We Are Who We Are 1×08 – Right Here, Right Now #8TEMPO DI LETTURA 3 min

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Viaggiare è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza. Va dalla vita alla morte. Uomini, bestie, città e cose, è tutto inventato. […] E poi in ogni caso tutti possono fare altrettanto. Basta chiudere gli occhi.
(Louis – Ferdinand Céline – Viaggio al termine della notte)

 

Le conseguenze degli eventi devastanti dell’episodio precedente di We Are Who We Are si fanno sentire, anche se restano in sottofondo: la famiglia Poythress è in partenza per il Giappone.
Prima però, Caitlin e Fraser hanno ancora il tempo per andare ad un concerto dei Blood Orange a Bologna. A parte un cliché un po’ forzato e fastidioso (i due non hanno soldi per il biglietto, ne nasce la “simpatica scenetta” dei due che scappano dal controllore, anche se Fraser dice che la madre gli dà la carta di credito senza fiatare, forse per mettere a tacere i suoi sensi di colpa), il viaggio si rivela per tutti e due ricco di importanti e bellissime scoperte. Non a caso, la colonna sonora è Absolute Beginners di David Bowie, perché in fatto di vita siamo un po’ tutti dei principianti, come qualcuno ha fatto sagacemente notare.
Dopo aver avuto il piacere di rimediare un pass per i camerini e di farsi un selfie col suo cantante preferito, la ragazza capisce definitivamente di non voler conquistare le donne travestendosi da uomo, di essere quindi a suo agio con se stessa e il proprio corpo almeno da questo punto di vista (resta aperta ogni altra opzione, come dimostra la scena dei saluti con Britney).
Il ragazzo, invece, capisce che proprio l’amica è quel che gli ci vuole in questo delicato e tormentoso passaggio della sua vita. Qui arriva una gioia in mezzo a tanta monotonia e a tanti problemi piccoli e grandi: Caitlin ricambia i suoi sentimenti. Ne fa le spese, per così dire, un ragazzo italiano incontrato sulla via del concerto, piantato lì come una cicca scartata, con l’inquadratura che lo fa sparire brutalmente per sottolineare il concetto.
Non tutto, comunque, è luce e gioia: dubbi e inquietudini rimangono e non si risolvono, come dimostra il discorso “siamo tutti immaginari, questo non esiste”.
Il finale sembra un omaggio al celebre romanzo di Enrico Brizzi, Jack Frusciante è Uscito Dal Gruppo: ne richiama l’ambientazione bolognese, con la vista della città dalla Madonna di San Luca definita “il posto più bello del mondo” e il fatto che lei stia per partire proprio quando sta nascendo la storia d’amore. Offre davvero una degna chiusura alla storia, anche se non ci dovesse essere una seconda stagione dello show.
Nota conclusiva: durante tutti gli episodi, Fraser ha dimostrato il suo interesse per il mondo della moda e ha compiuto scelte decisamente spericolate in fatto di abbigliamento. Se in alcuni casi ha azzeccato la combinazione e in altre è risultato piacevolmente eccentrico, il suo vestiario per andare al concerto rasenta decisamente il fashion crime. Occorre darsi una regolata.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Conclusione davvero soddisfacente
  • Bologna
  • Farsi un selfie nel backstage
  • Fraser, ma come ti vesti!?
  • Scenetta cliché dello scappare per non pagare il biglietto del treno

 

Ci sono tante serie dal finale “meh”, perché è oggettivamente difficile trovare le note giuste per chiudere adeguatamente una storia, anche (o soprattutto) delle più intricate e avvincenti. Ci sono serie dal finale che non conclude niente, vizio diffusosi soprattutto in questi ultimi anni, per tenere aperta la speranza di un’ulteriore stagione. We Are Who We Are confeziona un finale soddisfacente e che scalda il cuore dello spettatore. Meglio ancora, riesce a farlo senza rinunciare ad una buona dose di realismo, ottenuto anche attraverso scene lunghe, fermate giusto un attimo prima di diventare noiose (per chiarire il concetto: chi ha davvero viaggiato in treno nella campagna padana d’inverno ne ha ricevuto esattamente le stesse sensazioni dei protagonisti).

 

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Casalingoide piemontarda di mezza età, abita da sempre in campagna, ma non fatevi ingannare dai suoi modi stile Nonna Papera. Per lei recensire è come coltivare un orticello di prodotti bio (perché ci mette dentro tutto; le lezioni di inglese, greco e latino al liceo, i viaggi in giro per il mondo, i cartoni animati anni '70 - '80, l'oratorio, la fantascienza, anni di esperienza coi giornali locali, il suo spietato amore per James Spader ...) con finalità nutraceutica, perché guardare film e serie tv è cosa da fare con la stessa cura con cui si sceglie cosa mangiare (ad esempio, deve evitare di eccedere col prodotto italiano a cui è leggermente intollerante).

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