Woke 1×01 – Rhymes With BrokeTEMPO DI LETTURA 4 min

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“Inspired by one experience… shared by many”.

Keith Knight è un celebre fumettista e cartoonist afroamericano, famoso per alcune strisce umoristiche intitolate The K Chronicles in cui, prendendo spunto dalla sua stessa biografia, vengono trattate, in maniera satirica e ironica, tematiche sociali e razziali molto importanti. In pratica una sorta di Zerocalcare statunitense. E, proprio come il fumettista romano, che ha visto le sue opere trasposte in un film, anche Knight vede ora le sue strisce prendere vita in questa nuova serie tv targata Hulu.
Woke ha per protagonista lo stesso Knight (interpretato per l’occasione dall’ottimo Lamorne Morris) che vede la sua vita, all’apparenza molto normale, prendere una piega alquanto surreale e inquietante.
Nei primi minuti di questo episodio pilota vengono mostrate infatti le sue abitudini, i suoi pazzi coinquilini e soprattutto la sua migliore giornata di sempre. Il suo fumetto Toast ‘n Butter sta vendendo bene e per questo motivo è stato invitato ad uno dei più importanti Comicon della sua città; inoltre la sua fidanzata storica gli ha chiesto di andare a vivere insieme. Insomma una giornata idilliaca per vari motivi che viene interrotta bruscamente quando viene fermato per strada dalla polizia perché scambiato per un rapinatore. Steso per terra, ammanettato, dolorante (in una scena che ricorda drammaticamente la morte di George Floyd), viene “salvato” solo grazie all’intervento dell’amico (bianco) Gunther mentre tutte le persone presenti in quel momento si limitano a filmare quanto accaduto.
Questo fatto produce in Keith un profondo stress traumatico ed emotivo che si traduce in alcune “visioni” in cui alcuni oggetti (delle bottiglie d’acqua, un bidone, una penna…) si animano improvvisamente e cominciano a parlargli per “svegliarlo” (da qui il titolo della serie) e fargli prendere consapevolezza della realtà attorno a lui. Una realtà dominata da profonde ingiustizie sociali e dalla piaga del razzismo.
In questo senso, l’ampia presentazione iniziale del personaggio e dei suoi strambi coinquilini (il già citato Gunther, interpretato da Blake Anderson, e Clovis, interpretato da T. Murph) serve innanzitutto a preannunciare le tematiche della serie e questo preciso plot twist grazie ai numerosi dialoghi in cui, di soppiatto, vengono affrontate tematiche razziali che il protagonista all’inizio tratta con una certa superficialità poiché è totalmente incentrato sul suo lavoro e sembra non essere interessato ad altro (“I’m just a cartoonist” dice ad un certo punto, come se pensasse che il suo status sociale lo tenga al sicuro dai pericoli del resto degli afroamericani). Quando la triste verità invece piomba letteralmente su di lui, il suo sguardo sul mondo cambia e la metafora degli oggetti che prendono vita sta a significare proprio questo.
La scelta di Knight e degli altri autori della serie si basa tutta su un alto impatto visivo in cui la regia e gli effetti speciali mischiano disegni tradizionali, CGI e live action sul modello di classici come Chi ha incastrato Roger Rabbit? che creano un effetto distorto ma simpatico della realtà, riuscendo a trattare così temi importanti con una certa “leggerezza” (non esente comunque da profondità) e umorismo riportando così lo spirito delle strisce comics sul piccolo schermo.
Molto belli inoltre i dialoghi con gli oggetti animati che presentano, fra i doppiatori, alcune guest star del mondo dello spettacolo impegnate socialmente come J.B. Smoove (il pennarello), Nicole Byer e Eddie Griffin (le due bottiglie del supermercato) e soprattutto Cedric The Entertainer (il bidone della spazzatura), la cui scena davanti al barbiere “politically correct” è un capolavoro di satira e comicità splastick mischiate insieme. A questo si aggiunge una soundtrack molto bella che si accompagna alle immagini in maniera virtuosistica con un montaggio da videoclip che ricorda, per certi versi, le opere di Spike Lee.
Unica pecca è il fatto stesso che la comparsa degli oggetti animati avvenga quasi per caso, senza una vera spiegazione. Certamente s’intuisce che si tratta di una proiezione mentale del protagonista che cerca in questo modo di superare il suo trauma, come una sorta di “auto-analisi” che verrà poi condotta nel corso di tutta questa prima stagione, ma il senso di straniamento rischia di far sembrare il tutto troppo forzato, soprattutto se lo spettatore non è un conoscitore delle strisce di Knight. Oltretutto il vero momento comico della vicenda (la reazione del resto delle altre persone nel vedere Keith parlare da solo) viene centellinato solo verso il finale.
Nonostante questi difetti, la serie si rivela fresca ed originale e con un ritmo narrativo molto buono che la rende molto fruibile e leggera, soprattutto grazie alla sua veste da comedy satirica. Woke è una delle sorprese migliori di questo 2020 seriale che sceglie l’ironia per parlare di temi contemporanei in maniera non convenzionale, e per questo motivo merita sicuramente una visione.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Tematica seria affrontata con uno stile e una leggerezza originali
  • Scena del bidone della spazzatura
  • Lamorne Morris
  • Soundtrack
  • Mancanza di una spiegazione vera e propria sulle “visioni”

 

Chi ha incastrato Keith Knight? Woke tratta il tema del razzismo scegliendo come sue armi quelle dell’ironia e della satira. Hulu trasporta il pazzo mondo del cartoonist americano omonimo sul piccolo schermo e non potrebbe scegliere momento migliore.

 

Rhymes With Broke 1×01 ND milioni – ND rating

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Laureato presso l'Università di Bologna in "Cinema, televisione e produzioni multimediali". Nella vita scrive e recensisce riguardo ogni cosa che gli capita guidato dalle sue numerose personalità multiple tra cui un innocuo amico immaginario chiamato Tyler Durden!

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