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Contro ogni pronostico, la diciannovesima puntata della seconda stagione di The Blacklist sorprende… in positivo. Già si era cominciato ad intravedere un miglioramento (sostanzioso) con “Vanessa Cruz (No. 117)“, una puntata che si è subito distinta nel marasma a cui stavamo assistendo da mesi. Il livello si è alzato accontentando gli ormai esigui (rispetto agli albori, senza far riferimento ad una mera media matematica) fan rimasti, ma facendo inalberare tutti gli altri che invece, arrivati ad un certo punto, hanno deciso di abbandonare la visione di una stagione altalenante e deludente; inalberare perché la trama, anche se sottile alquanto compatta, è interessante e credibile… peccato venga diluita e centellinata per tante, troppe, puntate!
Sempre sono state sottolineate le potenzialità di un serie che guardava avanti, con un Bokenkamp ispirato e un cast di tutto rispetto come asso nella manica. Purtroppo però, quando ci si piega alle leggi di mercato, dove il guadagno è più importante della qualità del prodotto, si decide di perdere la partita. Secondo queste leggi il numero delle puntate e delle stagioni diventa più importanti della qualità della produzione: tanti sono i casi di telefilm che, perché seguiti, continuano imperterriti ad esser messi in onda tralasciando il fatto che non hanno e non sanno più cosa dire.
Fa rabbia vedere alla fine, quando ormai la rassegnazione è dietro l’angolo, una puntata degna di essere vista come “Leonard Caul (No. 62)”. Una puntata dove tutte le storyline e gli stessi personaggi sono collegati tra loro come solo poche volte è accaduto; in cui non vi è stata la solita differenza tra caso del giorno e trama orizzontale, le quali, invece, si completavano a vicenda. Tutte le puntate dovevano esser gestite in questo modo, ovviamente mettendoci molto più impegno di quello messo finora.
Forse per la prima volta in due stagioni ci è stato detto fin dall’inizio il perché si doveva trovare quella determinata persona il cui nome era sulla “lista nera”, Leonard Caul, una decisione che ci ha fatto sentire parte del gioco, ma soprattutto ci ha illuso di poter sapere qualcosa in più su Red e il perché della blacklist. Ovviamente si tratta solo di pure illusioni, ma almeno non abbiamo avuto la sensazione di aver sprecato 40 minuti della nostra vita nella visione di una puntata senza capo né coda e senza una direzione precisa da seguire.
Questa percezione si ha perché quando il personaggio che dovrebbe rappresentare l’antagonista diventa il protagonista senza alcun contorno esaustivo che delimiti i confini di dove finisce l’uno e comincia l’altro, ci si deve doppiamente impegnare per cercare un degno rivale che possa tener testa al personaggio in questione e dai vita ai character di “buono” e “cattivo”. Il cattivo manca, o meglio ci sono tanti cattivi sparsi qua e là senza alcun approfondimento: Red fa ed è tutto!
Per questo motivo, arrivati alla diciannovesima puntata, ritrovarsi a vedere un Red ferito e in bilico tra la vita e la morte, ci fa intuire che da qualche parte c’è qualcuno che trama alle spalle dei protagonisti e di conseguenza alle nostre… questo finalmente crea una svolta inaspettata (visto l’andamento della stagione) nella storia, permettendoci di apprezzare molto probabilmente una delle puntate migliori di questa seconda stagione.
Sempre sono state sottolineate le potenzialità di un serie che guardava avanti, con un Bokenkamp ispirato e un cast di tutto rispetto come asso nella manica. Purtroppo però, quando ci si piega alle leggi di mercato, dove il guadagno è più importante della qualità del prodotto, si decide di perdere la partita. Secondo queste leggi il numero delle puntate e delle stagioni diventa più importanti della qualità della produzione: tanti sono i casi di telefilm che, perché seguiti, continuano imperterriti ad esser messi in onda tralasciando il fatto che non hanno e non sanno più cosa dire.
Fa rabbia vedere alla fine, quando ormai la rassegnazione è dietro l’angolo, una puntata degna di essere vista come “Leonard Caul (No. 62)”. Una puntata dove tutte le storyline e gli stessi personaggi sono collegati tra loro come solo poche volte è accaduto; in cui non vi è stata la solita differenza tra caso del giorno e trama orizzontale, le quali, invece, si completavano a vicenda. Tutte le puntate dovevano esser gestite in questo modo, ovviamente mettendoci molto più impegno di quello messo finora.
Forse per la prima volta in due stagioni ci è stato detto fin dall’inizio il perché si doveva trovare quella determinata persona il cui nome era sulla “lista nera”, Leonard Caul, una decisione che ci ha fatto sentire parte del gioco, ma soprattutto ci ha illuso di poter sapere qualcosa in più su Red e il perché della blacklist. Ovviamente si tratta solo di pure illusioni, ma almeno non abbiamo avuto la sensazione di aver sprecato 40 minuti della nostra vita nella visione di una puntata senza capo né coda e senza una direzione precisa da seguire.
Questa percezione si ha perché quando il personaggio che dovrebbe rappresentare l’antagonista diventa il protagonista senza alcun contorno esaustivo che delimiti i confini di dove finisce l’uno e comincia l’altro, ci si deve doppiamente impegnare per cercare un degno rivale che possa tener testa al personaggio in questione e dai vita ai character di “buono” e “cattivo”. Il cattivo manca, o meglio ci sono tanti cattivi sparsi qua e là senza alcun approfondimento: Red fa ed è tutto!
Per questo motivo, arrivati alla diciannovesima puntata, ritrovarsi a vedere un Red ferito e in bilico tra la vita e la morte, ci fa intuire che da qualche parte c’è qualcuno che trama alle spalle dei protagonisti e di conseguenza alle nostre… questo finalmente crea una svolta inaspettata (visto l’andamento della stagione) nella storia, permettendoci di apprezzare molto probabilmente una delle puntate migliori di questa seconda stagione.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Date le premesse delle ultime due puntate, forse non è detta l’ultima parola: la stagione si potrebbe ancora salvare… forse! L’importante è continuare su questa linea e non basarsi nuovamente su quelle fondamenta che ormai sono crollate perché da tanto tempo sotto assedio da parte di un pubblico ormai stanco.
Vanessa Cruz (No. 117) 2×18 | 7.70 milioni – 1.6 rating |
Leonard Caul (No. 62) 2×19 | 7.47 milioni – 1.5 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.