Per ogni supereroe che si rispetti (o almeno per quelli più popolari o di successo) i cosiddetti “comprimari”, le seconde linee, i migliori attori non-protagonisti, per dirla alla maniera degli Academy Awards, la cerchia degli affetti che circonda la sua vita “reale” insomma, sono sempre essenziali per il suo background di partenza, e base fondamentale per lo sviluppo delle storie successive. Se le conseguenze delle sue gesta da vigilante si ripercuotono sulla criminalità della città in cui vive, sui media e sull’opinione generale degli abitanti, la sua doppia identità, le sue “misteriose” assenze, le ferite delle battaglie appena combattute, non possono però esimersi dall’avere drastici effetti anche nella sua vita privata. Colleghi di lavoro, semplici migliori amici, fidanzate, mogli o, nel caso parlassimo di facoltosi miliardari, anziani e saggi maggiordomi, saranno sempre secondi al bene superiore che è la protezione della comunità dal punto di vista dell’eroe, ma i primi della lista per l’uomo dietro la maschera. Fungono da ancore di salvezza, da ragioni di vita e, soprattutto, da puntuali consiglieri per quei dubbi e decisioni cruciali, pesanti altrimenti da affrontare in totale solitudine. Se Peter Parker ha Mary Jane, se Tony Stark ha Jarvis, se Bruce Wayne ha Alfred, il nostro Matt Murdock ha Foggy Nelson.
Il titolo, dopotutto, basta per capire chi si trova al centro di questo decimo episodio di Marvel’s Daredevil, che si ricollega così in modo diretto e continuo allo scioccante finale di “Speak Of The Devil“, come solo The Wire, Breaking Bad o True Detective sono state in grado di fare precedentemente (sempre per il discorso del film lungo tredici ore). Dopo il sanguinoso scontro con Nobu, e la prima pesante sconfitta contro Wilson Fisk, il Diavolo di Hell’s Kitchen si risveglia nel suo letto, dolorante e incerottato. Accanto a lui, il compagno fidato fin dai tempi del college Foggy, preoccupato per le sue condizioni, quanto sconvolto per la scoperta appena fatta. La pericolosa e avvincente guerra allo “zar di New York”, ormai entrata nel vivo nel corso di questa seconda parte di stagione, si prende così un attimo di pausa, e la puntata si ambienta (quasi) interamente nell’appartamento di Matt, quasi fosse un vero e proprio bottle episode. Se non fosse, infatti, che a scandire lo scontro verbale tra un furioso Nelson e un Murdock finalmente sincero, ci vengono proposti degli intensi e suggestivi, quanto divertenti e curiosi, flashback sulla nascita della loro amicizia e sul principio della loro collaborazione lavorativa. L’atmosfera allegra e scanzonata che circonda le loro origini e i sogni utopistici sullo studio legale che apriranno assieme in futuro, va così magistralmente a stridere con la totale rottura e il profondo rancore che si consumano nelle quattro mura di casa Murdock, nel presente.
“Nelson V. Murdock” rappresenta un punto di rottura nell’ecosistema della serie per diverse ragioni. Nel già striminzito parco personaggi le relazioni stridono già per segreti e parole omesse ma qui, almeno per quanto riguarda Matt, tutto viene a galla e finalmente viene concesso la giusta attenzione al fidato Foggy, fino a qui usato solo come character riempitivo. L’importanza di questo evento è da sottolineare perchè, in vista anche del season finale, Goddard e DeKnight complicano ulteriormente la vita di Murdock privandolo del suo migliore amico, nonchè della metà dei suoi amici. Le menzogne dette a difesa della sua doppia identità vengono in maniera limpida e sincera, si assiste infatti ad una serie di botta e risposta degni di due persone che si definiscono migliori amici. “Just tell me one thing, Matt. Are you even really blind?” è l’emblema di questa conversazione e basta e avanza come riassunto per la puntata.
