Se doveste fare un sondaggio riguardante quale parte dei cinecomics piace di meno alla gente, poco ma sicuro, molti risponderebbero “quella dove si raccontano le origini”: questo, per colpa della Sony. Nel 2007 si concluse la saga cinematografica dell’Uomo Ragno diretta da Sam Raimi con il discutibile Spider-Man 3, ma quello che (forse) molti non sanno, è che quel film doveva essere solo il terzo capitolo di una saga in quattro parti, poiché il regista aveva in mente di concludere la storia del suo Spidey con un quarto e ultimo capitolo, dipinto come la vera conclusione della storia di Peter Parker/Tobey Maguire; capitolo che non vedremo mai perché rigettato dai vertici, visto che la sceneggiatura offriva una trama e degli sviluppi per nulla fedeli a l’Uomo Ragno (la Gatta Nera figlia dell’Avvoltoio? Seriously?). Così, per tenersi ancora i diritti del Tessiragnatele (e visto che ormai s’era bruciata quella saga), Sony venne costretta ad un reboot, colpo di spugna che attirò molte antipatie in quanto la compagnia prese la decisione di rinarrare nuovamente gli esordi di un personaggio con cui il pubblico aveva molta familiarità, soprattutto nella dinamica di come Peter ottenne i suoi poteri.
Indipendentemente da come poi sono andati i due The Amazing Spider-Man, quello che ci interessa è che il danno ormai era fatto: il pubblico divenne insofferente verso le origin story, cosa che Marvel’s Daredevil ha bellamente saltato, mostrando altre parti della vita del vigilante. Ora, qui sorgono spontanee delle domande: siamo davvero sicuri che la serie abbia proprio abbandonato le origini del protagonista non vedente? Siamo davvero sicuri che sia tutta tutta colpa della Sony? Ma non è che è anche una questione di “grammatica”?
Poco ma sicuro, i reboot piacciono a pochi, soprattutto se quest’ultimi avvengono a pochi anni da una serie di film che hanno riscosso un buon successo commerciale; sotto questo punto di vista, Sony ha preso la decisione sbagliata al momento sbagliatissimo, mettendosi negli infami panni della goccia che fa traboccare il vaso e scatenando le antipatie per le origin story: su questo, non si può far finta di niente. Però c’è anche da dire che il pubblico stesso ha forse una limitazione di vocabolario, cosa che gli impedisce di carpire le varie sfumature all’interno della parola “origini”: soprattutto quando usata in campo supereroistico. Marvel’s Daredevil, su questo discorso, mette i punti sulle i e ci mostra l’altra faccia di questa terminologia.
C’è origine e origine, e troppo spesso, il termine viene intesto come “raccontare come un determinato personaggio abbia acquisito i suoi poteri”, ma invece deve essere inteso come “il percorso che l’ha portato da persona qualunque a supereroe” che, come gli episodi visti (e recensiti) finora ci hanno mostrato, non è sempre così facile e immediato. Con “Stick”, realizziamo quanto il personaggio di Devil abbia vita facile in una serie tv, proprio perché le proprietà del personaggio stesso, per essere sviluppate con la giusta incisività e potenza, hanno bisogno di un format serial che dia il tempo ad una trasposizione fedele e dignitosa. Credevamo che Marvel’s Daredevil avesse saltato a piè pari la storia delle origini di Daredevil, ma in verità, il serial Netflix/Marvel Television ha solo accennato brevemente come il giovane Murdock abbia acquisito le sue straordinarie abilità, soffermandosi di più sul processo di formazione da uomo qualunque a vigilante notturno, facendoci capire come sia questa parte quella più importante e che l’acquisizione di poteri sia solo il primo gradino di una strada in salita piena di ostacoli. Questo perché il difensore di Hell’s Kitchen è uno di quegli eroi che, più di molti altri, non “nasce imparato”; per Matt Murdock non è stato abbastanza acquisire dei poteri per diventare Daredevil: ci è voluto anche un rigoroso e massacrante addestramento da parte di un maestro duro ed esigente, addestramento che tutt’oggi, in un certo senso, è ancora in corso.
