Non sappiamo chi dobbiamo ringraziare tra gli dèi vecchi o nuovi, ma la realtà è che siamo qui, prima rispetto alla messa in onda ufficiale, a goderci l’inizio dell’attesa nuova stagione di Game Of Thrones.
Come la serie ci ha ormai abituati, ad ogni primo episodio tocca riprendere in mano le fila di quanto accaduto nel precedente season finale, soprattutto se questi è stato ricco di avvenimenti e ha rimescolato le carte, in attesa di ulteriori sviluppi.
Puntata di preparazione quindi, ma anche di reazioni da parte dei personaggi: ad Approdo del Re a farla da padrone non è la morte di Tywin, ma Cersei.
La donna, sola e lontanissima da tutti, si rifugia sempre più nell’odio verso Tyrion, nell’ossessione del potere e in quella di proteggere la sua famiglia, ormai impersonata soltanto da Tommen. La regina si sente braccata dai nemici e come le predisse quella strega, quando era solo una ragazzina, una donna giovane le toglierà tutto: facile intuire chi possa essere. Ritorna Lancel, completamente cambiato, che conferma il complotto di Cersei ai danni di Robert Baratheon e anch’egli, profeticamente, la avverte su qualcosa di nefasto all’orizzonte. Margaery appare poco ma le sue intenzioni sono chiare: la stretta di mano al giovane re rivela l’intimità da lei sapientemente costruita, ma a conferma della sua sicurezza c’è quel “maybe” detto al fratello Loras. Come non notare il ghigno di chi conosce il momento della caduta della propria nemesi?
Tyrion, vivo, in compagnia di Varys, comprende il suo ruolo nel grande gioco del trono: riportare a Westeros la legittima erede, con i suoi draghi, la sua misericordia e la sua giustizia. L’interazione tra il Folletto e il Ragno Tessitore è una partita a scacchi in cui da un lato vediamo un giocatore molto cambiato dagli eventi e dalle proprie azioni, quasi convinto a non essere null’altro che un codardo; dall’altro invece, un sapiente maestro che, con un affondo finale, svela le reali intenzioni del suo piano. Tyrion potrebbe cambiare non solo le sue sorti, ma l’intera storia e potrebbe farlo da protagonista, rivalendosi su chi lo ha sempre osteggiato, detestato e condannato: insomma, ha la balestra dalla parte del manico, sta solo a lui scegliere verso chi scoccare la freccia.
Regina, madre, amante: tutti questi volti sono rappresentati nelle scene in cui compare Daenerys Targaryen. Regina inflessibile verso chi colpisce il suo popolo; madre disperata e spaventata dai suoi stessi figli, che sembrano non riconoscerla più, incatenati nell’oscurità; amante affascinata da un compagno pericoloso, che ha il suo corpo e forse il suo cuore. Mille sfaccettature e una sola difficoltà: riuscire a far convivere tutte e tre le anime, senza errori, in un delicato equilibrio, quello della responsabilità. Per sé stessa, il suo popolo, i suoi draghi, la storia.
Da un confine all’altro del mondo, Jon Snow è stretto nella morsa tra due re: Stannis e con lui Melisandre, che gli ricordano cosa sta accadendo a Grande Inverno; Mance, il re oltre la Barriera, che non si piega, non si arrende, muore libero, conquistando definitivamente il rispetto di Snow, ormai non solo più un guardiano della notte, ma toccato dal popolo libero, molto più di quanto creda.
Le vicende alla Barriera sono state quelle che nella scorsa stagione, hanno subito grande superficialità da parte di Benioff e Weiss; ricordiamo “The Watchers On The Wall“, episodio in cui non si è riusciti ad empatizzare totalmente con gli eventi poiché si era arrivati al momento della grande battaglia in modo frettoloso, senza conferire la giusta introspezione alla vicenda. Ora, a questo segmento narrativo si è aggiunto Stannis: la speranza è che gli sceneggiatori dedichino maggiore cura a quanto accade nel più profondo Nord, lì dove la storia è cominciata.
Nord significa soltanto una cosa: “Winter is coming” e se Arya è sfuggita a Brienne, rivediamo Sansa in compagnia di Lord Baelish, uomo che sa sempre ciò che vuole, sa come ottenerlo e non ha paura di sporcarsi le mani.
La puntata scorre veloce, saltando da una storia all’altra e lo fa con disinvoltura, ma quest’arma è sempre a doppio taglio. Centellinare il minutaggio dei vari protagonisti per dare una visione d’insieme funziona bene con vicende dove si capisce fin da subito dove si andrà a parare (Tyrion da Dany, per esempio); occorre invece soffermarsi di più su quelle meno immediate (Jon, la barriera, Stannis), perché il rischio del “raccontiamo tutto ma facciamolo male” è dietro l’angolo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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The Children 4×10 | 7.0 milioni – 3.8 rating |
The Wars To Come 5×01 | 8.0 milioni – 4.2 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.