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Continua l’approfondimento delle vite familiari e personali dei nostri protagonisti in seguito alla nuova scelta di vita di Michael e Janet e, dopo quello tra Jason e il padre Donkey Doug, si passa qui ad esplorare due legami decisamente più problematici: quello tra Eleonor e sua madre e quello tra Tahani e sua sorella Kamilah. Nel primo dei due episodi che andremo ad esaminare, abbiamo una semplice progressione spalmata su due storyline, Eleonor e Michal a casa di Donna da una parte, Chidi e Tahani alla mostra di Kamilah dall’altra, che procedono in concomitanza portando, sostanzialmente, al medesimo risultato: la riappacificazione delle rispettive coppie di personaggi.
Attraverso il consueto umorismo, ben calibrato e mai esasperato, The Good Place mette in scena uno degli episodi più lineari visti finora, caratterizzato dalla classica struttura in crescendo che vede i protagonisti inizialmente in una situazione di tipo conflittuale con i rispettivi parenti che terminerà infine con la suddetta riappacificazione: da una parte Eleonor vede negli occhi di sua madre, in fuga e sotto mentite spoglie, una felicità che lei stessa sogna di raggiungere, nonostante la corazza da dura che la protagonista cerca di sfoggiare in qualsiasi situazione; dall’altra Tahani capisce, forse con colpevole ritardo, che la rivalità tra sorelle che ha segnato in modo irreparabile la sua vita, altro non è che il prodotto di un comportamento malsano dei genitori, ego-maniaci da manuale e anche un po’ sadici nell’impostazione delle sfide lanciate alle figlie in tenera età.
In The Good Place, e questo episodio in particolare tra i due che stiamo esaminando ne è la prova, può contare su una caratteristica davvero rara all’interno del panorama comedy contemporaneo: l’ironia non diventa mai nemica dei nostri protagonisti, i quali non vengono solamente sfruttati per mandare avanti la “commedia”, bensì hanno il compito più arduo di rappresentare, sempre in maniera estrema ed esagerata come si confà ad una serie di questo tipo, l’essere umano medio, con le sue ansie e paure, gioie e frustrazioni.
Talvolta gli autori sembrano calcare un po’ troppo la mano, magari con la continua riproposizione di alcune dinamiche oramai ritrite, una fra tutte l’indecisione cronica di Chidi che, a lungo andare, rischiano di stufare o peggio, innervosire, lo spettatore. Ma la costante ricerca del cliffhangerONE di fine episodio, fiore all’occhiello della serie fin dalla sua primissima messa in onda, aiuta a tenere alto l’interesse nonostante tutto.
Ed è proprio dalla rivelazione di fine episodio fatta da Michael ad Eleonor in merito al “ti amo” detto a Chidi durante una delle innumerevoli simulazioni che prende il via l’ottavo episodio, ancor più lineare del precedente. Episodio che, strutturato sulla progressione di un unico segmento narrativo, ha un forte retrogusto di spiegone, durante il quale ripercorriamo in breve la storia di Eleonor fin dalla sua prima apparizione nel finto good place, allo scopo di riflettere sull’importanza, anzi, sull’esistenza stessa, del libero arbitrio. La puntata, dopo un’apertura decisamente inaspettata con una Eleonor senza capelli e sdentata a causa degli effetti collaterali del trattamento per accedere ai ricordi pre-reset, procede in maniera abbastanza consueta, alternando flashback a momenti di riflessione presenti, fino al raggiungimento del culmine narrativo: Michael – salvo si tratti dell’ennesima perculata nei confronti del pubblico – sembra oramai essere la figura più motivata nel raggiungimento del suo obiettivo, tanto da arrivare a giustificare l’esistenza del libero arbitrio stesso semplicemente perché altrimenti tutto quanto avvenuto finora sarebbe stato completamente inutile. Una classica conclusione da film natalizio, si può pensare. E in effetti non si tratta di un pensiero troppo lontano dalla realtà dei fatti, se non fosse per il solito plot twist finale, che vede lo spietato Shawn alle prese con un portale che collegherebbe la Terra al Bad Place e che quindi, per l’ennesima volta, ribalterebbe completamente gli equilibri narrativi mantenuti fino a questo momento.
