0
(0)
Abituati alle grandi produzioni televisive che oramai invadono le nostre bacheche Facebook, i nostri profili Instagram e in generale le nostre esistenze, cannibalizzando l’attenzione del pubblico, a prescindere che si tratti di binge-watchers professionisti o spettatori occasionali, serie televisive come Dirk Gently’s Holistic Detective Agency rappresentano senza dubbio la proverbiale boccata d’aria fresca all’interno della triste e umida prigione del mainstream televisivo contemporaneo. Niente fan service anni ’80 e giretti in mondi capovolti, niente incesti ed epiche battaglie oltre la Barriera, niente morti che camminano in un mondo post-apocalisse, bensì tanto non-sense e universi narrativi apparentemente sconnessi tra loro in grado di risucchiarci letteralmente al loro interno grazie a quell’assurdità di fondo che, senza dubbio, vi farà ripetere più e più volte le stesse tre parole: “non ho capito.”
Questa settimana la trama prende un notevole slancio in avanti, arricchendo il già complesso lavoro di storytelling con ulteriori connessioni tra i due filoni narrativi messi in campo in questa seconda stagione, quello di Wendimoor e quello reale, e conferendo ulteriori sfumature alle originali caratterizzazioni compiute sui nuovi character introdotti in questo secondo arco stagionale.
Superato il cosiddetto giro di boa abbiamo elementi a sufficienza per impostare un paragone con la precedente stagione (invece per quanto riguarda la trama, nonostante manchino quattro episodi al season finale, appare estremamente difficoltoso azzardare congetture o ipotesi sulla risoluzione del caso) la quale, seppur sviluppata attraverso un numero più contenuto di episodi, appariva senza dubbio più ricca dal punto di vista della creazione di una solida sinergia emotiva tra personaggi e spettatore, certamente dovuta anche al carattere più introduttivo della prima stagione, ma anche e soprattutto perché maggiormente orientata alla disamina del tema solitudine e delle conseguenze legate a parole dette ed azioni compiute nel corso della propria esistenza. Quest’anno, invece, è evidente l’intenzione autoriale di puntare in misura maggiore sulla componente mystery piuttosto che sull’aspetto prettamente emotivo legato al rapporto tra i vari personaggi del racconto. Non si tratta comunque di una critica, bensì di una semplice osservazione relativa ad un sacrosanto cambio di approccio, affrontato in maniera esemplare dal team di Landis, il quale, a sorpresa, è riuscito nell’impresa di portare il racconto ad un livello di assurdità ancor più elevato, non scadendo comunque nel posticcio nonostante il fulgore folkloristico sprigionato da ogni singolo personaggio della serie.
La natura dello show resta dunque la medesima, forte di un parco personaggi difficilmente replicabile e di una narrazione sempre sconclusionata in grado di articolare le vicende su più livelli e attraverso il punto di vista di più personaggi, nella maggior parte dei casi abbinati secondo il criterio dell’antitesi morale o caratteriale. Il risultato è uno show attualmente unico nel suo genere, in grado di miscelare efferati omicidi, umorismo british e non-sense a palate, personaggi improbabili in situazioni ancor più improbabili, conservando sempre una sostanziale leggerezza di fondo. Senza contare la curiosità incredibile che ci divora dall’interno al termine di ogni singola puntata, caratteristica principale del telefilm e motivo alla base delle bestemmie che, puntualmente, accompagnano il consueto cliffhangerONE di fine episodio.
Questa settimana la trama prende un notevole slancio in avanti, arricchendo il già complesso lavoro di storytelling con ulteriori connessioni tra i due filoni narrativi messi in campo in questa seconda stagione, quello di Wendimoor e quello reale, e conferendo ulteriori sfumature alle originali caratterizzazioni compiute sui nuovi character introdotti in questo secondo arco stagionale.
Superato il cosiddetto giro di boa abbiamo elementi a sufficienza per impostare un paragone con la precedente stagione (invece per quanto riguarda la trama, nonostante manchino quattro episodi al season finale, appare estremamente difficoltoso azzardare congetture o ipotesi sulla risoluzione del caso) la quale, seppur sviluppata attraverso un numero più contenuto di episodi, appariva senza dubbio più ricca dal punto di vista della creazione di una solida sinergia emotiva tra personaggi e spettatore, certamente dovuta anche al carattere più introduttivo della prima stagione, ma anche e soprattutto perché maggiormente orientata alla disamina del tema solitudine e delle conseguenze legate a parole dette ed azioni compiute nel corso della propria esistenza. Quest’anno, invece, è evidente l’intenzione autoriale di puntare in misura maggiore sulla componente mystery piuttosto che sull’aspetto prettamente emotivo legato al rapporto tra i vari personaggi del racconto. Non si tratta comunque di una critica, bensì di una semplice osservazione relativa ad un sacrosanto cambio di approccio, affrontato in maniera esemplare dal team di Landis, il quale, a sorpresa, è riuscito nell’impresa di portare il racconto ad un livello di assurdità ancor più elevato, non scadendo comunque nel posticcio nonostante il fulgore folkloristico sprigionato da ogni singolo personaggio della serie.
La natura dello show resta dunque la medesima, forte di un parco personaggi difficilmente replicabile e di una narrazione sempre sconclusionata in grado di articolare le vicende su più livelli e attraverso il punto di vista di più personaggi, nella maggior parte dei casi abbinati secondo il criterio dell’antitesi morale o caratteriale. Il risultato è uno show attualmente unico nel suo genere, in grado di miscelare efferati omicidi, umorismo british e non-sense a palate, personaggi improbabili in situazioni ancor più improbabili, conservando sempre una sostanziale leggerezza di fondo. Senza contare la curiosità incredibile che ci divora dall’interno al termine di ogni singola puntata, caratteristica principale del telefilm e motivo alla base delle bestemmie che, puntualmente, accompagnano il consueto cliffhangerONE di fine episodio.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Senza dubbio uno degli episodi più emozionanti visti in questa seconda stagione. Questa settimana la benedizione cala sulla testa dei nostri eroi senza troppi problemi e a noi non resta che attendere il prossimo episodio nella speranza di capirci qualcosa di più in questo meraviglioso guazzabuglio medievale.
Shapes And Colors 2×05 | 0.25 milioni – 0.1 rating |
Girl Power 2×06 | 0.26 milioni – 0.1 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.