Dopo gli ultimi eventi narrati in “In The Blood“, “World On Fire” e “Condemned“, cade quasi a fagiolo la ricomparsa del vecchio mentore di Matt Murdock che rafforza una delle tematiche principali del serial: quella dell’ostacolo insormontabile e di un male dilagante e impossibile da debellare completamente. Stick arriva come un fulmine a ciel sereno dopo anni di silenzio, certamente per completare comunque un suo obiettivo servendosi di Matt, ma anche per rafforzare il concetto della formazione del protagonista, quasi utilizzando la figura di Stick come “friendly reminder”. Il concetto espresso si può tradurre nel mantra “impara da lui, ma non diventare come lui”, mettendo Murdock quasi sull’attenti, convincendolo maggiormente a ricercare una strategia ed un metodo nelle sue azioni, che non devono più essere casuali scorribande, ma delle vere e proprie pattuglie. Soprattutto, le dinamiche allievo/insegnante tra i due protagonisti dell’episodio sono rese succulente da una serie di dialoghi brillantemente scritti e intrisi di un linguaggio tagliente che delineano Stick come “l’evoluzione” stessa di Matt, a patto che questi abbandoni alcuni moralismi, tipo l’omicidio, secondo il maestro scomodi; l’interpretazione con i fiocchi di Scott Glenn, poi, non ha fatto che rendere più succulente le scene che i due condividono.
In parole povere, la prima stagione di Marvel’s Daredevil consta nel raccontare celatamente le origini del personaggio, e ogni puntata si preoccupa di raccontare l’ascesa di Matt Murdock a Diavolo Custode della Cucina Dell’Inferno. E ci duole tirar fuori qualche precedente storico per rafforzare la nostra tesi, soprattutto quel precedente (più che altro per evitare il bullismo gratuito sulla pellicola), ma il Daredevil con Ben Affleck ci dà piuttosto ragione, dato che in quel cinecomics il segmento della sua formazione è stato totalmente ignorato, confermandosi come una delle più grandi mancanze che hanno mandato a picco il film. E a tal proposito, il nuovo tassello nell’ascesa di Matt a Devil, e di arricchimento del suo sottobosco narrativo, è l’introduzione di un certo elemento occulto e soprannaturale, rappresentato dalla mafia Giapponese e dalla loro arma Black Sky, che ha dipinto “Stick” con dei bei toni misteriosi non tanto tendenti al thriller o al poliziesco, quanto più al misticismo. Questo, inoltre, ha aggiunto ancora più pepe e sapore alla già interessante trama basata sui retroscena dell’addestramento del protagonista e le dinamiche con il maestro. Alcuni potrebbero storcere il naso a riguardo perché l’inserimento di un potenziale elemento mistico in una storyline meramente urban e malavitosa stona, tuttavia è nel DNA di Daredevil e, come tale, non se ne può fare a meno.
Suona invece amara e insipida la scelta da parte degli autori di non mostrare la morte di Black Sky, forse perché interpretato da un bambino e, ok essere su un portale non costantemente giudicato dall’occhio pubblico, ma allora a che pro il discorso contro le mezze misure di Stick? Perché questa, a conti fatti, è un po’ una mezza misura, e inoltre, viene rappresentata di fretta e con sufficienza, quasi perché serviva un pretesto per una nuova (e ben coreografata) azzuffata tra Matt e il suo maestro.
E ancora, la trama dell’indagine privata portata avanti da Ben Urich e Karen Page non hanno ancora molto mordente, ma l’aggiunta di Foggy Nelson potrebbe apportare lo sprint che ci vuole. Forse.
- Il luogo in cui Matt agonizza per colpa dei suoi poteri che non è ancora in grado di controllare, è l’orfanotrofio Saint Agnes, lo stesso in cui la Skye di Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. passò del tempo quando era bambina.
- Fa il suo debutto ufficiale Stick, il maestro di Matt Murdock quando questi era bambino e che gli insegnò a controllare i suoi sensi, oltre che insegnarli come combattere. Il personaggio, comparso per la prima volta su Daredevil #176 del 1981, è uno di quelli misteriosi forte, dato che (finora) non è stato praticamente rivelato nulla del suo passato, nemmeno qual è il suo vero nome o come faccia ad essere così abile nonostante la sua cecità; si è sempre sospettato che il soprannome derivi dal fatto che la sua arma per eccellenza sia un bastone Bo e che le sue abilità siano di natura mistica, ma nulla di questo è mai stato confermato, perciò queste informazioni sono da considerare come mere speculazioni. Quello che è certo, è che un talentuoso maestro di arti marziali e uno dei capi dell’enclave mistico conosciuto come Chaste, il cui obiettivo di sempre, è distruggere la setta occulta della Mano. Purtroppo Stick, nonostante sia (e sempre rimarrà) una figura centrale nella crescita di Devil, morirà in modo eroico su Daredevil #189 del 1982, aiutando Matt ed Elektra a vincere una lotta contro la Mano.