Attraverso il consueto umorismo, ben calibrato e mai esasperato, The Good Place mette in scena uno degli episodi più lineari visti finora, caratterizzato dalla classica struttura in crescendo che vede i protagonisti inizialmente in una situazione di tipo conflittuale con i rispettivi parenti che terminerà infine con la suddetta riappacificazione: da una parte Eleonor vede negli occhi di sua madre, in fuga e sotto mentite spoglie, una felicità che lei stessa sogna di raggiungere, nonostante la corazza da dura che la protagonista cerca di sfoggiare in qualsiasi situazione; dall’altra Tahani capisce, forse con colpevole ritardo, che la rivalità tra sorelle che ha segnato in modo irreparabile la sua vita, altro non è che il prodotto di un comportamento malsano dei genitori, ego-maniaci da manuale e anche un po’ sadici nell’impostazione delle sfide lanciate alle figlie in tenera età.
In The Good Place, e questo episodio in particolare tra i due che stiamo esaminando ne è la prova, può contare su una caratteristica davvero rara all’interno del panorama comedy contemporaneo: l’ironia non diventa mai nemica dei nostri protagonisti, i quali non vengono solamente sfruttati per mandare avanti la “commedia”, bensì hanno il compito più arduo di rappresentare, sempre in maniera estrema ed esagerata come si confà ad una serie di questo tipo, l’essere umano medio, con le sue ansie e paure, gioie e frustrazioni.
Talvolta gli autori sembrano calcare un po’ troppo la mano, magari con la continua riproposizione di alcune dinamiche oramai ritrite, una fra tutte l’indecisione cronica di Chidi che, a lungo andare, rischiano di stufare o peggio, innervosire, lo spettatore. Ma la costante ricerca del cliffhangerONE di fine episodio, fiore all’occhiello della serie fin dalla sua primissima messa in onda, aiuta a tenere alto l’interesse nonostante tutto.
Ed è proprio dalla rivelazione di fine episodio fatta da Michael ad Eleonor in merito al “ti amo” detto a Chidi durante una delle innumerevoli simulazioni che prende il via l’ottavo episodio, ancor più lineare del precedente. Episodio che, strutturato sulla progressione di un unico segmento narrativo, ha un forte retrogusto di spiegone, durante il quale ripercorriamo in breve la storia di Eleonor fin dalla sua prima apparizione nel finto good place, allo scopo di riflettere sull’importanza, anzi, sull’esistenza stessa, del libero arbitrio. La puntata, dopo un’apertura decisamente inaspettata con una Eleonor senza capelli e sdentata a causa degli effetti collaterali del trattamento per accedere ai ricordi pre-reset, procede in maniera abbastanza consueta, alternando flashback a momenti di riflessione presenti, fino al raggiungimento del culmine narrativo: Michael – salvo si tratti dell’ennesima perculata nei confronti del pubblico – sembra oramai essere la figura più motivata nel raggiungimento del suo obiettivo, tanto da arrivare a giustificare l’esistenza del libero arbitrio stesso semplicemente perché altrimenti tutto quanto avvenuto finora sarebbe stato completamente inutile. Una classica conclusione da film natalizio, si può pensare. E in effetti non si tratta di un pensiero troppo lontano dalla realtà dei fatti, se non fosse per il solito plot twist finale, che vede lo spietato Shawn alle prese con un portale che collegherebbe la Terra al Bad Place e che quindi, per l’ennesima volta, ribalterebbe completamente gli equilibri narrativi mantenuti fino a questo momento.
THUMBS UP | THUMBS DOWN |
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Anche questa volta ci limitiamo a ringraziare. Probabilmente ci sarà tempo per benedire nelle fasi finali di questa terza stagione, ma per ora, a maggior ragione in virtù della natura dell’ottavo episodio – con il suo retrogusto di spiegone – conserviamo il gradino più alto della nostra scala di giudizi per le prossime settimane.
The Ballad Of Donkey Doug 3×06 | 2.67 milioni – 0.8 rating |
A Fractured Inheritance 3×07 | 2.72 milioni – 0.8 rating |
The Worst Possible Use Of Free Will 3×08 | 2.77 milioni – 0.8 rating |
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Ventinovenne oramai da qualche anno, entra in Recenserie perché gli andava. Teledipendente cronico, giornalista freelance e pizzaiolo trapiantato in Scozia, ama definirsi con queste due parole: bello. Non ha ancora accettato il fatto che Scrubs sia finito e allora continua a guardarlo in loop da dieci anni.