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Non è facile essere una serie di Kurt Sutter. Certo, ogni idea vorrebbe essere sviluppata da uno dei più grandi autori della serialità contemporanea, ma poi essa dovrà fare i conti con paragoni schiaccianti ed ingenerosi con le sorelle maggiori, amate e coccolate dal pubblico. Così, se ti chiami The Bastard Executioner, sei ambientata nel Medioevo e vieni creata da un signore di una certa fama noto per essere amante del sangue e della violenza (nelle serie, ovviamente), peraltro inseriti sempre con criterio e per dare spessore alla narrazione, non puoi che avere gli occhi del mondo puntati addosso.
Il problema è che l’uomo non è una creatura paziente, vuole tutto, e lo vuole subito. Questo aspetto riguarda, naturalmente, anche lo spettatore di serie tv che, quando si approccia a guardare un pilot, ha già visto teaser, trailer, conosce il cast e si aspetta i fuochi d’artificio sin dalla sigla. Potete quindi immaginare le critiche piovute su questa serie nel corso dei primi sei episodi. Alcune di esse erano giustificate, ma forse è troppo facile demolire un prodotto paragonandolo a Sons of Anarchy, usando il motto “eh ma Sutter era meglio prima ora si è perso” e facendosi beffe di Lee Jones, dimenticandosi dell’inizio stentato che anche Charlie Hunman aveva avuto, per poi entrare molto bene nel personaggio di Jax Teller. Dopo questo intervento a sua parziale discolpa, è giusto dire che TBX non ha fatto nulla per evitare questi commenti nelle prime sei puntate, in cui si intravedeva del potenziale, ma c’erano alcune cose che non andavano affatto, lasciando la serie in una scomoda posizione di limbo tra grande (o più che discreta) serie e una di basso livello. Essere intrappolati nella mediocrità è una situazione scomodissima, da “vorrei ma non posso”, ma dalla quale si può piano piano uscire. Fortunatamente, sembra che si stia imboccando la strada giusta, con una lenta risalita, che ha avuto degli intoppi, ma che ora sembra definitiva.
Limbo è la parola adatta non solo per descrivere lo stato della serie, ma anche quello del protagonista. Pur apparendo relativamente poco sulle scene, Wilkin Brattle è il motore di tutto ciò che sta accadendo: l’uccisione del barone Ventris ha portato Lady Love a dover fingere di essere incinta, e ora la baronessa si trova anch’essa nel limbo, perché deve decidere se seguire il cuore, e quindi l’attrazione per Wilkin, o se dare ascolto alla testa, sposarsi con Edwyn Price e rafforzare il proprio regno. Pensandoci bene, il finto boia potrebbe anche essere stato indirettamente responsabile della morte di sua moglie Petra, avvenuta per mano dell’ustionato (Kurt Sutter) il quale, come emerso in questa puntata, potrebbe aver combattuto insieme a lui e, magari, egli ha a che fare con il suo aspetto sfregiato. Ovviamente, queste sono soltanto teorie, che però potrebbero costituire la risposta alla quesito sul perché Annora sia così interessata a Wilkin.
Parlando della guaritrice, è proprio lei il simbolo della ripresa dello show. Il personaggio di Katey Sagal è stato etichettato fin da subito come il peggiore dell’intera serie, in quanto totalmente poco credibile ed interessante, problema condiviso con tutto l’aspetto religioso/sovrannaturale (le materializzazioni di draghi dai fogli di carta non hanno contribuito particolarmente a creare appeal). A dare linfa a questo nuovo filone è arrivato il misterioso arcidiacono, che costituisce un personaggio intrigante e misterioso e che si rivelerà sicuramente di grande importanza nella storia, essendo alla ricerca del Muto, che a sua volta ha dei conti in sospeso con Wilkin.
Come probabilmente avrete notato, è proprio la maggior correlazione tra i vari personaggi, fino ad ora divisi in gruppi ben definiti, a costituire il probabile punto di svolta. Tornando al filone cristiano/eretico, non bisogna dimenticare il ruolo del sacerdote di corte, che sembra allarmato sin dal momento dell’arrivo del cardinale (possibile che i due si conoscano) ed entra in contatto con Annora, arrivando a completare il tassello mancante per unire tutti i “ribelli” alla corte.
