Michael: “You’re gonna be tempted to say ‘Screw it. Can’t we just go back to HQ and do this the old-fashioned way? Pull out some fingernails, toss someone in an acid pit, fire up the old penis flattener?’, and sure, sure, that sounds nice. But it also sounds easy. We’re all here because we believe that there’s a better way to make humans miserable. And I… I believe in you.”
Che cosa hanno in comune la filosofia pessimistica di Nietzsche e l’inferno pieno di colori e di luce di The Good Place? Tutto. Tanto.
L’ultimo prodotto firmato Shur ritorna sugli schermi di casa NBC, i vari Kristen Bell e Ted Danson tornano a vestire ottimamente i panni di Eleanor e Michael, tutto ritorna alla propria quotidiana routine di dannazione eterna. TGP decide di iniziare la sua nuova annata nel migliore dei modi, omaggiando la fortunata prima stagione, fugando ogni dubbio agli spettatori sulla continua capacità creativa in fase di scrittura e al tempo stesso senza svelare quali saranno i jolly che verranno calati nei prossimi episodi.
Per poter apprezzare tutte le venature comiche proposte in questi primi quaranta minuti è necessario infatti essere già a conoscenza di tutto il percorso di caratterizzazione operato l’anno scorso. I patimenti qua ideati da Michael seguono diligentemente l’insegnamento dantesco della legge del contrappasso, andando a bilanciare i pregi e i difetti che si sono imparati a conoscere di Chidi, Jason e Tahani. Il che è naturalmente un grosso rischio perché gran parte del milione e mezzo, circa, di pubblico che apparentemente è stato riguadagnato dallo scorso season finale dipende in realtà dal fortissimo traino di America’s Got Talent che proprio in concomitanza di “Everything Is Great!” ha chiuso la propria programmazione con più di quindici milioni di spettatori. Un rischio però che Shur decide di correre, ben consapevole del fatto che il suo prodotto si è già distinto più volte dalle altre comedy del panorama americano, rifuggendo la logica stand-alone come un terribile male.
In questo modo riesce a ripagare chi della serie è già diventato un forte aficionado, nonostante i pochissimi episodi finora trasmessi. Il fan accanito è in grado di comprendere appieno, per esempio, la portata drammatica della posizione in cui viene a trovarsi Chidi, logorato prima dall’indecisione e poi dal senso di colpa. The Good Place ritorna quindi sulle scene riaffermando fortemente la sua natura sempre in evoluzione e in cammino, che avevamo lodato fin dal pilot.
Eleanor: “Something very strange is going on here and the only person I trust is me, and me told me to find you. So… what’s the deal? What’s happening? What do you got?”
A sorprendere però è come questa evoluzione non avvenga in modo lineare, ma proponendosi piuttosto con un ritmo ciclico e ricorsivo. Da questo punto di vista, è bene osservare due differenti narrazioni che si sviluppano in “Everything Is Great!” e che parimenti sottolineano efficacemente una certa idea di inferno/vita a cui è facile pensare: l’eterna riproposizione di attimi, momenti, addirittura esistenze intere, sempre uguali a se stessi in un tragico loop eterno senza soluzione di continuità. Nietzsche, appunto.
- Da un punto di vista prettamente tecnico, tutto il corpo centrale dell’episodio (escludendo quindi i due dialoghi tra Michael e Shawn) si caratterizza come un divertente gioco climatico in cui sempre le due solite scene – la presentazione del quartiere ai quattro malcapitati e la festa di inaugurazione del vicinato – vengono proposte in successione osservate da più punti di vista, “costringendo” lo spettatore stesso a sperimentare la ripetitività messa a soggetto.
- Da un punto di vista narrativo, invece, con il tracollo del secondo tentativo di Michael e successivo reboot, la trama ritorna all’esatto punto di partenza che aveva concluso la prima stagione. Questa volta, almeno in teoria, addirittura senza biglietti nascosti da qualche parte a ricordare a Eleanor “what we owe to each other“.
Dopo che lo scorso season finale aveva posto tutta l’empatia e la comprensione del pubblico in Eleanor e compagnia, con “Everything Is Great!” anche Mikey riesce ad accaparrarsi quello stesso legame, mettendo in luce i suoi “ideali lavorativi”, ma soprattutto le sue più grandi debolezze. Debolezze – il rapporto con i suoi sottoposti e le minacce di Shawn – che saranno il vero motore degli ulteriori disastri che attendono il Good Bad Place nell’immediato futuro.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Michael’s Gambit 1×13 | 3.88 milioni – 1.1 rating |
Everything Is Great! (Part 1) 2×01 | 5.28 milioni – 1.3 rating |
Everything Is Great! (Part 2) 2×02 | 5.28 milioni – 1.3 rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.