La differenza più intrigante che si deduce dai brevi stralci del passato dei due ragazzi, però, è che Matt, rispetto al resto dei supereroi illustri elencati poco sopra, non si limita a inventarsi improbabili scuse sui lividi ricorrenti o sulle sparizioni continue. No, si vede infatti costretto a mentire sulla sua reale natura, sul suo particolare ed unico “World on Fire“, fingendosi un “normale” non-vedente, alle prese con i problemi e le difficoltà che, tutti i giorni, un tale handicap può comportare per ogni essere umano, allontanandosi in maniera marcata da ogni altro “collega”, e avvicinandosi, più di ogni altro, all’altrettanto unica e singolare figura del goffo e impacciato (per finta) Clark Kent. Sulla linea dei riferimenti extra-diegetici, citiamo, a tal proposito, il celebre e meraviglioso monologo di Bill nel Kill Bill Vol.2 di Quentin Tarantino. Nella scena presa in esame, l’abile e potente assassino, interpretato dal compianto David Carradine, si dice, ovviamente, un’accanito lettore di fumetti. Il suo preferito, rivela, è appunto Superman, per tutta un’affascinante lettura filosofica che riesce a dare, e che non stiamo qui a riportare completamente. Ciò che ci preme, invece, approfondire è il paragone che Bill fa con lo Spider-Man (uno a caso) di Stan Lee: “Quando quel personaggio si sveglia al mattino è Peter Parker, deve mettersi un costume per diventare l’Uomo Ragno. Ed è questo che fa di Superman l’unico nel suo genere: Superman non diventa Superman, Superman è nato Superman; quando Superman si sveglia al mattino è Superman, il suo alter-ego è Clark Kent“. Ecco, basta sostituire i nomi, e si può facilmente capire ciò che vogliamo intendere. Altro esempio, forse meno conosciuto, ma comunque prestigioso, è quello del significato recondito che permea la pellicola The Prestige di Christopher Nolan, dove, anche in quel caso, il personaggio di Christian Bale/Borden (uno a caso, parte II), in un vero capolavoro di finale (altro che Interstellar), rivela di aver finto per gran parte della sua vita, perfino alla donna che ha più amato, tutto affinché il suo più grande numero di magia potesse strabiliare il mondo, perché “Ognuno di noi aveva metà di una vita, che per noi era sufficiente. Per noi… ma non per loro. Vedi, il sacrificio, Robert, è il prezzo di un buon numero“.
Parlando di identità “segrete” allo scoperto, un’importante considerazione da fare in merito è su quanto siano ormai state sdoganate nei tempi più recenti. Restando nel campo a noi più consono, basta pensare a come siano state affrontate nei serial The Flash e Arrow, dove, ormai, (più o meno) tutti quelli del cast principale, a volte persino esterni, sono perfettamente a conoscenza di chi si nasconda dietro i rispettivi costumi. Anche spostandoci al cinema il risultato cambia poco dato che dal brand avviato, seppur in modo efficace e spassoso, dal fantastico finale dell’Iron Man dei Marvel Studios, la cosa ha poi preso enormemente piede, diventando quasi una prerogativa. Più che palese se confrontiamo la trilogia degli Spider-Man di Raimi (dove Peter/Maguire fa coming out ad MJ solo nel secondo capitolo) agli ultimi due Amazing di Webb (dove la rivelazione, stavolta a Gwen Stacy, vien buttata lì all’altezza della metà di film). Insomma, sembrano ormai belli che superati i tempi di quando, in Smallville, Clark ci metteva perlopiù sei stagioni per decidersi a dichiararsi a Lois. Per quanto sia più che comprensibile nella nostra epoca, disincantata e sempre più stufa di fisse e canoniche tradizioni, non ci resta che prenderne atto, se non con rammarico, almeno con una certa nostalgia.
- Nella puntata, Matt ammette di non saper cucire per un ovvio impedimento visivo. Nel fumetti, invece, l’avvocato cieco di Hell’s Kitchen si cuciva da solo i suoi costume, riconoscendo stoffa e colori utilizzando il suo tatto e olfatto ipersensibile. Per forza di cose, una volta completato il costume, Matt Murdock non poteva vedere come stava con addosso il completo da battaglia, e difatti diventerà famosa la frase: “solo Dio sa come mi sta”.
- La greca a cui si fa riferimento è Elektra Natchios, anche semplicemente conosciuta come Elektra; editorialmente non è il primo amore del protagonista, dato che compare per la prima volta su Daredevil #168 del 1981, ma cronologicamente si. In una operazione nota come “retcon” (abbreviazione di “retro continuity”) viene rivelato che, durante gli anni del college, Matt cominciò a frequentare per l’appunto Elektra, la figlia dell’ambasciatore della Grecia Hugo Natchios, la quale studiava legge alla Columbia University. I due si lasciarono dopo che il padre venne ucciso da un gruppo di terroristi ed Elektra decise di affinare le sue tecniche di difesa in modo più sopraffino; in seguito, diventerà una fredda ninja e mercenaria molto abile e letale, così abile, che per un certo periodo diventò anche il killer per eccellenza di Kingpin.