Ulteriore ondata di freschezza viene data dal combattimento contro i nomadi, che riporta in auge un po’ di azione e violenza che erano effettivamente mancati nelle altre puntate. Tutti questi avvenimenti sono importanti (e negli altri episodi sarebbero stati i cardini della puntata), ma non possono che risultare secondari in confronto alla svolta netta, decisa, permanente, con cui Wilkin decide di rivelare la sua vera identità a Lady Love. Inizialmente, questa scelta può sembrare avventata e un po’ buttata lì a caso, ma ha un suo senso logico se facciamo entrare nell’equazione il Deus Ex Machina della corte, Milus Corbett (alzi la mano chi si aspettava Stephen Moyer come uno dei più convincenti sotto il piano recitativo). Egli tiene in pugno Brattle e i suoi compagni, e l’uccisione di uno di essi ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendo il punitore a confidarsi con Love, che ora può diventare una potente alleata contro il ciambellano, viste anche le continue manipolazioni alle sue spalle di cui ormai è al corrente.
Nonostante i tantissimi punti positivi di questo episodio, compreso un Lee Jones finalmente credibile e calato nella parte, ci sono ancora degli aspetti negativi. Primo su tutti è la passione di Sutter per la telenovela e gli intrighi amorosi, che veniva messa in disparte dall’ambientazione e dalla continua adrenalina di SoA e che trova la sua naturale collocazione in una corte medievale. A preoccupare non è solo la telefonatissima love story (o Love story?) tra la baronessa e il boia, ma anche il suo rapporto con la moglie, che poteva risultare interessante, ma sta andando a scemare. L’incapacità di Jessamy di riconoscere il falso Maddox deve essere utilizzata al più presto, perché tirarla troppo per le lunghe ne smorzerebbe l’effetto. Parlando di questo filone narrativo, i due minuti in cui Brattle prima si bacia con la baronessa e poi va dalla moglie a fare l’amore, presumibilmente per la prima volta da quanto sono a corte, sono tra i più deboli dell’intero episodio.
Nonostante questo neo, la puntata non può che essere promossa, ma un nuovo nemico si attanaglia all’orizzonte: il Mietitore seriale. Questa “Behold the Lamb / Gweled Yr Oen” è stata vista da soli 840.000 spettatori, series low della stagione. Essendo su FX questo non dovrebbe essere un problema, perché, ad esempio, The Americans è stata rinnovata con rating ancora peggiori, ma va fatta una considerazione: lo show di Joe Weisberg è un prodotto di altissimo livello, e molto di nicchia, per cui i bassissimi ascolti erano previsti, mentre da un prodotto di Sutter ci si aspettava ben altra performance (Sons of Anarchy nella prima stagione viaggiava spesso oltre i due milioni). La seconda stagione sembra certa, però sarebbe un peccato perdere l’interesse degli spettatori proprio ora che si inizia ad ingranare.
Il problema è che l’uomo non è una creatura paziente, vuole tutto, e lo vuole subito. Questo aspetto riguarda, naturalmente, anche lo spettatore di serie tv che, quando si approccia a guardare un pilot, ha già visto teaser, trailer, conosce il cast e si aspetta i fuochi d’artificio sin dalla sigla. Potete quindi immaginare le critiche piovute su questa serie nel corso dei primi sei episodi. Alcune di esse erano giustificate, ma forse è troppo facile demolire un prodotto paragonandolo a Sons of Anarchy, usando il motto “eh ma Sutter era meglio prima ora si è perso” e facendosi beffe di Lee Jones, dimenticandosi dell’inizio stentato che anche Charlie Hunman aveva avuto, per poi entrare molto bene nel personaggio di Jax Teller. Dopo questo intervento a sua parziale discolpa, è giusto dire che TBX non ha fatto nulla per evitare questi commenti nelle prime sei puntate, in cui si intravedeva del potenziale, ma c’erano alcune cose che non andavano affatto, lasciando la serie in una scomoda posizione di limbo tra grande (o più che discreta) serie e una di basso livello. Essere intrappolati nella mediocrità è una situazione scomodissima, da “vorrei ma non posso”, ma dalla quale si può piano piano uscire. Fortunatamente, sembra che si stia imboccando la strada giusta, con una lenta risalita, che ha avuto degli intoppi, ma che ora sembra definitiva.
Limbo è la parola adatta non solo per descrivere lo stato della serie, ma anche quello del protagonista. Pur apparendo relativamente poco sulle scene, Wilkin Brattle è il motore di tutto ciò che sta accadendo: l’uccisione del barone Ventris ha portato Lady Love a dover fingere di essere incinta, e ora la baronessa si trova anch’essa nel limbo, perché deve decidere se seguire il cuore, e quindi l’attrazione per Wilkin, o se dare ascolto alla testa, sposarsi con Edwyn Price e rafforzare il proprio regno. Pensandoci bene, il finto boia potrebbe anche essere stato indirettamente responsabile della morte di sua moglie Petra, avvenuta per mano dell’ustionato (Kurt Sutter) il quale, come emerso in questa puntata, potrebbe aver combattuto insieme a lui e, magari, egli ha a che fare con il suo aspetto sfregiato. Ovviamente, queste sono soltanto teorie, che però potrebbero costituire la risposta alla quesito sul perché Annora sia così interessata a Wilkin.
