale narrativa, come è consuetudine. Ma esattamente quale è la storia soprannaturale di questa settimana che Carter cerca di raccontarci? Perché a parte un eloquente e generalista “la tecnologia è cattiva” poco sembra venire in mente, ad una prima occhiata. I poco più che quaranta minuti di puntata scorrono via senza che una vera e propria storia prenda piede, con la narrazione che si trascina mestamente verso la conclusione, mentre lo spettatore (coinvolto più dalla curiosità di vedere dove il tutto vada a parare che altro) rischia di assopirsi.
Una sequela di avvenimenti completamente casuali
Risulta oltremodo complicato e difficile riuscire a trovare un nesso logico tra il ristorante gestito da robot, centinaia di droni, auto senzienti e sistema d’allarme di una casa. Anche perché, nuovamente, si ritorna al punto precedentemente presentato come morale: “la tecnologia è cattiva”. Ma è veramente valido come assunto? Soprattutto perché presentata come è presentata in The X-Files assume piuttosto il valore di blanda e sciocca parodia, rispetto a puntate di Black Mirror dove la controversa tematica dell’utilizzo della tecnologia nella vita quotidiana assumeva tutt’altro peso.
Una assenza di dialoghi non sapiente
Precedentemente si è fatto l’esempio di “Hush”, episodio per antonomasia quando si parla di assenza di dialoghi o silenzi prolungati. Il problema in “Rm9sbG93ZXJz” è che il non dialogo non rappresenta sotto nessun aspetto uno strumento utile a rafforzare la narrazione e/o dar modo alla regia ed alla puntata di catturare l’attenzione dello spettatore (si pensi per esempio ai silenzi prolungati nelle scene oniriche dei film di Lynch o nei film di Nolan, quanto Hans Zimmer prende possesso del comparto audio). No, qui semplicemente si è voluto stare sull’economico non pagando sceneggiatori e chi scrive i dialoghi. Il risultato è quello che è.
Un villain di puntata quanto meno ridicolo
Ponendo concettualmente il nemico di puntata come la tecnologia, il villain prende forma solamente nelle scene conclusive quando Mulder e Scully vengono “attaccati” dallo stesso. Anche in questo caso è d’uopo sottolineare come la puntata risulti veramente low cost, pure in questo frangente.
Una morale imbarazzantemente terra-terra
Di questo punto viene dato ampio spazio ad inizio puntata, con la solita introduzione tramite voce narrativa, ma solo in conclusione il pensiero concettuale che Carter ha voluto imprimere nella puntata prende forma dalla bocca di Fox Mulder: “We have to be better teachers“. Come già detto ed ampiamente sottolineato non può che ritenersi un banalotto messaggio di denuncia relativo all’attaccamento e la dipendenza di ogni singolo individuo dalla tecnologia. Peccato che il tema non venga accuratamente analizzato o affrontato dalla puntata che preferisce piuttosto giostrare tra il serio ed il comico non concludendo nulla. Se poi si tiene in considerazione che tutta la storia inizia e finisce semplicemente per una mancia non data, il ribrezzo non può che aumentare. Con Quantin Martin sarebbe stato molto diverso.
Un finale a dir poco imbarazzante
Finale che segue il filo logico della morale e che, conseguentemente, si presenta esattamente come la stessa: banale, semplicistico e dal sapore di già visto.
Mulder e Scully più simili ad una giovane coppietta di qualche drama ABC, piuttosto che ad una coppia di detective alle prese con la solita guerra al Consorzio ed ai più grandi complotti planetari.
Come disse Aldo in Chiedimi Se Sono Felice rivedendo Giovanni: “Mii, che tracollo brutto che hai avuto!”. Una frase che può tranquillamente adattarsi anche a questa, al momento imbarazzante, stagione di The X-Files.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Kitten 11×06 | 3.74 milioni – 1.0 rating |
Rm9sbG93ZXJz 11×07 | 3.23 milioni – 1.0 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.