- Fa un grossa partecipazione, la compagnia fittizia Roxxon. La Roxxon (il cui nome completo è: “Roxxon Energy Corporation”), meglio conosciuta in passato come Roxxon Oil Company è una celebre compagnia petrolifera dell’Universo Marvel, famosa per la sua spietatezza nel mondo degli affari e dove l’unica cosa che interessava ai loro dipendenti e dirigenti era accumulare sempre più profitto concludendo il più velocemente molteplici affari…anche se questo significava andare contro ogni legge morale e non e anche appaltare contratti che favorivano l’operato di autentici criminali. Per difendersi da eventuali piantagrane, la Roxxon a volte ingaggiava dei veri e propri supercriminali e questo ha portato mezzo Universo Marvel ad avere a che fare almeno una volta con la suddetta società nella loro vita editoriale; la società compare per la prima volta su Captain America #180 del 1974 e nonostante non abbia dei rivali precisi, il più delle volte, la Roxxon s’è trovata avversaria dell’alter-ego di Steve Rogers e di Iron Man (Roxxono che è tra i responsabili della morte dei suoi genitori). Nell’Universo Cinematografico Marvel, invece, non è la prima volta che la Roxxon fa la sua apparizione, dato che sembra essere un cameo piuttosto ricorrente; il suo logo può essere “ammirato” in: Iron Man (durante la battaglia con Iron Monger), Iron Man 2 (una delle auto da corsa del Gran Premio di Monaco è sponsorizzata dalla Roxxon), nel corto A Funny Thing Happened on the Way to Thor’s Hammer (l’intera vicenda prende luogo in una stazione di benzina della Roxxon), numerose volte in Iron Man 3 (il tale che il Mandarino uccide in diretta tv è un contabile della Roxxon e il deposito dove avviene l’ultimo battaglia contro Adrian Killian è di proprietà della suddetta ditta) e negli episodi “Repairs” e “T.R.A.C.K.S.” della serie Marvel’s Agents Of S.H.I.E.L.D. e nel doppio pilota di Marvel’s Agent Carter.
- Viene rivelato che Leland Owlsley ha un figlio. Nei fumetti, invece, ha una figlia: Jubula Pride, comparsa per la prima volta su Daredevil #14 del 2015.
- Dietro l’insegna scritta sul foglio di carta della Nelson & Murdock, si può notare la scritta “Van Lunt”. È un riferimento a Cornelius Van Lunt, un uomo d’affari coinvolto in investimenti illegali che poi prese il nome di Taurus, quando fondò il cartello criminale dello Zodiaco con l’incasso illegale che ricavò da quegli investimenti. Comparso per la prima volta su Avengers #72 del 1970, Taurus è stato sopratutto un nemico di Nick Fury e dei Vendicatori; diciamo “è stato”, perché rimase ucciso durante uno scontro con Moon Knight sulle pagine di West Coast Avengers #29 del 1988.
- Il politico a cui si fa riferimento sin dai tempi di “Rabbit In A Snow Storm“, è Randolph Cherryh, un senatore corrotto costantemente spremuto da Kingpin. Fa la sua prima comparsa su Daredevil #177 del 1981.
- Nella sua primissima uscita come vigilante, Matt ha confessato di aver quasi ucciso il suo primo criminale; la cosa non è molto lontana dal vero, dato che anche nei comics succede un fatto molto simile. Mentre inseguiva un criminale in un bordello, Matt strattonò accidentalmente una delle escort che gli impedivano il passaggio, facendola cadere dalla finestra; quella escort, si ripresentò poi anni dopo nei panni di Typhoid Mary: una villain di Devil affetta da una profonda spaccatura della sua psiche in tre personalità: “Mary” è timida, pacifica e tranquilla, “Typhoid” è avventurosa, lussuriosa e violenta, mentre “Bloody Mary” è brutale, sadica e odia tutti gli uomini. È proprio da queste due ultime personalità da cui la villain prende il nome; è una mutante e, oltre ad una vasta esperienza nelle arti marziali e nell’uso delle armi bianche, ha svariati poteri mentali di basso livello, tra cui la telepatia, la telecinesi e la pirocinesi. Prima comparsa: Daredevil #254 del 1988.
- Maverick e Goose sono i nomi dei personaggi rispettivamente interpretati da Kelly McGillis e Tom Cruise in Top Gun.
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Speak Of The Devil 1×09 | ND milioni – ND rating |
Nelson v. Murdock 1×10 | ND milioni – ND rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.