Se fino ad ora la serie Netflix ha raccontato la vita quotidiana in una prigione femminile, spaccando ogni personaggio in un prima e un dopo, in queste tredici puntate l’operazione è molto più profonda e ramificata. “Chocolate Chip Nookie”, decimo episodio di questa stagione – che prende il nome dal frullato dietetico che vende Aleida per sbarcare il lunario – rende ancora più chiaro il percorso intrapreso: due sorelle (Carol e Barbara), due gang (l’una capeggiata da Carol e l’altra da Barbara), due blocchi (il C e il D), due divise (blu e cachi), guardie e carcerate. Il confronto è spietato ma come capita sempre ci sono delle storyline più “leggere”: quella di Piper che tenta di riportare in carcere, per assaporare un po’ di libertà – giocare in un campo fuori dal penitenziario – il gioco del pallone; quella di Aleida, aiutata dalla relazione con Hopper, e Daya che, l’una dentro, l’altra fuori, spacciano droga.
“Chocolate Chip Nookie” si snoda e si costruisce intorno ad un tema, la famiglia, quella che tradisce, che fagocita, quella che si odia: così da una parte viene raccontato il disfunzionale rapporto tra Carol e Barbara, invidiose, false, spietate, diverse eppure incredibilmente vicine quando si tratta di ferire e uccidere, dall’altra Red, delusa da tutti, dalle sue ragazze – per lei il suo porto sicuro nel carcere, si è spesa per loro, le ha difese e aiutate sempre – e dalla sua vera famiglia.
Nicky Nichols: “Sometimes it’s like we’re not even related. […] Okay, so you trust a woman who tried to kill her own sister?”
Come ci ha già abituato Orange torna indietro nel tempo e penetra nella storia di Carol e Barbara, assassine della sorella minore, vari flashback le mostrano al pubblico giovani e piene di rabbia, aguzzine disumane verso la sorellina, colpevole di essere più piccola e di far trasferire l’intera famiglia in un’altra città. Lo show, per far capire la cattiveria bestiale delle due sorelle, l’odio che provano l’una per l’altra, ripercorre la vicenda, ricostruendo il prima (quando le due parlano di uccidere la sorellina), poi il durante (il momento dell’assassinio; terribile è l’istante in cui la ragazzina capisce che anche la “sorella buona” le è nemica), infine il dopo (la permanenza di Carol e Barbara in prigione). Le killer vivono di rancori, invidie, ricordi, vogliono vendicarsi l’una dell’altra e di Frieda e usano chiunque stia loro intorno per arrivare allo scopo (Nicky dice a Red: “Women like Carol aren’t looking to be your friend. They are looking to use you. It’s how they stay on top”).
Red: “I feel like me. The last few years, whenever I needed to defend myself or take justice into my own hands, everybody got on my case. Told me to be nicer, to be better. Evolve Red.”
Da queste parole si comprende quanto Red sia delusa e disincantata per ciò che è accaduto (le confessioni delle sue compagne); non si dà pace dopo tutto ciò che ha fatto per Nicky, per Freida – che chiama “that squealing little rat” – e per tutte le altre, non ha scusanti per coloro le hanno voltato le spalle (Red dice a Nicky: “Maybe before you go judging others, you take a good hard look at yourself”), l’hanno lasciata sola, abbandonata non comportandosi come figlie e sorelle acquisite ma come delle arpie. “To trust people who are real. And Carol is real” questo è l’insegnamento che la donna ha imparato e così le due leader, quella “nuova”, Carol, e quella “vecchia”, Red, creano un legame (vero o no poco importa) disperato, necessario, utile a placare la loro sete di vendetta. Entrambe sono disilluse, bisognose di farla pagare a chi ha sbagliato nei loro confronti , ma il loro “odio” esonda, travalica i confini e così non credono nella famiglia e nelle persone, aggrappandosi per sopravvivere al male, al sangue e alla crudeltà gratuità.
Una visione cinica e orribile, figlia di tutto ciò che hanno compiuto nella loro vita, di ciò che è capitato loro, di ciò che subiscono tra quelle quattro mura; è il motivo per cui Daya ha iniziato a drogarsi per sopportare i dolori delle botte, Aleida, fuori dal carcere, ricomincia a delinquere per aiutare la figlia, per riavere i figli. Ciò che appare chiaro è che non c’è salvezza per queste donne; entrate in prigione, hanno una sola possibilità: cadere sempre più in basso, intrappolate in uno stato e in un ruolo da cui non riescono a liberarsi.
Mentre lo scontro tra i due “blocchi” procede come una sorta di guerra di posizione – fino al finale di puntata in cui le ragazze di Barbara parlano di un’azione volta a sterminare quelle della fazione contraria – si combatte anche un’altra guerra molto più complessa, quella tra Taystee e le istituzioni. La ragazza, uno dei personaggi fino ad ora più riusciti di questa stagione, coraggiosa perché consapevole di non aver ucciso il poliziotto ma psicologicamente distrutta, sa che questo match sarà fino all’ultimo sangue, crede nella giustizia ma sa anche che non è lei ad avere il potere. Sembra dire con ogni sguardo, con ogni gesto che c’è una differenza sostanziale tra lei e le guardie, mentre lei non ha armi, gli altri abusano di lei sempre e solo per ciò che potrebbe aver fatto. C’è solo una persona dalla sua parte, Caputo, che va alla ricerca di indizi dell’innocenza di Taystee, o almeno di qualcuno che possa testimoniare a suo favore.
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Break the String 6×09 | ND milioni – ND rating |
Chocolate Chip Nookie 6×10 | ND milioni – ND rating |
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Un tempo recensore di successo e ora passato a miglior vita per scelte discutibili, eccesso di binge-watching ed una certa insubordinazione.