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Con il titolo di questo episodio ci si aspettava che la situazione precipitasse verso il tanto atteso scontro tra genitori e figli, anche ai presupposti del plot twist dell’episodio precedente, con la ferita mortale inferta a Victor. Peccato che questa sensazione, che corre quasi ansiosa lungo tutto l’episodio, non raggiunga una risoluzione e quindi non venga soddisfatto questa necessità, lasciando solo l’amaro in bocca a chi si sarebbe aspettato molto di più che questo semplice nulla di fatto.
Peccato veramente perché questa serie, nel suo voler oscillare tra un’anima teen più superficiale e una componente adulta sempre più presente, poteva offrire la possibilità di fare molto di più e in maniera anche originale. È vero che, se da un lato questo episodio si rivela essere di passaggio anziché fondamentale, ci sono molte cose interessanti da rilevare.
Innanzitutto si vede per la prima volta in azione, quindi ancora in vita, Amy, la sorella di Nico, forse la causa dell’inizio della fine del gruppo Pride. Proprio grazie alle rivelazioni fatte durante l’episodio tramite questo flashback, si riesce meglio a capire lo stato d’animo di personaggi come Nico, sua madre Tina e, di riflesso, Alex, ad un livello più profondo, col tema portante della paura di non essere perdonati dalle persone che ci sono vicino quando si perde la loro fiducia.
Come si era già visto in precedenza, tutta la serie gioca su questo tema (quello della fiducia) molte delle sue carte, in maniera più o meno banale. Qui risulta evidente come prima Amy e Tina e successivamente Nico e Alex lo affrontino in modo diametralmente opposti: le prime sfidandosi fino alla morte (letterale), i secondi scegliendo di parlarne nonostante l’incomprensione. È inoltre interessante come in questo episodio, sia tramite parole ma anche con le azioni, venga introdotto e “confuso” il concetto di famiglia con quello di branco, soprattutto nelle dinamiche di gruppo sia dei genitori che dei figli. Concetti molto simili all’apparenza ma molto diversi nella sostanza. Amore e necessità che si scambiano vicendevolmente.
Ed è interessante vedere come i genitori, per guidare le proprie azioni, si stiano spostando da un senso di necessità (da branco) ad uno di amore (o quella forma distorta che provano per sé e per i loro figli). Si vedano il “sacrificio” della madre di Chase e del di lei amante, padre di Nico, per proteggere lo stesso Chase da Jonah. All’esatto opposto i ragazzi si muovono sempre di più per calcolo, sacrificando Molly, per esempio, facendola allontanare per non rovinare i piani (inutili?) messi in piedi per far scoprire la reale natura dei propri genitori al mondo intero.
Una cosa che purtroppo non funziona in questo episodio è il ritmo. La scena in laboratorio è inutilmente lunga e allo stesso tempo paradossale, visto che non si sa per quale motivo i ragazzi e i genitori non riescano ad incontrarsi, rendendo di fatto inutile, ai fini della trama, la chiamata d’aiuto di Chase verso tutti loro.
Discorso a parte sulla figura controversa ma finora abbastanza stereotipata di Jonah, di cui ancora non si capisce molto ma di cui, onestamente, non si riesce a provare molto interesse. Il suo piano di manipolazione di tutto Pride fa acqua da tutte le parti e, per chi non è a conoscenza degli sviluppi futuri avuti nel fumetto, risulta abbastanza povero di contenuto ed intenzioni.
La parte migliore della serie, almeno in questa fase, la si trova nelle interazioni più ristrette, quelle tra due o massimo tre personaggi, dove si riesce a centrare meglio caratterizzazioni, toni e ritmo, sfruttando quindi quel potenziale messo in campo a tratti finora ma nelle corde della serie. Esemplari sono i dialoghi tra Nico e Alex o tra Molly e la zia naturale. Poche linee di dialogo rendono molto di più di scene di massa confuse e fintamente appassionanti (chi è rimasto piacevolmente sorpreso dalla scelta di lasciare in animazione sospesa Victor?).
Basterebbe mettere in scena finalmente questo benedetto scontro tra le due generazioni evitando questo continuo temporeggiare che non sta aiutando affatto lo spettatore ad appassionarsi alla storia raccontata.
Basterebbe mettere in scena finalmente questo benedetto scontro tra le due generazioni evitando questo continuo temporeggiare che non sta aiutando affatto lo spettatore ad appassionarsi alla storia raccontata.
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Marvel’s Runaways mantiene la sua buona coerenza narrativa ma sta cominciando a far prevalere le cose che non funzionano su quelle interessanti. Rimane una serie di indubbio interesse ma che soffre sostanzialmente l’indecisione di quale registro narrativo prendere, se quello adolescenziale o qualcosa di più “maturo”. Non mancano molti episodi per prendere questa decisione.
Refraction 1×07 | ND milioni – ND rating |
Tsunami 1×08 | ND milioni – ND rating |
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Dopo miliardi di ore passate a vedere cartoni giapponesi e altra robaccia pop anni ’80 americana, la folgorazione arriva con la visione di Twin Peaks. Da allora nulla è stato più lo stesso. La serialità è entrata nella sua vita e, complici anche i supereroi con le loro trame infinite, ora vive solo per assecondare le sue droghe. Per compensare prova a fare l’ingegnere ma è evidentemente un'illusione. Sogna un giorno di produrre, o magari scrivere, qualche serie, per qualche disperata tv via cavo o canale streaming. Segue qualsiasi cosa scriva Sorkin o Kelley ma, per non essere troppo snob, non si nega qualche guilty pleasure ogni tanto.