Parlando della guaritrice, è proprio lei il simbolo della ripresa dello show. Il personaggio di Katey Sagal è stato etichettato fin da subito come il peggiore dell’intera serie, in quanto totalmente poco credibile ed interessante, problema condiviso con tutto l’aspetto religioso/sovrannaturale (le materializzazioni di draghi dai fogli di carta non hanno contribuito particolarmente a creare appeal). A dare linfa a questo nuovo filone è arrivato il misterioso arcidiacono, che costituisce un personaggio intrigante e misterioso e che si rivelerà sicuramente di grande importanza nella storia, essendo alla ricerca del Muto, che a sua volta ha dei conti in sospeso con Wilkin.
Come probabilmente avrete notato, è proprio la maggior correlazione tra i vari personaggi, fino ad ora divisi in gruppi ben definiti, a costituire il probabile punto di svolta. Tornando al filone cristiano/eretico, non bisogna dimenticare il ruolo del sacerdote di corte, che sembra allarmato sin dal momento dell’arrivo del cardinale (possibile che i due si conoscano) ed entra in contatto con Annora, arrivando a completare il tassello mancante per unire tutti i “ribelli” alla corte.
Ulteriore ondata di freschezza viene data dal combattimento contro i nomadi, che riporta in auge un po’ di azione e violenza che erano effettivamente mancati nelle altre puntate. Tutti questi avvenimenti sono importanti (e negli altri episodi sarebbero stati i cardini della puntata), ma non possono che risultare secondari in confronto alla svolta netta, decisa, permanente, con cui Wilkin decide di rivelare la sua vera identità a Lady Love. Inizialmente, questa scelta può sembrare avventata e un po’ buttata lì a caso, ma ha un suo senso logico se facciamo entrare nell’equazione il Deus Ex Machina della corte, Milus Corbett (alzi la mano chi si aspettava Stephen Moyer come uno dei più convincenti sotto il piano recitativo). Egli tiene in pugno Brattle e i suoi compagni, e l’uccisione di uno di essi ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendo il punitore a confidarsi con Love, che ora può diventare una potente alleata contro il ciambellano, viste anche le continue manipolazioni alle sue spalle di cui ormai è al corrente.
Nonostante i tantissimi punti positivi di questo episodio, compreso un Lee Jones finalmente credibile e calato nella parte, ci sono ancora degli aspetti negativi. Primo su tutti è la passione di Sutter per la telenovela e gli intrighi amorosi, che veniva messa in disparte dall’ambientazione e dalla continua adrenalina di SoA e che trova la sua naturale collocazione in una corte medievale. A preoccupare non è solo la telefonatissima love story (o Love story?) tra la baronessa e il boia, ma anche il suo rapporto con la moglie, che poteva risultare interessante, ma sta andando a scemare. L’incapacità di Jessamy di riconoscere il falso Maddox deve essere utilizzata al più presto, perché tirarla troppo per le lunghe ne smorzerebbe l’effetto. Parlando di questo filone narrativo, i due minuti in cui Brattle prima si bacia con la baronessa e poi va dalla moglie a fare l’amore, presumibilmente per la prima volta da quanto sono a corte, sono tra i più deboli dell’intero episodio.
Nonostante questo neo, la puntata non può che essere promossa, ma un nuovo nemico si attanaglia all’orizzonte: il Mietitore seriale. Questa “Behold the Lamb / Gweled Yr Oen” è stata vista da soli 840.000 spettatori, series low della stagione. Essendo su FX questo non dovrebbe essere un problema, perché, ad esempio, The Americans è stata rinnovata con rating ancora peggiori, ma va fatta una considerazione: lo show di Joe Weisberg è un prodotto di altissimo livello, e molto di nicchia, per cui i bassissimi ascolti erano previsti, mentre da un prodotto di Sutter ci si aspettava ben altra performance (Sons of Anarchy nella prima stagione viaggiava spesso oltre i due milioni). La seconda stagione sembra certa, però sarebbe un peccato perdere l’interesse degli spettatori proprio ora che si inizia ad ingranare.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Dopo sei sufficienze consecutive, più o meno stiracchiate e sulla fiducia, The Bastard Executioner tira fuori gli artigli con il miglior episodio fino ad ora, spianando la strada verso un finale, si spera, in crescendo
Thorns/Drain 1×06 | 0.93 milioni – 0.3 rating |
Behold the Lamb/Gweled Yr Oen 1×07 | 0.84 milioni – 0.3 rating |
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Romano, studente di scienze politiche, appassionato di serie tv crime. Più il mistero è intricato, meglio è. Cerco di dimenticare di essere anche tifoso della Roma.