0
(0)
Con soli tre episodi andati in onda Yellowstone decide di concedersi ciò che a conti fatti si poteva tranquillamente inserire oltre metà stagione o quanto meno superata la fase di movimentazione dell’intera trama: una puntata filler. E nemmeno si tratta di un filler di valida qualità e che riesce ad intrattenere lo spettatore senza annoiare.
No, la puntata tergiversa in maniera clamorosa sotto molteplici aspetti decidendo di posporre gli sviluppi della storia verosimilmente alla prossima puntata, ma mai dare nulla per scontato.
“The Long Black Train” rappresenta una battuta d’arresto di considerevole entità per la serie, specialmente se si tiene in considerazione la prima puntata e la sua partenza a bomba, unitamente agli sviluppi continuativi e protratti delle successive due puntate.
A conti fatti ciò che disturba della visione non è nemmeno troppo la palese voglia di guadagnare tempo: l’ora e mezza di pilot era stata volutamente condita da molteplici riprese dei paesaggi del Montana nonché da lunghissimi silenzi, forse proprio per far cogliere allo spettatore un certo desiderio di intimismo che la serie sfiorava senza volersi addentrare ulteriormente. Questo quarto episodio, tuttavia, non ha nulla a che spartire con il carattere intimistico, anzi. La puntata si è impegnata molto più delle precedenti nella rappresentazione di Beth Dutton, un personaggio che puntata dopo puntata riesce a risultare sempre più falso, impossibile da concepire e senza ragione di esistere: il voler rimarcare a tutti i costi ed in ogni singola scena la sua deprecabile acidità e cattiveria non fortificano il carattere del personaggio interpretato da Kelly Reilly, ma piuttosto lo dequalificano rendendolo una pura e semplice macchietta che rende la visione della puntata noiosa ed incredibilmente lenta.
Il desiderio di voler a tutti i costi trasporre un personaggio femminile in totale controllo e non in balia di un personaggio maschile sarebbe potuta essere un’idea astuta e funzionale, specialmente se si tiene in considerazione la situazione sociale della famiglia Dutton e la mentalità della cittadina nella quale dominano. Tuttavia la sua rappresentazione in scena lascia decisamente a desiderare, questo continuare a calcare la mano debilita Beth e fa apparire molti dei personaggi che le girano attorno come dei satelliti dei puri e semplici cartonati privi di emozioni e/o sentimenti. Ed anche di amor proprio.
Parallelamente a questo non sviluppo ci sono poi ulteriori parentesi famigliari tra nipote-padre-nonno di dubbio intrattenimento che allietano a loro modo la visione, ma che portano in essere una vuotezza di contenuti palese e frustrante. La puntata è pedante e monotona, continuando nella riproposizione di quanto già avvenuto (nel primo e nel secondo episodio), fino agli ultimi cinque minuti circa quando, finalmente, le acque tornano ad agitarsi attorno alla famiglia Dutton ed il giovane Kayce viene ammanettato ed arrestato. Insomma, un avvenimento di sicura rilevanza, ma l’attesa di quaranta minuti circa risulta immotivata ed insensata specialmente se tenuti in considerazione i contenuti con i quali si era cercato di riempire il tempo allo spettatore.
Una tappa sfortunata per un cammino che si spera regali maggiori gioie.
No, la puntata tergiversa in maniera clamorosa sotto molteplici aspetti decidendo di posporre gli sviluppi della storia verosimilmente alla prossima puntata, ma mai dare nulla per scontato.
“The Long Black Train” rappresenta una battuta d’arresto di considerevole entità per la serie, specialmente se si tiene in considerazione la prima puntata e la sua partenza a bomba, unitamente agli sviluppi continuativi e protratti delle successive due puntate.
A conti fatti ciò che disturba della visione non è nemmeno troppo la palese voglia di guadagnare tempo: l’ora e mezza di pilot era stata volutamente condita da molteplici riprese dei paesaggi del Montana nonché da lunghissimi silenzi, forse proprio per far cogliere allo spettatore un certo desiderio di intimismo che la serie sfiorava senza volersi addentrare ulteriormente. Questo quarto episodio, tuttavia, non ha nulla a che spartire con il carattere intimistico, anzi. La puntata si è impegnata molto più delle precedenti nella rappresentazione di Beth Dutton, un personaggio che puntata dopo puntata riesce a risultare sempre più falso, impossibile da concepire e senza ragione di esistere: il voler rimarcare a tutti i costi ed in ogni singola scena la sua deprecabile acidità e cattiveria non fortificano il carattere del personaggio interpretato da Kelly Reilly, ma piuttosto lo dequalificano rendendolo una pura e semplice macchietta che rende la visione della puntata noiosa ed incredibilmente lenta.
Il desiderio di voler a tutti i costi trasporre un personaggio femminile in totale controllo e non in balia di un personaggio maschile sarebbe potuta essere un’idea astuta e funzionale, specialmente se si tiene in considerazione la situazione sociale della famiglia Dutton e la mentalità della cittadina nella quale dominano. Tuttavia la sua rappresentazione in scena lascia decisamente a desiderare, questo continuare a calcare la mano debilita Beth e fa apparire molti dei personaggi che le girano attorno come dei satelliti dei puri e semplici cartonati privi di emozioni e/o sentimenti. Ed anche di amor proprio.
Parallelamente a questo non sviluppo ci sono poi ulteriori parentesi famigliari tra nipote-padre-nonno di dubbio intrattenimento che allietano a loro modo la visione, ma che portano in essere una vuotezza di contenuti palese e frustrante. La puntata è pedante e monotona, continuando nella riproposizione di quanto già avvenuto (nel primo e nel secondo episodio), fino agli ultimi cinque minuti circa quando, finalmente, le acque tornano ad agitarsi attorno alla famiglia Dutton ed il giovane Kayce viene ammanettato ed arrestato. Insomma, un avvenimento di sicura rilevanza, ma l’attesa di quaranta minuti circa risulta immotivata ed insensata specialmente se tenuti in considerazione i contenuti con i quali si era cercato di riempire il tempo allo spettatore.
Una tappa sfortunata per un cammino che si spera regali maggiori gioie.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
|
|
Yellowstone si ripropone ai propri spettatori con una quarta puntata in cui temporeggia, in maniera non abile e furba, in attesa dei futuri sviluppi di trama. Sviluppi che a conti fatti rappresentano il vero fulcro centrale della bellezza di questa serie dal momento che molti dei personaggi sembrano essere stati scritti basandosi totalmente su dei veri e propri cliché seriali.
No Good Horses 1×03 | 2.17 milioni – 0.3 rating |
The Long Black Train 1×04 | 1.89 milioni – 0.3 rating |
Quanto ti è piaciuta la puntata?
0
Nessun voto per ora
Tags:
Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.