semplicemente che è una commedia non è possibile, poiché Jeff Eastin e gli autori hanno creato e dato vita, puntata dopo puntata, ad un mix fatto di tutte queste cose. White Collar possiede le storie e i casi di violazione della legge, come un buon poliziesco, ci sono le vicende umane dei personaggi che ci coinvolgono facendoci anche a volte commuovere, caratteristica tipica di un serie drammatica. Infine, l’aria della commedia gli viene data dal tocco di leggerezza e dalle battute spontanee e mai forzate che si ripetono in un susseguirsi di attimi seri e di situazioni critiche, ed è così che i furfanti e i truffatori di New York non hanno scampo se c’è di mezzo l’efficientissima squadra Burke – Caffrey. Il tutto è sicuramente più gradevole se ci infiliamo dentro un eccentrico Mozzie, senza dubbio un buon contributo ci viene offerto anche dalla signora Burke (alias Tiffany Thiessen, per chi non la ricordasse l’abbiamo già vista in Beverly Hills 90210 e Bayside School). Una donna che al momento giusto si è dimostrata fondamentale, come già accennato nella scorsa recensione, una donna forte in un mondo fatto di grandi personaggi soprattutto maschili.
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Mozzie, Jones e lo pseudo cappellaio matto. Decisamente adorabile il bambolotto (detto il “primogenito”) di Mozzie.
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Diana che fa la barbiera.
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Neal che cerca di proteggere Peter dai pericoli: rappresenta l’evoluzione di un rapporto che piano piano si è consolidato.
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Caffrey ed i suoi mille volti. Questa volta Neal veste i panni di un architetto.
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Peter col suo tutore incluso di braccio finto.
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Proprio per volerne trovare: è possibile che a New York ci sia tutta questa corruzione e che nessuno si accorga di nulla?
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Elizabeth che chiede a Neal di mentire a Peter, sono sicuramente motivazioni nobili, però dimostra di non conoscere il marito. Una bugia di Neal non può fermare Peter Burke, un uomo dedito alla giustizia.
VOTO EMMY
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.