“We don’t have a lot of happy stories around here.”
A Wind Gap è arrivato il Calhoun Day, una festa di paese portata avanti da Adora nonostante il buon sceriffo di città (il sempre immenso Craven) avesse richiesto di non farla in quanto pericolosa per via della già precaria calma che serpeggiava tra i vari cittadini. L’unione di animi turbolenti ed alcool non può che essere considerato, infatti, un accostamento quanto meno coraggioso. Ed infatti i risultati non tardano ad arrivare: c’è inizialmente tensione e clamore sia verso Camille (rea della pubblicazione di un nuovo articolo), sia verso il detective Willis. Ma più delle parole e dei gesti violenti sono gli sguardi fugaci ed i silenzi a creare maggiore confusione nella mente dello spettatore alla ricerca della soluzione del caso. Si tratta infatti di due elementi, sopra accennati, caratteristici della serie (a questo punto si può dire): l’importanza del sottotesto nei dialoghi; l’abbandono dello spettatore nella ricerca del colpevole dal momento che il caso viene grossolanamente presentato e non portato avanti dagli agenti.
Il sottotesto inscritto nei dialoghi ed i lunghi silenzi permettono di cogliere ben più di quanto viene invece esplicitamente detto. Sentimenti come la gelosia, il rancore, la rabbia vengono portati in scena non più con evidenti dichiarazioni, bensì con sguardi nascosti e veloci che intercorrono tra un personaggio e l’altro, lasciando intendere forse qualcosa di più rispetto a quello che realmente sono.
L’episodio si caratterizza per essere il primo della serie senza alcun tipo di flashback. O meglio, privo di flashback dovuti alla non lucidità di Camille: la consueta bottiglietta di alcool, infatti, viene mostrata vuota all’inizio dell’episodio e tale rimarrà per l’intera puntata.
Non manca però una buona dose di violenza visiva: Camille Preaker viene messa a nudo in tutta la sua fragilità quando, nel camerino del negozio sta cercando un vestito per la giornata, si ritrova costretta a mostrare sé ed il segno indelebile delle parole marchiate come uno stampo sulla propria pelle. Le reazioni di Amma ed Adora sono genuine e colpite da quello che hanno inferto, nei giorni precedenti, proprio a Camille con il loro modo di fare ed i loro atteggiamenti. Tuttavia per Adora questo cedimento è solamente momentaneo visto che non perde l’occasione, alcuni attimi dopo, di ribadire il suo ribrezzo e disgusto nei confronti della figlia. Questo atteggiamento passivo-aggressivo tra Adora e Camille continua a protrarsi senza una vera e propria soluzione all’orizzonte e c’è da capire in che modo e come riuscirà ad influire ulteriormente nella già precaria situazione di sanità mentale della giovane giornalista.
Camille si ritrova nella casa di vere e proprie serpi (coetanee incattivite dal tempo e dal rancore) pronte a pugnalarla alla minima svista. Ma la giovane pare aver già vissuto in passato situazioni simili e quindi parrebbe mostrarsi in grado di gestire il precario equilibrio di pace che sembra essersi creato tra lei e le altre “cagnette a cui aveva sottratto l’osso”.
“She’s delicate…a rare rose. But not without thorns.”
Del violento e crudo flashback con il quale si era concluso il precedente episodio non c’è nemmeno l’ombra: resta quindi da capire quanto delle visioni fin qui mostrate da Camille rappresentino il suo vero passato oppure una proiezione mentale verso altre persone di quanto da lei subito in giovane età. O, più in generale, del suo passato.
L’episodio si concentra quindi sulla festa, come detto, e sul sempre più sentimentale avvicinamento tra il detective del Kansas e Camille. Un elemento narrativo che a conti fatti risulta inutile sotto molteplici aspetti, ma che nel microcosmo di Sharp Objects risulta essere il fulcro dell’accrescimento caratteriale di Camille e quindi, indirettamente, un elemento che possa portarle pace (quindi sviluppi positivi) ed aria di cambiamento. Il suo effettivo funzionamento, tuttavia, risiede nelle tempistiche e fino a questo punto la serie HBO ha mostrato di volersi prendere i propri spazi senza guardare in faccia niente e nessuno. Ma siamo oltre la metà della stagione, quindi una minima accelerazione in vista del finale sarebbe auspicabile.
Ma così come ad Andy Dufresne anche allo spettatore rimane un’unica cosa alla quale affidarsi: la speranza. Ma la speranza è anche una cosa pericolosa, la speranza può far impazzire un uomo.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Ripe 1×04 | 0.93 milioni – 0.3 rating |
Closer 1×05 | 1.17 milioni – 0.3 rating |
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Conosciuto ai più come Aldo Raine detto L'Apache è vincitore del premio Oscar Luigi Scalfaro e più volte candidato al Golden Goal.
Avrebbe potuto cambiare il Mondo. Avrebbe potuto risollevare le sorti dell'umana stirpe. Avrebbe potuto risanare il debito pubblico. Ha preferito unirsi al team di RecenSerie per dar libero sfogo alle sue frustrazioni. L'unico uomo con la licenza polemica.