True Detective 1×02 – 1×03 – Seeing Things – The Locked RoomTEMPO DI LETTURA 4 min

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Leggevo un intervista fatta a Matthew McConaughey in occasione dell’uscita con relativa candidatura agli Oscar per Dallas Buyers Club e non riuscivo a non pensare a True Detective e al personaggio di Rustin “Rust” Cohle, sia nel 1995 sia nella versione più narcisistica del 2012. Cohle e Hart sono due character che ti penetrano dentro nel profondo insinuandosi nelle crepe sottili ma invisibili che la vita ci ha creato e che cerchiamo invano di tenere nascoste agli altri. Questi due Detective affrontano queste tematiche in maniera diametralmente opposta sia per approccio che per scelte fatte ed è impossibile non sentirsi sporchi nella coscienza mentre li guardiamo annaspare nei loro problemi quotidiani. Se Hart deve affrontare problemi più “umani” come il tradimento, la gelosia e i problemi coniugali che ne derivano indirettamente, Cohle viene a patti col mondo ogni giorno ed in qualche modo cerca di non sprofondare nelle tenebre che lo avvolgono.
Guardare True Detective provoca disagio ma un tipo di disagio di cui non si può fare a meno per intensità e un po’ anche per masochismo. Non lo si guarda per vedere come proseguiranno le indagini e se ci sarà un colpevole (a proposito: è Reggie Ledoux il serial killer?) ma per sapere cosa hanno vissuto Hart e Cohle e cosa li ha spinti a diventare così diversi e, se si può, ancora più agli antipodi per idee e visione della vita. Il caso è solo il filo conduttore che Nic Pizzolato ha ideato per ricollegare le due diverse linee temporali ma ha un’importanza relativa nell’economia della serie perchè ciò che appassiona di più è ascoltare i monologhi di Cohle nel 2012 e seguire l’evolversi della crisi matrimoniale e sentimentale che sta turbando la vita di Hart. E a proposito di questa spezziamo una lancia in favore della HBO che ha resistito per ben oltre 90 minuti prima di sfoderare una scena di nudo con Alexandra Daddario, segno questo che siamo si su HBO ma che le priorità sembrano in parte cambiate anche nelle direttive che dà il canale agli sceneggiatori.
Se il pilot era servito ad introdurci nel mondo religioso, lento e totalmente diverso della Louisiana che ci ha mostrato True Blood (sempre HBO giusto per ricordarlo), “Seeing Things” ci tira un gancio destro ben assestato mentre “The Locked Room” ci piega con un pugno sullo stomaco. “Let’s start asking the fucking right questions” era la frase con cui il Cohle 2012 ci aveva lasciato in “The Long Bright Dark” ed effettivamente solo ora riusciamo a capire quanto lontani siamo ancora dal sapere la verità e dal capire le personalità dei due protagonisti. Ad una seconda e terza visione appare chiaro come i personaggi 17 anni dopo abbiano preso strade opposte e se un sempre perfetto Woody Harrelson continua ad interpretare il composto e falso Hart, McConaughey ha incontrato Schopenhauer, lo ha abbracciato ed è diventato il suo studente modello che, a volte, sforna monologhi fin troppo importanti per uno che è interrogato da due poliziotti. Hart già nel ’95 era una persona composta che non lasciava tradire i suoi veri sentimenti nè sul luogo di lavoro, nè in famiglia ma indossava una maschera adatta a nascondersi in ogni occasione e a secondo dell’interlocutore; nel 2012 le abitudini non sono cambiate e nonostante il suo monologo davanti alla telecamera dica una cosa, i ricordi raccontano tutt’altro. Hart invece, che non ha niente da nascondere, cerca di indottrinare il proprio pubblico secondo la sua filosofia fondata sulla sofferenza che la vita ha in serbo per ognuno di noi che si contrappone alla speranza e ai sogni che ciascuno cova dentro di sè e che permette a tutti di sopportare questo dolore. In certi tratti i suoi discorsi appaiono quasi pesanti e slegati rispetto alle immagini e al contesto dell’indagine ma il tutto è volutamente eccessivo proprio per focalizzare l’attenzione sui personaggi e non sulla storyline.
True Detective può piacere o non piacere per la propria lentezza narrativa ma è innegabilmente un prodotto di qualità superiore alla media che trasforma ogni puntata in un mini film in cui l’unico protagonista è l’essere umano in ogni sua forma ed in tutti i suoi difetti.

PRO:

  • Innegabile bravura di McCounaghey e Harrelson
  • Dualismo e continua contrapposizione tra Rust e Hart
  • Regia impeccabile in tutto
CONTRO:
  • A volte le parabole morali di Rust presenti in “The Locked Room” sono troppo distaccate dall’episodio e raccontano una storia a sè stante.
Non è una serie adatta a tutti ma di sicuro va vista da tutti per essere compresa e apprezzata. La bravura è innegabile, sia degli attori, che della regia che di Pizzolato.
The Long Bright Dark 1×01 2.3 milioni – 1.0 rating
Seeing Things 1×02 1.67 milioni – 0.7 rating
The Locked Room 1×03 1.93 milioni – 0.8 rating

 

VOTO EMMY 1×02

VOTO EMMY 1×03

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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