Under The Dome 1×02 – The FireTEMPO DI LETTURA 6 min

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Tempo fa lessi un intervista di un
famoso scrittore di fumetti che affermava: “Quando dai vita ad una
serie, il secondo numero vende sempre meno del primo e più del
terzo”. Quello scrittore si chiamava (e si chiama ancora) Warren
Ellis…magari per voi è un nome che non dice niente, ma è un po’
come il Quentin Tarantino dei fumetti,
vediamola così, giusto per
farvi capire il suo stile molto diretto e sopra le righe. Che
sappiate chi sia o no il signor Ellis, bisogna
dire che lo scrittore inglese ha ragione: qualsiasi secondo capitolo
di una qualsiasi opera, solitamente, ha meno hype del primo, ma
questo non è assolutamente un difetto ma solo una diretta
conseguenza di una prima prova riuscita più che bene…insomma, per
dirla in parole povere, è chiaro che se nel primo episodio sia stata
messa sulla griglia una sacco di carne, ora è logico che queste bistecche
devono rosolare a fuoco lento e a tutte le pietanze deve essere dato il
giusto tempo di cottura, altrimenti la bistecca “el brusa e le fa
schivi”. Per farvi capire ancora meglio l’andazzo di questo
episodio, vi faccio un altro esempio, questa volta terra terra e a prova
di deficiente: immaginate che in un ipotetico sabato sera andiate in
discoteca o a un concerto e vi ubriacate da far schifo…il giorno
dopo che succede? Ma è ovvio che passate tutta la Domenica con un
bel mal di testa a smaltire i sintomi del giorno prima. Ecco, quello
che succede in questo episodio è esattamente questo.
Gli abitanti della “tranquilla”
Chester’s Mill cercano, seppur con difficoltà, di convivere con
questa misteriosa e invalicabile cupola, di farsene una ragione
riguardo alla sua esistenza e di cercare di andare avanti con le
proprie vite. Nonostante alcuni fan di questo
adattamento televisivo del libro di Stephen King non abbia trovato
gli stessi elementi che gli hanno gasati nel primo episodio, lo
spettatore viene comunque messo al corrente di tanti altri fatti che
nel primo episodio non vengono accennati, un po’ per non mettere
troppa carne al fuoco, e un po’ perchè sono pensieri che vengono col
senno di poi. Per esempio: viene fatto notare che essendo Chester’s
Mill tagliata fuori dal mondo, cose come cibo, acqua e ulteriori
rifornimenti, anche i più superficiali e insignificanti, se non
usati con parsimonia finiranno più presto del previsto (di fatti, il
provvidenziale Barbie s’appresta ad affrontare questa eventualità);
viene fatto ulteriormente notare che quando una cittadina in una
situazione di grande terrore e scompiglio come questa, può
facilmente passare da “affiatato vicinato” a “folla anarchica”,
come insomma lo scontento possa dilagare facilmente a causa del
disagio e provocare non pochi danni…e s’è pure visto, dopo una
organizzazione a livello militare per spegnere un incendio, subito
abbiamo una morte accidentale per un esempio di questo tipo di
isterismi; inoltre (attraverso
improbabili calcoli matematici) apprendiamo ancora quanto sia grande la cupola
dando addirittura delle misure precise e dicendo che, inoltre, si
estende pure metri e metri sotto il livello del suolo e anche una
certa idea del materiale con cui è costruita…ma sopratutto, che
niente entra e niente esce e cose come il fumo generato dall’incendio
rimane al suo interno e non si disperde nell’aria, rimane comunque in
una area circoscritta, per quanto vasta sia.
Una cosa che ho tanto apprezzato in
questo episodio è il cambio di scena tra le interazioni dei vari
personaggi. Per farvi un esempio, prima abbiamo la scena dei due DJ
della radio rock che parlano e cercano di carpire info sulla cupola,
dopo qualche secondo passa la palla alla scena in cui Big Jim ripara
il generatore della corrente della proprietaria del bar, che intanto
stava ascoltando quella stazione radio. Insomma, c’è una sorta di
collegamento (seppur minimo) che almeno nella prima parte
dell’episodio è stato usato per cambiare scena; questa modalità per il cambio di scena è decisamente apprezzabile perchè dà la sensazione che
tutte queste diverse scene stiano succedendo nello stesso momento e
non una di fila all’altra, anche perchè Chester’s Mill è ancora una
città viva e fluida, anche se spaventata a morte.
Molti di voi forse
hanno trovato un po’ stupido il fatto che i personaggi non siano
ancora riusciti a parlare coi soldati al di fuori della cupola magari
scrivendo qualcosa su dei foglietti di carta, e avete ragione,
avrebbero potuto provarci ma provate voi ad essere in una
situazione del genere, di certo anche le idee più ovvie in una
situazione di panico sono quasi le ultime a venire in mente.
E a
proposito di personaggi, cominciamo a sapere più cose su alcuni di
loro, in primis di Barbie, infatti scopriamo
perchè ha ucciso il marito della giornalista e che probabilmente ha
avuto qualche addestramento militare (altrimenti non si spiegherebbe
la medaglietta), sempre più evidente anche nel modo in cui combatte o interagisce pragmaticamente nelle situazioni più confusionarie. Inoltre scopriamo che nell’oscuro segreto sul propano che
nasconde la cittadina sono forse coinvolte più persone di quante se
ne pensava oltre a Big Jim e al defunto Duke, addirittura un reverendo che fa una figura di merda e che appare dannatamente squallido e corrotto. Dio opera in
maniere molto misteriose, tipo cercando di farlo bruciare nella casa a cui ha dato fuoco in maniera invereconda e inspiegabilmente stupida. Un peccato che non sia morto, ma Dio Vaughan ha altri piani in proposito.
Nella lista di cose da evitare in un serial che non vuole finire sotto l’etichetta di spazzatura ci sono innanzitutto la classica e tipica frase criptica
“moriremo tutti” ormai talmente usata e usurata da far poca paura,
ed inoltre la morte di Freddy, un po’ telefonata, che ha comunque ha avuto un
effetto (ovvero, dimostrare i danni dell’isterismo) ma non quello
sperato, dato che come cliffhanger di fine episodio è stato un po’
debole. Insomma se è vero che il secondo episodio è sempre peggio del primo Under The Dome non smentisce di certo questa regola, speriamo solo che il declino non prosegua.

PRO:

  • Ancora una volta, a tutti i
    personaggi è stato il giusto spazio e il giusto tempo per poterli
    usare e alcuni di loro vengono
    approfonditi e fatti conoscere ancora di più.
  • La scena d’origine dell’incendio
CONTRO:
  • Cliffangher finale non molto
    riuscito
  • Duke già morto. La speranza che si salvasse erano poche ma c’erano ed invece dobbiamo già dare l’addio a Jeff Fahey, un grosso peccato.
  • Il reverendo Coggins non convince per niente…
  • La frase “moriremo tutti”
    potevano effettivamente evitarla
Pur non presentando la suspance del
precedente episodio abbiamo la conferma di uno dei nostri sospetti:
che questa è una serie fatta per durare molte stagioni e che si
prenderà tutto il tempo per spiegare tutte le trame e gli indizi
sollevati in questo gran polverone. Da parte nostra, c’è
fiducia, ora tocca alla crew capitanata dal caro Brian K. Vaughan cercare di non mandare tutto in vacca…

VOTO EMMY

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