American Horror Story: Cult 7×07 – Valerie Solanas Died For Your Sins: ScumbagTEMPO DI LETTURA 4 min

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In questa società la vita, nel migliori dei casi, è una noia sconfinata e nulla riguarda le donne: dunque, alle donne responsabili, civilmente impegnate e in cerca di emozioni sconvolgenti, non resta che rovesciare il governo, eliminare il sistema monetario, istituire l’automazione globale e distruggere il sesso maschile”.

Questa settimana American Horror Story si concede una piccola deviazione dal tracciato principale per esplorare nuovi sentieri diegetici, senza dubbio interessanti per quanto concerne originalità del tema e dei personaggi, ma purtroppo ben poco convincenti dal punto di vista delle intenzioni. Il personaggio di Valerie Solanas, personalità controversa e autrice dello SCUM Manifesto, un feroce attacco alla cultura patriarcale dell’epoca e in generale alla società moderna occidentale, viene qui descritto e rappresentato facendo leva sugli aspetti più forti legati alla storia dell’attivista statunitense: il tentato omicidio di Andy Warhol; la stesura, appunto, dello SCUM Manifesto e la schizofrenia paranoide di cui soffriva. Il tutto opportunamente romanzato e addirittura condito da un inaspettato risvolto narrativo che assocerebbe lei e il suo piccolo manipolo di seguaci nientemeno che al celebre serial killer Zodiac. Una scelta molto originale probabilmente mossa dall’intenzione degli autori di raccontare la donna dietro al personaggio, senza però tralasciare la componente horror-splatter che da sempre contraddistingue – quest’anno più che mai – l’opera di Murphy e Falchuk.
Purtroppo il risultato finale non è quello sperato e il personaggio interpretato dalla convincente Lena Dunham si trova ben presto a fare i conti con un eccessivo manierismo autoriale – potremmo dire congenito alla serie – e un palese pressapochismo nello sviluppo del racconto. Racconto che ben presto assume i connotati di vero e proprio filler – e anche in questo caso non si tratta certo di una novità all’interno dello show – salvo poi riprendersi con la svolta di fine episodio che vede Kai e la new entry Bebe Babbitt complici per qualche ragione a noi ancora sconosciuta.
Lungi dal voler etichettare questo episodio come sgradevole o malfatto, è evidente come siano presenti all’interno della puntata i soliti difetti che oramai la serie si porta avanti da anni, in primis l’eccesso di tematiche dal forte impatto sociale proposte, alle quali questa settimana si aggiungono quella del femminismo radicale, qui da intendersi ovviamente nella sua connotazione peggiore, e dell’omicidio seriale, buttate assieme in questo enorme calderone diegetico chiamato AHS: Cult e, prevedibilmente, depotenziate dal punto di vista dell’impatto spettatoriale proprio da questo assurdo collegamento tra Valerie e la sua “Solanas Family” e l’operato del serial killer Zodiac. Gli spunti relativi al personaggio della Dunham erano già di per sé numerosi, a partire dalla tematica, sottolineata anche dal Warhol di Peters, del lascito attribuitole dalla storia: “la cattiva ragazza che sparò ad Andy Warhol”, vero e proprio smacco se visto in relazione ai principi morali che l’hanno guidata nel corso della sua vita. Eppure, e sul perché ci interroghiamo senza trovare una risposta plausibile, si è optato per un bel guazzabuglio narrativo che se da una parte ha il merito di potenziare la componente gore del telefilm, dall’altra, invece, termina con l’intaccare la coerenza e l’utilità dei temi trattati all’interno del big plan stagionale.
Ultimo aspetto che certamente va sottolineato è la totale incoerenza nella costruzione di alcuni personaggi principali, categoria ben esemplificata dal character interpretato da Alison Pill. Nel giro di una manciata di episodi, Ivy si è trasformata in una killer/psicopatica/invasata in grado di uccidere a sangue freddo un uomo, nello specifico il suo “amico” Harrison – facendolo a pezzi con una sega tra l’altro – arrivando addirittura ad incolparlo per la morte della “moglie” e giustificandosi al prevedibile WTF da parte dell’oramai uomo-torso con un assurdo: “ho fatto impazzire mia moglie, non l’ho ammazzata” quasi si trattasse di un epilogo migliore rispetto a quello di Meadow. Un difetto che forse interesserà meno gli amanti dell’horror e dell’ignoranza telefilmica più spinta (sacrosanta quando ci si approccia a questo genere di show) ma che inevitabilmente intacca il risultato finale a livello di storytelling, ancora una volta ben curato nelle sue premesse di base per poi essere abbandonato al suo destino a metà del suo cammino stagionale.

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • L’interpretazione di Evan Peters
  • Il ritorno della Conroy
  • Valorizzazione della componente splatter
  • Focus su un personaggio curioso realmente esistito
  • Episodio che fino alla fine appare come mero riempimento
  • Utilizzo sbagliato della Solanas
  • Incoerenza nella costruzioni di alcuni personaggi
  • Perché inserire Zodiac a sto grande minestrone?

 

Come già accennato prima, la puntata, nonostante i suoi limiti evidenti, intrattiene, aiutata dalla sempre più marcata componente gore sulla quale gli autori hanno visibilmente deciso di puntare per rilanciare lo show negli ultimi anni. Inoltre, nonostante l’episodio assuma i connotati del filler, salvo poi rivelare in maniera molto criptica il suo legame con la storyline principale, il ritmo è buono e le interpretazioni di alcuni interpreti – il Warhol di Peters, la Solanas della Dunham e la Babbitt della Conroy nel particolare – sono decisamente valide. Questa settimana dunque salviamo, nella speranza che la decisione di aggiungere nuovi character e nuove tematiche non porti al consueto caos di fine stagione a cui oramai, negli anni, American Horror Story ci ha abituati.

Mid-Western Assassin 7×06 2.15 milioni – 1.1 rating
Valerie Solanas Died For Your Sins: Scumbag 7×07  2.07 milioni – 1.0 rating

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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.

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