- Anche se qui viene rappresentato come uno stronzo fino al midollo, nei fumetti Stick è si duro, ma generalmente molto più gentile, amabile e comprensivo. Possiamo dire che qui è stato esaltato il suo lato intransigente.
- Mentre nei fumetti Matt acquista i suoi poteri all’età di quindici anni, qui ne acquista quando ne ha nove.
- Anche se ci è stato brevemente anticipato nell’episodio pilota, qui vediamo per molti più minuti (e per la prima volta) il nostro protagonista familiarizzare con la sua futura arma per eccellenza: i bastoni. In originale “billy club” (letteralmente “sfollagente”), questi bastoni sono l’arma identificativa di Devil, nonchè arma multiuso. In futuro, questi due bastoni saranno dotati di un cavo estensibile per permettere al vigilante di volteggiare e saltare da un tetto all’altro compiendo acrobatiche evoluzioni, oppure di riconvertirsi in armi simili a nunchaku, manrikigusari e eskrima-stick. Negli anni, DD proverà a dotare i billy clubs anche di svariati gadget come fumogeni, radar et simila, “migliorie” che abbandonerà nel tempo perché spesso impraticabili in un combattimento.
- Qualunque cosa pensiate del baseball americano, ma sopratutto dei Mets, non ditelo a Peter Parker, dato che l’Uomo Ragno è un grande fan della squadra. Si, lo sappiamo, non centra niente con Devil, ma sempre di Marvel Cinematic Universe si tratta.
- Il personaggio di Black Sky (il bambino dentro il contenitore) è un personaggio inventato appositamente per lo show, anche se il web e RecenSerie hanno avuto modo di elaborare alcune teorie. Il web pensa che Black Sky sia un Inumano e che, in qualche modo, Nobu volesse usarlo per i suoi scopi. RecenSerie, invece, pensa che il bambino possa essere uno dei portatori della Bestia: un demone primordiale che la Mano cerca costantemente di far reincarnare, cercando sempre gli ospiti più adatti per il loro demoniaco signore.
- Gli ideogrammi Giapponesi sul container recitano la scritta “Asano Robotics”: la compagnia di Yoshida Asano, villain di Serie C di Iron Man conosciuto anche con l’alias di Samurai Steel. Questo personaggio nacque dopo lo sgancio delle due bombe atomiche sul Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, venendo al mondo con gravi problemi fisici e orribilmente sfigurando; quando apprese che il padre di Tony Stark, Howard, lavorò sul Progetto Manhatthan, si costruì un armatura per mazzulare il Vendicatore Corazzato. Purtroppo per lui, Samurai Steel sembra essere morto durante il loro primo e unico scontro avvenuto sul suo numero di debutto: Iron Man #257 del 1990.
- Nello schema di Ben Urich, Devil occupa la carta del fante di cuore. È improbabile che sia un riferimento diretto, ma per nostra deformazione professionale, non può che venirci in mente un personaggio Marvel che ha adottato questo alias: il Fante Di Cuori, appunto, famoso per aver militato nei Vendicatori.
- L’uomo seduto e girato di spalle, con tutte quelle cicatrici sulla schiena e che parla con Stick, si chiama Stone ed è uno dei suoi allievi e membro dei Chaste. Compare per la prima volta su Daredevil #188 del 1982 ed è sempre stato presentato come il miglior allievo di Stick, oltre che suo pupillo. Tra le altre cose, l’inquadratura in cui Stone compare è praticamente la stessa usata nella miniserie “Daredevil: The Man Without Fear”.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Condemned 1×06 | ND milioni – ND rating |
Stick 1×07 | ND milioni – ND rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
qualcuno mi spiega perchè non hanno sottotitolato i dialoghi in russo e cinese?
E' voluto per far "vivere" la difficoltà di comprensione di Daredevil