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The Handmaid’s Tale 2×12 – PostpartumTEMPO DI LETTURA 5 min

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Chi si aspettava un proseguo di “Holly” rimarrà deluso, esattamente come chi confidava in quel ritmo ed in quella potenza che erano stati sfruttati pienamente nella scorsa puntata. “Postpartum”, un po’ per la sua natura di penultimo episodio, un po’ perché oggettivamente era difficile replicare quanto fatto, risulta oggettivamente meno forte e anche con meno impatto emotivo, conseguenza anche del salto temporale intercorso tra i due episodi e anche delle tematiche trattate. Totalmente diverse e anche quasi secondarie, sotto certi punti di vista, rispetto a tutto ciò che ruota intorno a June.
Un modo facile per capire in che modo si vuole impostare una recensione è quello di fare velocemente un riassunto mentale di quanto visto, al fine di stilare una lista di momenti salienti che sono effettivamente rimasti nella memoria a breve termine del recensore/spettatore. Quanto detto sembra una banalità ma una volta terminata la visione di “Postpartum” si può fare questo esercizio di stile e constatare che, effettivamente, sono fondamentalmente solo 3 gli eventi che si riescono a ricordare: l’esecuzione di Eden (e Isaac), la discussione in cucina tra Fred ed Offred, il cambio di politica sull’allattamento di Serena.

Offred:I’ll get you a bottle.
Serena:No, wait. Wait.

Partendo da quest’ultimo punto, come un movimento ondivago, l’umore e le reazioni di Serena nei confronti di Offred cambiano nel tempo oscillando da un estremo all’altro. L’iniziale veto posto ad un qualsiasi tipo di relazione tra Offred ed i Waterford è stato appianato dai pianti e dalle urla della piccola Nichole/Holly e da un raziocinio che a tratti prende il sopravvento sull’orgoglio e le prese di posizione. Ci sono infatti dei (rari) momenti in cui le divergenze tra le due donne si appianano e sembra quasi di intravvedere la possibilità di una qualche sorta d’amicizia o comunque di rispetto reciproco, poi tutto tracolla sul versante Waterford e viene ripristinata quell’atmosfera di odio e terrore che esiste da due stagioni a questa parte.
Nonostante questa ennesima tregua sia momentanea (Offred prima o poi dovrà essere ricollocata in una nuova famiglia) e sia stata sancita per un bene più grande (la salute di Nichole/Holly), non si può non nutrire un minimo di speranza nel vedere un futuro cambiamento in Serena. Magari mossa da un amore materno insperato.

Fred:Where were you hiding when we searched in that house?
Offred:The attic.
Fred:So, you heard us?
Offred:Honestly my heart was beating so fast, I couldn’t hear much of anything.
Fred:You were that frightened. Yet you preferred to hide in the attic to avoid coming home. With me.

Esattamente come per il rapporto tra Serena ed Offred, anche quello tra il Comandante Waterford e l’ancella è oscillato spesso in una o in un’altra direzione, rimanendo più spesso sul versante amichevole piuttosto che su quello guerrafondaio. Certo è che, dopo lo stupro perpetrato da Fred con l’accondiscendenza della moglie in “The Last Cerimony“, il rapporto è deteriorato totalmente diventando ancora più falso e pretestuoso di prima. Almeno da parte di Offred.
Invece emerge sempre di più (ed è merito principalmente dei dialoghi piuttosto che dell’interpretazione bidimensionale di Joseph Fienens) la visione distorta della realtà di Fred Waterford, totalmente a suo agio nella politica e nelle leggi di Gilead ma altrettanto così distante da quella realtà in cui ha vissuto fino ad un paio d’anni fa e che è rimasta tale al di fuori dei confini. Il dialogo con Offred presenta nuovamente la psicologia di un uomo che non è cattivo ma che vive e agisce secondo dei canoni che non trovano terreno altrettanto fertile nelle altre persone, nemmeno in quello della moglie. E con Offred si ripete nuovamente quel gioco di ruolo padrone-schiava che c’è sempre stato e che mai terminerà. Dalla sua prospettiva distorta infatti non c’è alcuna ragione per la quale Offred debba preferire la fuga piuttosto che la sua presenza ed il ritorno a “casa”. Sono parole pesanti ma altrettanto chiarificatrici per provare a capire le gesta di un uomo che non è cattivo ma vive seguendo una legge morale e spirituale che non è del tutto chiara alle altre persone.

Nick:The truth doesn’t matter right now, Eden!
Eden:It matters to God! He knows what’s inside my heart!
Nick:He doesn’t decide what happens here today, okay? Just tell them what they need to hear. Say you sinned, you’re sorry.
Eden:I can’t.

Dulcis in fundo non si può non tirare in ballo anche Eden, forse il personaggio che più si avvicina, in termini di visione del mondo, al Comandante Waterford. La giovinezza di sicuro ha giocato un ruolo molto importante nella sua decisione di tradire e di non scusarsi per i suoi sentimenti, ma è anche innegabile che il character della ragazza sia stato introdotto e sviluppato avendo questo come fine ultimo. Non c’è quindi da sorprendersi se il momento di maggior rilevanza nel minutaggio a lei dedicato nel corso di questa stagione sia proprio quello relativo alla sua esecuzione e alla sua cieca visione della religione. Tra le altre cose non concepita da nessuno dei protagonisti.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Dialogo Waterford-Offred
  • Regia, come al solito
  • Ofglen nuovamente in una casa e con diverso potenziale narrativo
  • Nuovo sodalizio Serena-Offred
  • Uccisione di Eden ed Isaac utile a mostrare un nuovo lato di Gilead
  • Il confronto con la precedente “Holly” è impari
  • Calo della tensione e del ritmo

 

Un episodio che indubbiamente funziona ma che visto dopo “Holly” risulta inevitabilmente più debole e quindi anche meno incisivo. Ad ogni modo comunque molto buono.

 

Holly 2×11 ND milioni -ND rating
Postpartum 2×12 ND milioni -ND rating

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Fondatore di Recenserie sin dalla sua fondazione, si dice che la sua età sia compresa tra i 29 ed i 39 anni. È una figura losca che va in giro con la maschera dei Bloody Beetroots, non crede nella democrazia, odia Instagram, non tollera le virgole fuori posto e adora il prosciutto crudo ed il grana. Spesso vomita quando è ubriaco.

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