“How you manage to live so long with a mouth like that, hmm?”
Lentamente il duo composto da Vince Gilligan e Peter Gould sta via via spostando il focus in lidi lontani rispetto a quelli in cui gravita la figura di James McGill, lidi talmente lontani da far porre al pubblico delle legittime domande circa l’effettiva valenza del nome della serie. Better Call Saul è infatti un nome che sicuramente non si addice a quanto visto in questa puntata ma anche a quanto accaduto in “Rebecca“, o almeno alla maggior parte di essa.
Non siamo assolutamente in vena di fare accuse, quanto piuttosto considerazioni riguardo l’evoluzione della serie in questa seconda stagione. Se da un lato era chiaro che la trasformazione da McGill a Goodman avrebbe necessitato di più di qualche stagione per essere compiuta (almeno tre vista l’ultima approvazione della AMC), dall’altro era difficile capire in che modo si sarebbero potute dilatare le tempistiche. “Bali Ha’i” risponde a quest’ultimo quesito in maniera chiara e con un suggerimento per un altro spin-off: Better Call Mike/Don’t Mess With Mike.
Mike Ehrmantraut in questa stagione sta portando sulle sue spalle tutto il peso della serie in maniera eccellente, totalmente nello spirito dell’universo narrativo di Gilligan, ma lo sta facendo da solo. La storyline di Jimmy si è un po’ arenata e manca infatti di quel mordente che teneva incollati gli spettatori allo schermo nella precedente stagione, vuoi per meri motivi di scelte autoriali, vuoi perché l’evoluzione alla Davis & Main si è un po’ incagliata. Rimane il fatto che, con un Jimmy che sta trovando una sua collocazione fissa nel mondo legale, la serie ne sta potenzialmente risentendo. È quindi in questa “opportunità” che Mike (e poi Kim) si intrufola e rende ancora più apprezzabile e grande il suo character.
L’autocitazionismo referenziale con il quale viene scritta e giocata la storyline di Mike è da occhi lucidi: prima Tuco, poi Hector Salamanca (giustamente essendo parenti) ed ora i The Cousins che uccideranno Tortuga (Leonel e Marco Salamanca).
Ma la forza di Better Call Saul fino ad ora non è stata l’uso di easter eggs o di personaggi protagonisti di Breaking Bad, è stata invece la creazione di una storyline dinamica, pacata ma profonda, composta da piccoli e significativi eventi che ricalcavano per modus operandi lo stile della serie madre. Sono stati i passaggi “professionali” da Slippy Jimmy alla Davis & Main a dettare il tempo sino ad ora, esattamente come lo sono stati i lavori nel tempo libero con Mike. In queste ultime puntate è in atto un passaggio di testimone silenzioso, e il futuro braccio destro di Gus Fring è il primo beneficiario di questo scambio perché, pur nella sua amata ed encomiabile monoespressività facciale, trasuda l’energia che funge da motore per l’intera serie. Non ci si deve dimenticare infatti che se James cambierà il suo nome in Saul, Mike passerà da ex-poliziotto a galoppino di Fring e la cosa accadrà in maniera progressiva, passo dopo passo, erodendo quell’etica pezzo dopo pezzo.
Nei vari rifiuti nei confronti di Hector Salamanca infatti si evince l’esistenza di una morale ancora ferma che però vacilla qualora venga fatta pressione sui giusti punti: tipo la nipote. La famiglia è sempre la chiave dell’universo narrativo creato da Gilligan, è sempre il motivo per il quale vengono compiute azioni eticamente discutibili, ne sa qualcosa Walter White che incomincia il suo percorso per raccogliere il denaro per la sua famiglia, ne sanno qualcosa sia Jimmy, che sceglie Devis & Main per Kim, sia Mike, devoto alla protezione della nuora e della nipotina. Anche questa è una possibile chiave di lettura degli eventi, ma anche questa è la realtà.
In tutto ciò la storyline di Kim non attrae e non convince come vorrebbero gli autori, vuoi un po’ per la recitazione plastica di Rhea Seehorn che non riesce a creare una connessione empatica con il pubblico. È interessante vedere come vive la sua attuale situazione alla HHM e come le lusinghe e relativa offerta di lavoro da parte di Schweikart & Cokely abbiano un impatto e delle conseguenze “sbagliate” nella sua vita. Il tentativo di truffa, la disubbidienza lavorativa, l’approccio al locale, la chiamata a Jimmy: tutte scelte che una Kim Wexler nel pieno delle sue facoltà mentali, epurate dalla componente emotiva, non avrebbe mai fatto. Le conseguenze di tutto ciò si vedranno nel prossimo episodio e, inutile negarlo, avranno un forte impatto anche su James McGill, volente o nolente.
Ma allora la domanda da porsi è questa: si vuole veramente dedicare così tanta attenzione a Kim se poi l’obiettivo ultimo è quello di creare un rapporto causa-effetto sulla vita di Jimmy?
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Rebecca 2×05 | 1.99 milioni – 0.8 rating |
Bali Ha’i 2×06 | 2.11 milioni – 0.9 rating |
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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.