È tanto sorprendente, quanto spiazzante, accorgersi di quanto hype e affetto Marvel’s Daredevil abbia conquistato già dalla prima puntata fino ad oggi, e quanto questi stiano aumentando con il continuo susseguirsi degli episodi. Da una parte tutta questa estremamente positiva accoglienza che sfiora quasi la venerazione non è un mistero (basta vedere la serie per capire), ma dall’altra viene comunque da chiedersi come sia possibile mantenere così tanta qualità con così tanta costanza e perseveranza; se anche voi volete capire il trucco, allora continuate a leggere, perché noi di RecenSerie l’abbiamo capito.
Pur vedendo e rilanciando quanto detto nella recensione del pilot, a presa visione di “World On Fire”, realizziamo come lo show incentrato sul custode di Hell’s Kitchen abbia non solo guardato ai maestri del fumetto che hanno reso grande Devil, non solo ad altri serial comics attualmente in onda (imparando lì dove valeva la pena imparare qualcosa) ma anche ad altri suoi colleghi seriali, cercando ispirazione su come confezionare una serie tv di tutto rispetto; in questo caso, True Detective è stato un maestro più che eccellente. Tra i due serial si possono trovare un’infinità di parallelismi e punti in comune, a partire da una regia ed una fotografia davvero sublimi per finire sulle tematiche legate alla criminalità, ma quello che ci interessa di più è il modo in cui è stato utilizzato il format seriale. Marvel’s Daredevil e True Detective non hanno una trama raccontata a più riprese attraverso episodi per il semplice fatto che non sono delle serie tv, bensì dei lungometraggi che utilizzano l’identità fittizia di serie per sapere dove fermarsi, evitando così di essere difficilmente digeribile per lo spettatore.
Se il telefilm nato dalla mente di Nic Pizzolatto è a tutti gli effetti un film lungo otto ore, il telefilm del duo Netflix/Marvel Television si presenta ad ogni puntata costruito come un micro-film, rientrando poi in un insieme complessivo di tredici micro-film lunghi un’ora, definendo di conseguenza il telefilm del vigilante di Hell’s Kitchen come un macro-film di ben tredici ore. Infatti, prendendo in esame questi cinque episodi, il finale di “World On Fire” si pone agilmente come ipotetico “fine primo tempo”. Non è stata questa la cosa che ha fatto la differenza nella (finora) grande riuscita del telefilm incentrato sul Diavolo Custode, ma non possiamo comunque ignorare che lo stia aiutando a diventare sempre più grande e a mantenere una qualità costante. Alla luce di queste affermazioni, rimane solo una cosa da risolvere: spiegare come abbiamo fatto a capirlo. Presto detto.
Una delle differenze principali tra una serie tv e un film è che nella prima ci sono più possibilità di sospendere un determinato discorso e riprenderlo in un secondo momento, possibilità che però viaggiano di pari passo con le chance di costruire una puntata che non c’entri assolutamente nulla con la trama generale, fornendo allo spettatore un semplice episodio di svago che trascende da tutto il contesto (il cosiddetto, e spesso temuto, “filler”). Con un film questo non si può fare. Bisogna portare a termine a tutti i costi la tematica che si sceglie di analizzare, argomentandola e discutendone nel modo più scientifico possibile. Tutti i temi, le trame, gli sviluppi e gli approfondimenti sono portati avanti sì con parsimonia, ma come farebbe un film: dediti comunque ad un risultato preciso e all’esaltazione della morale e messaggio che vuole comunicare. Del resto, se l’episodio finale della prima stagione si chiama “Daredevil”, un motivo ci sarà. Le prove che ci hanno portato a queste conclusioni sono molteplici, ma qui vi elencheremo solo quelle che spiccano di più all’intero di “World On Fire”.
Una delle tante, è di sicuro il confronto tra Foggy Nelson e la sua ex Marci Stahl, confronto dedicato ad una certa rivalutazione del personaggio; è possibile che qualcuno di voi abbia interpretato il socio di Matt Murdock come un personaggio debole di carattere, invece che bonaccione e docile. Ebbene, in quel segmento di puntata Nelson dimostra che è a tutti gli effetti un orso: carino e bravo quanto vuoi, ma se attaccato, avvinghia la preda in una morsa dedita solo a stritolarla; se non ci credete, riguardatevi la scena in cui Foggy bombarda Marci con una serie di nozioni legali fresche di giurisprudenza come se fosse una gavettonata di Ferragosto. Successivamente abbiamo un segreto paragone e parallelismo che viene delineato tra Matt Murdock e Wilson Fisk, diciamo segretamente, perché i due ancora non si sono incontrati/scontrati e non sanno di meritarsi a vicenda: anche se, effettivamente, è così. Mentre i due interagiscono, si raccontano e si confessano con Claire Temple e Vanessa Marianna (dando vita, tra le altre cose, a densi momenti pieni di conversazioni e dialoghi accattivanti e taglienti), viene ulteriormente delineata la loro psicologia, dando modo allo spettatore di fare un paragone tra l’eroe protagonista e il cattivo antagonista, che sicuramente andranno a scontrarsi nel gran finale, in quanto Wilson Fisk è il capoccia dell’organizzazione che Matt Murdock cerca di smantellare.
