Kidding 1×10 – Some DayTEMPO DI LETTURA 4 min

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“I listen.”

Chi scrive ha seguito con molta attenzione la carriera di Jim Carrey, sin dalla più tenera età. L’attore canadese ha dalla sua una costante che risiede nell’anticonvenzionalità dei suoi personaggi, pure in tipi di messa in scena radicalmente differenti. Se Ace Ventura è un pazzo animalista che si muove per lo più su territori demenziali (comunque si distingue dalla massa e dal mondo che lo circonda), il protagonista di The Truman Show è un uomo qualunque in un contesto totalmente apparecchiato per lui, quindi, anche in questo caso, mosca bianca all’interno di un contesto. Gli esempi sul tipo di scrittura che gira intorno a Jim Carrey potrebbero andare avanti per molto, ma il comune denominatore sarà sempre lo stesso: persona incompresa e incomprensibile per la massa.
Kidding in questo senso si è posta come una sintesi estrema, tesa molto di più verso il dramma che verso la commedia. Se è vero che la serie non ha granché di innovativo con gli standard degli ultimi anni (la categoria dramedy, termine indirizzato più verso la struttura di un episodio che verso un effettivo mix tra commedia e dramma, ha ormai moltissimi appartenenti), d’altra parte la divisione ad episodi e la caratterizzazione di Jeff Pickles rappresenta la summa della figura che Jim Carrey stesso ha sempre portato sullo schermo. Lo spensierato giullare in certi frangenti, la figura destinata ad entrare nel cuore degli spettatori ma che dietro nasconde una maschera di sofferenza, solitudine, disagio e anche un discreto squilibrio.
Se ci si fa caso, infatti, l’intero season finale ricorda una classica sequenza di una qualsiasi commedia con Jim Carrey protagonista. Vi è il momento di contrasto e rivelazione iniziale, ovvero nel discorso/confessione di fronte ad un enorme pubblico e di fronte alle televisioni. Segue il crollo di quanto costruito e l’annullamento dello status quo precedente con la chiusura e conseguente cancellazione dello show. Ma, come in ogni buona commedia che si rispetti, subentra un colpo di scena che riporta ordine e armonia. La fiabesca fila di bambini con il pupazzo sembra essere il lieto fine che il personaggio di Jeff ha tanto perseguito tramite una crescita interna personale, imparando finalmente a capire l’importanza di ascoltare. Poco importa se il suo stesso figlio non riesce a sorpassare la fila e torna a casa ad impiccare il pupazzo raffigurante il padre.
Ovviamente, la serie ha costruito uno sviluppo anche per i personaggi secondari e co-protagonisti, quindi l’impressione del lieto fine indiscusso è vagamente “annacquato”. Su tutte la questione del divorzio di Deirdre, con conseguente disagio per la figlia, ma soprattutto la crisi esistenziale di Will.
Dopo un’amorevole conversazione con la ex moglie (il divorzio o le crisi coniugali sono un classico di molte – attenzione – commedie interpretate da Jim Carrey: si pensi a Liar Liar) il percorso di crescita sembra ultimato, con una totale accettazione delle esigenze psicologiche del protagonista e il superamento delle difficoltà relazionali tra Jeff e le persone a lui vicine.
Ma le serie TV hanno evoluto di molto il concetto stesso di percorso narrativo. Non per forza da un punto A si arriva ad un punto B in maniera retta. E non per forza il punto B è così chiaro come lo si mostra. Lo squilibrio mentale di Jeff non era soltanto dovuto alla necessità di ascoltare ed essere ascoltato e il mondo a lui circostante non è costruito da maschere e burattini come Deirdre immagina. Di fronte alla riappacificazione finale con Peter, Jeff viene disturbato da un piccolo innocuo particolare: una canna. Lo si era visto in passato soffrire in silenzio di fronte alle abitudini del figlio, così come ci viene mostrato che aveva partecipato a spot contro le droghe. Ovviamente non poteva essere questa la causa scatenante del gesto finale, se non la rivelazione totale di uno squilibrio ben più profondo e meno controllabile. Esattamente come nel punto A di questa stagione si poteva, non solo sospettare, ma già asserire con una buona sicurezza.

 

THUMBS UP THUMBS DOWN
  • Il giapponese che urla Allah Akbar
  • Tutto
  • L’attesa per la seconda stagione

 

In questo autunno seriale poco ha spiccato come Kidding. C’è solo da sperare che Showtime non mandi tutto all’aria come ha saputo fare in altri promettenti frangenti.

 

Lt. Pickles 1×09 0.15 milioni – 0.1 rating
Some Day 1×10 0.22 milioni – 0.1 rating

 

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Approda in RecenSerie nel tardo 2013 per giustificare la visione di uno spropositato numero di (inutili) serie iniziate a seguire senza criterio. Alla fine il motivo per cui recensisce è solo una sorta di mania del controllo. Continua a chiedersi se quando avrà una famiglia continuerà a occuparsi di questa pratica. Continua a chiedersi se avrà mai una famiglia occupandosi di questa pratica.
Gli piace Doctor Who.

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