Documentary Now! ci saluta per questa stagione con un brillantissimo doppio episodio.
Chiunque si sia appassionato ad un artista o ad un gruppo musicale, vagamente datato, non potrà non essersi imbattuto in un qualche documentario che ripercorresse la carriera di suddetto/i artista/i. Spesso e volentieri sono proprio questi documenti video che illuminano ed aprono gli occhi al neo-appassionato. L’ascolto di un album da zero potrebbe non conferire il giusto grado di ispirazione. Conoscere la storia, i progressi, gli abbandoni, il contesto storico-sociale–artistico, invece, può spesso far immedesimare l’ascoltatore futuro, il quale avrà dei riferimenti che lo aiuteranno nel processo di assimilazione di musica a lui del tutto nuova. “Gentle And Soft: The Story Of The Blue Jean Commettee” si ispira al documentario “History Of The Eagles”, ma potrebbe tranquillamente essere identificato con tante altre storie di pietre miliari della musica pop-rock anni ’60-’70-’80. Le premesse ci sono tutte: immagini d’epoca, session in studio, foto in bianco e nero dei primi incontri dei componenti della band, opportuni cambiamenti dei tratti somatici dei protagonisti dovuti all’età… Documentary Now! tocca la vetta dell’imitazione stilistica e lo fa dando vita ad un intero e fittizio mondo discografico/artistico, pigiando il piede sull’acceleratore della finzione, ben più che nei precedenti capitoli. Come già detto nelle precedenti recensioni, se in un lontano futuro questi sei episodi fossero tra i pochi documenti rimasti della nostra civiltà, chi vi assisterebbe avrebbe pochi riferimenti per rendersi conto di cosa possa essere veritiero o meno. Un documentario anni ’20 sugli eschimesi, un documentario anni ’70 su una casa diroccata, oppure uno degli anni ’80 su un caso giudiziario, per quanto finti, non sconvolgono il panorama della nostra società: sono tutte situazioni assurde ma verosimili. Nel caso di questo season finale, ciò che si va a intaccare è lo scenario musicale statunitense degli anni ’60-’70, citando personalità universalmente conosciute, ergo sconfessando più evidentemente l’autenticità dei BJC. Ma è proprio questo grande passo che pone l’abilità di Meyers, Armisen e Hader in un gradino superiore.
Forse in Italia potrebbe sfuggirci la grandissima differenza tra la west coast USA e le altre zone e stati che non fossero la California, con le conseguenti differenze musicali. Basti sapere che non era (e non è) generalmente (ed ovviamente) contemplato autoproclamarsi californiani pur essendo di Chicago. Ed è qui che si inserisce il primo impatto comico, nascosto da veli di realismo. Dagli stereotipati testi blues sulla birra del primo fallimentare album, si passa così alla svolta californiana: “Catalina Breeze” è un successo clamoroso.
La caratterizzazione di Hader e Armisen tocca vette inimmaginabili. La loro abilità sta nel rappresentare con una naturalezza impressionante i due fondatori del gruppo BJC, nonché i due stereotipi massimi del panorama pop-rock: Gene (Armisen) il meticoloso e ispirato artista, preoccupato solo della propria musica e dei propri valori, estraneo alla celebrità, figura su cui si regge la creatività; Clark (Hader) l’ex (?) bullo, uomo immagine del gruppo, meno abile nel comparto creativo, se non per una notevole e “virile” voce in falsetto. Per quanto riguarda questo ultimo aspetto, geniale il richiamo all’immancabile voce femminile presente in un certo tipo di rock statunitense, californiano soprattutto (basti pensare a Grace Slick, voce solista dei Jefferson Airplane, oppure ai controcanti di Emmylou Harris nel bellissimo album “Desire” di Bob Dylan, per citare un lavoro extra-California).
La caratterizzazione dei due comici, però, non è fine a se stessa, utile solo ad un generale scimmiottamento dei documentari a sfondo musicale. Ciò che colpisce è che, anche in questo ultimo episodio, è nascosta una trama che tocca l’assurdo, mai come in questo caso camuffata da reale racconto di eccentricità da rock star. L’umile origine dei due musicisti, provenienti da una misteriosa sausage school, figli entrambi di insaccatori di salsicce, li pone come estremamente suscettibili nei confronti dei vegetariani (tanto che si dovranno nascondere dopo diversi attentati, per colpa delle voci sulla loro tendenza vegetariana: sarà lì che nascerà il loro album capolavoro). E’ qui, infatti, la causa di rottura che vedrà Gene perdere la testa ad un concerto organizzato contro l’uccisione di animali. Da considerarsi questo anche come colpo di scena, dandoci la possibilità di comprendere il perché, tra i due, è proprio Clark quello finito in una villa con piscina.
La capacità di rendere anche questo mockumentary una storia chiusa in se stessa, dove l’elemento narrativo è anche l’elemento comico, riesce a sublimare alla perfezione l’essenza di Documentary Now!. Durante la 1×06 e la 1×07 noi non ridiamo quasi mai, abbozziamo qualche sorriso ma, per lo più, osserviamo rapiti la storia dei BJC, ascoltando stralci di canzoni che potrebbero esistere realmente. Per questo motivo, il risultato finale è la commozione. L’incontro tra Gene e Clark alla Hall Of Fame, dopo anni di silenzio tra i due, ci dona un senso di chiusura che non era affatto obbligato in una serie a stampo umoristico. Sappiamo che non esistono, ma allo stesso tempo siamo sollevati dalla riappacificazione un po’ commossa tra due vecchie glorie che hanno preso diverse strade.
Nel frastagliatissimo panorama televisivo che ci circonda oggigiorno, tra mostri sacri e rock-star della serialità, conoscere Documentary Now! è stato tanto inutile quanto, per questo motivo, bello. Il divertimento inteso come esercizio di stile, la comicità non sguaiata che più della risata deve suscitare un sorriso e un senso di leggerezza, non sono queste caratteristiche così comuni. Mentre le pop-star di The Big Bang Theory continuano con i loro ingaggi faraonici a regalare le stesse battute trite e ritrite, ormai auto-referenziali, mentre una serie di successo come The Walking Dead ha sentito l’esigenza di produrre un doppione per doppiare, evidentemente, anche gli ascolti (e la IFC è una costola della AMC), non potremo mai smettere di ringraziare chi ha fatto trapelare questa piccola perla.
Un sincero ringraziamento a nome di RecenSerie va al sito Italian Subs Addicted, quindi, che tra preair, mancanza di base in originale, cambi di programmazione, è riuscito ad esportare questo gioiellino e a permetterci la stesura delle recensioni che, si spera, a loro volta, sapranno spargere la voce.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Hey, miss, can I get a beer
and then a couple of beers
A Town, A Gangster, A Festival 1×05 | 0.16 milioni – ND rating |
Gentle And Soft: The Story Of The Blue Jean Committee, Part 1 1×06 | 0.11 milioni – ND rating |
Gentle And Soft: The Story Of The Blue Jean Committee, Part 2 1×07 | 0.10 milioni – ND rating |
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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.