Fisk è la rappresentazione in (tanta) carne e ossa di tutto ciò che per Matt è male, oltre che tutto quello che l’ha spinto a diventare avvocato e successivamente il Diavolo Custode di Hell’s Kitchen: idem per Wilson. Matt Murdock odia Kingpin perché è la rappresentazione del crimine, della corruzione, del ricatto e di tutti i mezzi criminali che hanno spogliato la vita di Matt di tante belle cose a cui teneva; dall’altra parte, Wilson Fisk odia Devil perché è il simbolo dell’inossidabile giustizia, di tutte quelle persone forti e rigorose che non può comprare con mezzi illeciti e illegali. Anche se non abbiamo un confronto fisico, il fatto che Fisk e Murdock siano due facce della stessa medaglia, è un messaggio abbastanza lampante, introdotto con la promessa di una più profonda introspezione e analisi futura.
E di nuovo, abbiamo un ulteriore approfondimento alla sconfinata umanità di Devil. Bellissima, toccante e struggente è la sequenza rallenty in cui Matt si crogiola nel dolore causato dall’impossibilità di salvare una potenziale fonte d’informazione, trasformatasi tragicamente in vittima. Da sempre, i supereroi sono rappresentati come uomini e donne che (nonostante i loro poteri) sono in grado di salvare un determinato numero di persone, ma non proprio tutte e non contemporaneamente. Per analizzare queste tematica dell’impotenza dell’eroe Devil è il personaggio giusto, come si può vedere dalla silenziosa potenza emotiva che molto racconta, pur non essendoci alcun dialogo. L’unica pecca però, di tutto l’episodio, è il delineamento del piano di Kingpin per rivoltare gli imprevedibili Russi contro l’uomo con la maschera nera; è stato un po’ rocambolesco a tratti non molto chiaro, ma come direbbero gli Americani: “It’s not a big deal“.
- Il “playboy milionario di cui ho sentito tanto parlare” a cui Claire si riferisce, è ovviamente Tony Stark.
- E a proposito di playboy e milionari: credevate che solo Iron Man fosse un Don Giovanni riccone, all’interno del Marvel Universe? Escluso Wolverine, il quale non può rientrare nel conteggio per problemi di diritti, anche Matt Murdock ha una gran bella fama di sciupa femmine e, nei comics, si possono contare numerose love stories tra lui e un numero ragguardevole di personaggi femminili. Inoltre, grazie alla sua professione, ha avuto modo di arricchirsi (anche se, ovviamente, non come chi possiede una multinazionale, ma buttali via i soldi che prende un avvocato…)
- Nonostante quanto dichiarato nel punto due, Matt e Claire, nei fumetti, non avranno mai una relazione.
- Come Matt, anche Karen Page dimostra di saper parlare fluentemente lo spagnolo. Anche questo è un altro riferimento ai turbolenti retroscena del personaggio che imparerà la lingua dopo un lungo periodo di permanenza passato in Messico.
- Il Detective Blake, il Detective Carl Hoffman, l’Agent Corbin e Marci Stahl sono personaggi appositamente creati per lo show.
- Il luogo citato da Turk quando parla con Vladimir, è Ryker’s Island: la prigione per eccellenza del Marvel Universe dedicata ai super-criminali. Fa la sua prima apparizione su Amazing Spider-Man #4 del 1963.
- È da “Cut Man” che gli spettatori hanno potuto assistere alla nascita di una certa intesta tra Foggy e Karen. Ebbene, anche nei primi anni di vita della testata Daredevil, una bella porzione di trama era incentrata sul triangolo amoroso Karen-Foggy-Matt; Nelson, addirittura, s’invaghì così tanto della Page che quasi arrivò a chiederle di sposarlo!
- Quando Matt è alla stazione di polizia e si siede aspettando notizie dall’amico poliziotto, dietro di lui compare il poster che recita la frase: “You don’t have to reveal your identity to help solve violent crimes”. È un chiaro riferimento all’Atto di Registrazione dei Super-Eroi, uno degli elementi cardine sui cui verte il crossover fumettistico Civil War e suo adattamento futuro cinematografico: Captain America: Civil War.
- In quest’episodio abbiamo una spiegazione riguardante i poteri di Devil, che è praticamente identica a quella dei comics. L’unica differenza è che la “visuale” sensitiva di Devil (nei fumetti) è più sul rosso/bordeaux; qui, invece, è più sull’arancione acceso.
- In questa puntata fa un cameo abbastanza nascosto uno dei due padri creatori di Devil, oltre che padre creatore di praticamente tutti i personaggi storici e importanti della Marvel: Stan Lee. Pur non comparendo fisicamente, alle spalle del poliziotto con cui Matt va a parlare alla stazione di polizia, compare una sua foto (anche se parecchio sfuocata). Cliccare qui per credere.
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In The Blood 1×04 | ND milioni – ND rating |
World On Fire 1×05 | ND milioni – ND rating |
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